Un gruppo di indipendentisti piemontesi ha diffuso una serie di notizie sulla collaborazione tra l'istituzione museale e l'amministrazione etnea. Così la struttura ha inoltrato una smentita. In cui si nega la sottoscrizione di qualunque documento, al contrario di quanto affermato dall'ufficio stampa catanese
Museo Egizio, fondazione di Torino smentisce Comune «Non è stato firmato alcun accordo, è stato un errore»
«Ecco da dove nasce tutto, forse dal comunicato ufficiale del Comune. Allora dev’esserci stato un errore». Alla fondazione Museo egizio di Torino sono stati costretti, oggi, a usare il sito internet della struttura per precisare che ancora l’accordo con il Comune di Catania è in alto mare. Sabato mattina, di fronte all’edificio nel capoluogo piemontese, un comitato di cittadini indipendentisti torinesi ha inscenato una protesta. Parlando addirittura di 17mila reperti che sarebbero stati inviati all’ombra dell’Etna per arricchire il patrimonio che dovrebbe essere ospitato nel Convento di via Crociferi. Un’informazione del tutto priva di fondamento, dovuta alla «crescente circolazione di notizie costruite sulla base di fonti non ufficiali», scrive la fondazione. Tra le notizie in questione ci sarebbe anche quella della firma di un accordo tra Palazzo degli elefanti, il Museo e la soprintendenza ai Beni archeologici della Regione Piemonte. Solo che a diffonderla non sono state le citate «fonti non ufficiali», bensì l’ufficio stampa dell’amministrazione catanese. E a confermarla era stato lo stesso assessore alla Cultura Orazio Licandro.
«Nessun accordo è stato ancora firmato e sono tuttora in corso le opportune valutazioni di fattibilità del progetto al fine di produrre una bozza di accordo condivisa e definita dagli uffici legali dei tre enti coinvolti», precisa sul sito ufficiale la fondazione torinese. Aggiungendo che «la selezione dei reperti egizi di età ellenistica destinati alla città etnea non sarebbe superiore ai 300 pezzi, scelti fra i materiali custoditi nei depositi e non destinati, né ora né in futuro, all’esposizione permanente del Museo Egizio». La notizia della sottoscrizione dell’accordo è del 31 gennaio 2017, e arrivava a poco più di un anno di distanza dall’annuncio dell’avvio di un’interlocuzione con l’istituzione museale. Quel giorno una nota dell’amministrazione titolava: «Museo egizio, firmato a Torino l’accordo per la sezione di Catania». Solo che in quella data, in Piemonte, non sarebbe stato firmato nulla.
Un appuntamento – testimoniato dalla fotografia inviata da un indirizzo email dell’amministrazione – che c’è stato, ma che non ha portato a nessuna conclusione. A confermarlo a MeridioNews sono fonti interne alla fondazione Museo egizio, smentendo categoricamente la firma di qualunque documento. Si sarebbe trattato solo di un appuntamento preliminare, uno dei tanti che si sono susseguiti nell’ultimo anno e che puntano a comprendere se e come i reperti dell’Egizio possano arrivare a Catania. Anche quella di un primo atto di collaborazione che consisterebbe nel trasferimento di una mostra da Torino a Catania – annuncio fatto da Licandro a questa testata – sarebbe in realtà solo un’idea. L’esposizione in questione s’intitola Missione Egitto 1903-1920 e racconta l’avventura della Missione archeologica italiana diretta dall’egittologo Ernesto Schiaparelli, al termine della quale il Museo egizio portò a casa circa 30mila manufatti.
La mostra aprirà i battenti in via Accademia delle scienze l’11 marzo e leverà le tende il 10 settembre 2017. Solo a quel punto potrebbe essere portata nel Convento dei Crociferi. Ma rimarebbe, anche questa, una proposta formulata e non ancora approvata. Che dovrà necessariamente passare da una serie di valutazioni. «Si tratta del primo caso italiano di collaborazione fra un grande museo internazionale e una città che punta sulla valorizzazione dei beni culturali come volano di sviluppo e di cambiamento», dichiarava nel comunicato stampa di fine gennaio il sindaco Enzo Bianco. La collaborazione non è stata ancora chiusa anche se il ministero per i Beni e le attività culturali la guardi con un certo favore.