Enti pubblici, l’analisi della Corte dei conti Male Camera commercio, meglio Università

Dopo una fase espansiva apparentemente interminabile, non sempre contraddistinta da criteri di utilità ed efficienza, gli enti pubblici sono entrati nell’epoca del contenimento dei costi, delle dismissioni, degli accorpamenti. Della riorganizzazione. Tra le norme che impongono una severa dieta economica alle articolazioni dello Stato c’è la legge di stabilità 2015. Un provvedimento che, tra le altre cose, ha reso obbligatoria la redazione – entro il 31 marzo 2015 – di un piano operativo di razionalizzazione delle società e delle partecipazioni societarie possedute, in maniera diretta o indiretta, da Camere di commercio, Università e Autorità portuali

Un piano concreto, non un riassunto di buoni propositi. Sulla scorta di criteri precisi: per esempio l’eliminazione delle società e delle partecipazioni non indispensabili al perseguimento degli obiettivi istituzionali, la soppressione delle società composte da soli amministratori o con un numero di amministratori più alto di quello dei dipendenti, o ancora la cancellazione di società doppione o l’aggregazione delle medesime, fino alla riorganizzazione ed al contenimento dei costi degli organismi dirigenti. La verifica dei piani suddetti è affidata alle sezioni di controllo della Corte dei conti. MeridioNews è in possesso dell’indagine effettuata dai giudici contabili siciliani. E se le partecipazioni societarie in capo alle Autorità portuali sono trascurabili, non può dirsi altrettanto per le Camere di commercio e le Università. Diamo uno sguardo alla situazione catanese

Camera di commercio di Catania. Nelle 71 pagine del documento di verifica, il magistrato relatore Giovanni Di Pietro raggiunge raramente un grado di severità più elevato rispetto al caso qui in esame. La Camera di commercio di Catania possiede 30 partecipazioni, societarie e non societarie. Il piano prevede la dismissione di 11: nel dettaglio, sette società, due associazioni non riconosciute, un consorzio e un ente pubblico regionale. Lo stesso piano e l’allegato, tuttavia, non contengono alcuna notizia sulle partecipazioni indirette, forniscono «poche e non esaurienti informazioni» in merito a società e enti partecipati, non chiariscono la natura giuridica di alcune partecipazioni. Inoltre è assente l’analisi del rapporto tra il numero degli amministratori e quello dei dipendenti; non sono previsti processi di aggregazione o fusione. Infine, manca un piano di contenimento dei costi e i documenti sono «assolutamente carenti di tutti i dati contabili». All’udienza pubblica convocata dalla Corte dei conti il 13 dicembre 2016, i vertici dell’ente catanese hanno però elencato le partecipazioni indirette e rimandato a dopo la ricostituzione degli organi societari una più approfondita analisi della situazione. Si vedrà. 

Università di Catania. Qui, al netto di alcune riserve, il quadro complessivo è migliore. L’ateneo di Catania è titolare di 15 partecipazioni societarie, segnatamente: tre start-up o spin-off, cinque centri di competenza tecnologica, cinque distretti tecnologici e due società per azioni già in via di liquidazione. Il piano operativo definisce «indispensabili» le partecipazioni in start-up, spin-off e distretti tecnologici, per il ruolo strategico che rivestono nell’avvicinare l’istituzione accademica al mondo delle imprese e al settore dell’innovazione tecnologica. «Non indispensabili» sarebbero al contrario le quote nei centri di competenza tecnologica, sebbene il piano suggerisca prudenza nella valutazione della convenienza dell’eventuale dismissione. La sezione di controllo della Corte dei conti non fa mancare qualche rilievo critico: in primis ritiene necessario un maggiore approfondimento in merito ai costi di alcune partecipazioni, anche «in relazione ai risultati negativi contabilizzati negli ultimi bilanci», e alla possibilità di contemperare in modo più attento costi e benefici di ogni singola partecipazione societaria. La relazione è giunta in ritardo rispetto alla scadenza fissata dalle legge. Ma i risconti positivi sono preponderanti. In particolare sul piano della trasparenza. La Corte apprezza il suggerimento di recedere da un centro di competenza tecnologica che non ha comunicato i dati sul patrimonio netto e i risultati contabili degli ultimi esercizi finanziari. Il piano operativo di riduzione del numero e dei compensi degli amministratori presenta un cronoprogramma piuttosto dettagliato. Infine, piano e relazione tecnica sono stati correttamente pubblicati sul sito web dell’ateneo. 


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