Sant’Agata, tutti i costi per la festa dei catanesi  «Prospetto spese è pubblico per la prima volta»

Per moltissimi anni la tre giorni dedicata alla santa patrona etnea è stata gestita in modo più o meno opaco dai diversi enti coinvolti nell’organizzazione. Prima di tutto, ovviamente, il Comune di Catania da un lato e, dall’altro, la curia arcivescovile che, ogni anno, hanno dovuto coprire i costi – non proprio esigui – della terza festa della cristianità nel mondo. Un vero e proprio tesoretto che serve per coprire un lungo elenco di spese come i fuochi pirotecnici, l’illuminazione delle strade, i fondi per le candelore, i compensi per i trasportatori. Ma non solo. Dall’anno scorso, dopo le inchieste giudiziarie che hanno gettato l’ombra di Cosa nostra sulla manifestazione religiosa, l’amministrazione si è dotata di un comitato ad hoc, proprio per coordinare le attività e gestire le uscite. In nome della trasparenza e della legalità.

L’ente è presieduto da Francesco Marano, consulente del sindaco Enzo Bianco e dirigente del Partito democratico, ma è composto da altre sei persone, espressione di entrambe le istituzioni, religiosa e politica. E, in particolar modo, da Giuseppe Barletta, avvocato della curia, Roberto Giordano, Carlo Zimbone, Domenico PercollaFilippo Donzuso e Maria Teresa Di Blasi. Nonostante la composizione però, l’organismo non dipende formalmente dagli enti che ne esprimono i membri, avendo piena autonomia amministrativa. «Entrambe le istituzioni sono nel comitato come soci promotori – spiega Francesco Marano a MeridioNews –  Ma quest’ultimo è totalmente indipendente. Il contributo più importante – continua il presidente – viene dato dal Comune ma riceviamo anche offerte e donazioni come, per esempio, quella dell’Azienda metropolitana trasporti che durante la passata edizione ha dato 15mila euro».

Una piccola cifra che, per la prima volta nella storia delle festività agatine, è consultabile insieme a tutte le altre all’interno del rendiconto delle spese del 2016. Una fotografia di quanto già speso, presumibilmente identica a quella di quest’anno, che però lascia aperti alcuni quesiti sull’assegnazione dei servizi e su ulteriori spese non considerate. Un totale di 429.997 euro in cui a esser centrali sono le somme impiegate per i fuochi d’articio, 157.258 euro, i contributi alle dodici associazioni che gestiscono le candelore, 94.250 euro, i compensi per i dipendenti comunali, 56.220 euro, e l’illuminazione e l’amplificazione del percorso, 44.998 euro. A cui si aggiungono 6.164 euro per musica, bande e Siae, 5.969,06 per la manutenzione e le batterie del fercolo e dei cerei, 9.723 di polizza assicurativa per Rc e infortuni verso terzi, 4.965 per le manifestazioni sportive, altri novemila per i fuochi nella rimessa Amt e diecimila per manifestazioni culturali nella badia di Sant’Agata e nel museo diocesano. E 19mila euro totali per l’irpef dei dipendenti comunali e dei lavoratori occasionali. 

L’intera spesa, nonostante la doppia composizione del comitato, è totalmente a carico del Comune di Catania. «La curia non contribuisce all’organizzazione della festa – spiega Marano – avrà le sue spese per le questioni interne, la security della cattedrale, e per le funzioni religiose. Credo che questo sia normale in tutte le feste patronali delle altre città». A questa cifra però, come scrive per primo Matteo Iannitti di Catania Bene Comune, si aggiungono altri 75 mila euro di spese straordinarie, sempre a carico dell’amministrazione del capoluogo etneo. 

Il leader del movimento politico ha inoltre sottolineato «l’iniquità dell’esclusione della Chiesa dalle spese», dopo aver fatto domanda di accesso agli atti per conoscere nel dettaglio i singoli capitoli di denaro. Richiesta che però, inizialmente,è stata inizialmente respinta dalla segretaria generale del Comune, Antonella Liotta, ma che tuttavia viene in seguito accolta proprio dal presidente del comitato, Francesco Marano. Iannitti solleva inoltre un quesito riguardo una spesa che, nonostante la trasparenza, non è presente nel prospetto presentato dal comitato. «Chi si occupa dello smaltimento della cera e perché non si sa quanto si paga?». A rispondere è lo stesso presidente del comitato che afferma: «Se ne occupa la cattedrale, tramite un bando che fanno loro, annuale o pluriennale – conclude – So che c’è una ditta, che è controllata dalla guardia di finanza, ma non ricordo il nome».


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