Cultura: si spendono 20 euro per ogni palermitano Nessuno meglio della Capitale, ma la strada è lunga

Nessuno in Italia come Palermo. La prossima capitale nazionale della Cultura è anche la città che ha fatto il balzo più in avanti nella spesa nel campo, rimpinguando i capitoli di bilancio inerenti alle attività e ai beni culturali. Secondo il report pubblicato da Openpolis, dal 2010 al 2014 le spese per la cultura a Palermo sono aumentate dell’81,1 per cento contro l’80 per cento della seconda: Firenze. Dietro il vuoto: la terza, Bari, è lontana anni luce con il suo 25 per cento. La quinta, Trieste, ha avuto un incremento della spesa che non supera il 6,4 per cento. Un risultato sicuramente significativo, specie alla luce del fatto che gli ultimi due anni non sono stati da meno e autorizzano a pensare che la cifra possa essere ulteriormente salita, tanto di giungere così alla tanto attesa nomina di capitale nel 2018, complice probabilmente i tagli netti a cui sono stati sottoposti gli enti locali negli ultimi anni.

Ma se da una parte il dato lascia ottimisti per il lavoro svolto dall’amministrazione comunale, dall’altra la spesa totale per numero di abitanti resta ancora bassa. Palermo infatti è ferma al tredicesimo posto sulla classifica nazionale con i suoi 20,23 euro pro capite, dietro anche ai cugini-rivali di Catania che, seppure si trovino al quarto posto nella graduatoria dell’incremento, superano il capoluogo quanto a spesa pro capite grazie a 21,27 euro che valgono al capoluogo etneo l’undicesimo posto. Alla prima posizione si trova Firenze, dove per ogni cittadino sono spesi 162,3 euro. «È un importante riconoscimento che rende giustizia al lavoro svolto finora» aveva detto l’assessore al ramo Andrea Cusumano dopo la notizia della nomina giunta da Roma. «Abbiamo vinto tutti, perché siamo stati capaci ognuno per il proprio impegno a narrare le bellezze dei nostri territori», gli aveva fatto eco il sindaco Leoluca Orlando, che aveva anche aggiunto come la città fosse diventata «Exciting, safe e not expensive: eccitante, sicura e non cara. Un tempo da noi venivano solo i giornalisti per le inchieste di mafia e a piazza Pretoria c’erano auto e proteste degli operai, oggi arrivano migliaia di turisti. E la nostra proposta al mondo è ben precisa: considerare la mobilità umana un diritto inviolabile. Noi siamo per abolire il permesso di soggiorno».

E la cultura è il tema che continuerà a ricorrere «dal momento della candidatura a quello della vittoria e non solo» per usare ancora le parole di Cusumano. A partire dal prossimo anno infatti «Palermo ospiterà Manifesta, la più grande biennale di arte contemporanea itinerante d’Europa». E  per in ogni caso saranno «parecchie le iniziative culturali in programma». Un motivo in più per credere in un ulteriore incremento delle cifre nel periodo ancora non finito tra quelli rilevati dalle statistiche. Importantissimo in questa scalata è stato il ruolo dei Cantieri culturali alla Zisa: il fatto che Palermo abbia potuto avere la propria personale cittadella della Cultura, e che non passa mese senza che vi si svolgano eventi o manifestazioni, è uno degli indicatori più positivi. Positivo come il gran lavoro svolto negli ultimi mesi dalla Fondazione teatro Massimo, che ha portato più volte, grazie alle iniziative svolte, il teatro più grande della Sicilia alla ribalta sulle cronache nazionali. D’altra parte la cattiva gestione della macchina dell’accoglienza nei confronti del turista, con gli info-point a mezzo servizio e chiusi nei week end oltre che la risoluzione non proprio tempestiva di criticità importanti come quella della crisi del teatro Biondo Stabile, non hanno fatto che minare il castello di certezze costruito dall’Amministrazione. Starà al prossimo sindaco, dunque, continuare sul solco di quanto di buono fatto finora, tentando di risolvere quanto prima le criticità entro un 2018 che sarà per Palermo l’anno della cultura, una prova impegnativa e senza possibilità di appello che non bisogna sprecare.


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