Regionali, i centristi a Catania per definire il futuro «Con il Pd, ma senza Crocetta. M5s? Hanno deluso»

Un’assemblea per discutere del futuro, un futuro che in Sicilia ha un orizzonte di tre mesi e mezzo. Tanto infatti separa l’Isola dal voto per le regionali. I centristi siciliani si danno appuntamento questo pomeriggio all’Hotel Excelsior di Catania e per l’occasione da Roma arriverà anche Pier Ferdinando Casini che, insieme a Gianpiero D’Alia, ha fondato i Centristi per l’Italia. La formazione – nata dopo le scissioni interne all’Udc legate in particolar modo alle diverse posizioni sul referendum costituzionale dello scorso anno – oggi discuterà della strada da prendere in vista del prossimo appuntamento elettorale siciliano che a sua volta precederà le politiche della prossima primavera. 

Le scelte, in tal senso, non potranno prescindere dalla valutazione di ciò che la politica regionale ha offerto in questi cinque anni. Un lustro targato Rosario Crocetta, con i moderati protagonisti dei quattro governi che si sono avvicendati, fino a poche settimane fa quando hanno annunciato l’uscita dall’esecutivo con tanto di bocciatura definitiva per il presidente della Regione. La mossa da molti è stata interpretata come una manovra per abbandonare la nave in tempo utile così da ripresentarsi agli elettori come alternativa e soluzione. Un po’ come era già avvenuto in passato con la fine dell’esperienza da governatore di Raffaele Lombardo.

A non pensarla così è Adriano Frinchi, segretario regionale del partito. «Mi stupisco nel vedere queste interpretazioni – dichiara a MeridioNews -. In ogni democrazia occidentale è naturale tirare le somme alla fine. Il nostro non è stato opportunismo, anzi siamo andati incontro al Partito democratico che ci aveva chiesto di rimanere nel governo fino alla Finanziaria e alle amministrative». A fine esperienza la bilancia ha finito per pendere più sullo scontento. «Ci sono state luci e ombre – continua il segretario per i Centristi per la Sicilia -. Tra le luci indico il risanamento delle Finanze grazie anche alla collaborazione del governo nazionale, mentre i problemi sono stati legati soprattutto a un certo protagonismo di Crocetta, che ha portato a scelte alquanto discutibili».

E dalla presa di distanza dal presidente del governo con tutta probabilità ripartirà il cammino dei moderati, nonostante cinque anni fa furono proprio loro a mettere in campo con decisione il nome dell’ex sindaco di Gela. «Nel 2012 decidemmo di interrompere l’inerzia del Pd che sembrava aver deciso di non decidere – replica Frinchi -. All’epoca Crocetta era un eurodeputato, non una figura qualunque. Oggi però – aggiunge – c’è la necessità di proporre un segno di discontinuità e discontinuità non significa negare ciò che è stato fatto, ma prendere coscienza di ciò che è stato per superarlo». Richiesta che in tal senso è arrivata da Leoluca Orlando, pronto a lanciare la Lista dei territori, ma che non avrebbe avuto proprio nel Pd una risposta precisa: «Con il sindaco di Palermo ci siamo confrontati ed entrambi pensiamo che i dem dovrebbero ufficializzare la volontà di non proseguire con Crocetta. Lo hanno fatto tra le righe? Una forma di rispetto anche nei confronti dello stesso presidente richiederebbe un chiarimento più netto».

Messo da parte Crocettta, che dal canto suo si è detto pronto a ricandidarsi, per il centrosinistra c’è la necessità di trovare un nome. E di farlo presto. «Entro agosto bisogna trovare una soluzione», ammette Frinchi. Eppure un nome condiviso era stato trovato nel presidente del Senato Pietro Grasso, che però ha declinato l’invito nonostante negli scorsi giorni un nuovo tentativo sia stato fatto con una petizione. «Da subito abbiamo sposato questa ipotesi, ma Grasso ha chiarito di volere continuare a Palazzo Madama e non sarebbe giusto tirarlo per la giacca», commenta.

In queste settimane, però, i moderati si sono guardati attorno. E se il centrosinistra «rimane il primo interlocutore», la porta al centrodestra non è chiusa. Almeno ufficialmente. «Ragioniamo sui programmi, in un’epoca che è post-ideologica – sottolinea il segretario -. Anche perché i problemi della Sicilia, come la povertà e l’occupazione, non sono né di destra né di sinistra». 

Nonostante lo sguardo puntato sui prossimi mesi, è inevitabile dare una valutazione su quanto fatto dai centristi in questi anni. Periodo contrassegnato dalla possibilità di avere in giunta diversi assessori. «L’operato di Pistorio lo giudica molto buono, se pensiamo che è con lui che sono stati chiusi i vari patti per le città metropolitane che porteranno in Sicilia importanti risorse», dichiara Frinchi. Che poi evita di entrare sulla querelle nata con Crocetta sulle frasi dai rimandi omofobi pronunciate dall’ex assessore alle Infrastrutture. «In questo Paese c’è la cattiva abitudine di divulgare intercettazioni che non hanno rilevanza ai fini investigativi», taglia corto il segretario. L’indagine a cui fa riferimento è quella riguardante il presunto giro di corruzione realizzato dai Morace, proprietari della compagnia di navigazione Liberty Lines. Con l’inchiesta che ha portato all’arresto di Giuseppe Montalto, il segretario particolare di Pistorio. «Lui per primo si è rammaricato di essersi fidato di una persona che non credeva potesse avere questo genere di comportamenti», è il commento di Frinchi.

Voto positivo anche per Gianluca Miccichè, l’ex assessore alla Famiglia dimessosi dopo la polemica nata sulle risorse per i disabili e il mancato ricevimento dei fratelli Pellegrino. «Quella storia ha fatto emergere chiaramente come il problema fosse del governo in sé e non del singolo assessorato», replica Frinchi. Che assolve Miccichè anche per quanto riguarda le difficoltà registrate nella gestione del piano Garanzia Giovani. «Per quanto un assessore abbia responsabilità di indirizzo politico – spiega il segretario dei centristi – a entrare in gioco è stata anche la burocrazia, con gli uffici che hanno gestito le risorse in modo non ottimale». A non ricevere la sufficienza, per la scelta di rimanere in giunta, è Carmencita Mangano, colei che ha preso il posto di Miccichè: «Da quel momento non abbiamo più rapporti, evidentemente si riconosce in Crocetta».

Le elezioni di novembre saranno anche le prime regionali da quando Totò Cuffaro è tornato in libertà, dopo la condanna a favoreggiamento aggravato alla mafia. Una presenza che, nonostante gli annunci di ritiro dall’attività politica, potrebbe avere effetti sulla campagna elettorale moderata. Possibilità che però Frinchi – alla luce anche della vicinanza di Cuffaro a Saverio Romano, a sua volta rimasto legato all’Udc di Cesa – non sembra volere prendere in considerazione: «Cuffarò è un uomo libero, ma detto questo non so cosa faccia. Non mi occupo di lui», conclude il segretario del partito che punta a tornare nuovamente ago della bilancia della politica siciliana. 


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