Due delle dipendenti dell'Opera pia istituto Regina Elena e Vittorio Emanuele II, questa mattina, hanno inscenato una protesta per sensibilizzare le istituzioni su un problema che va avanti da tempo. «Non riusciamo più a vivere così», denunciano. Intanto a giugno il Tar si dovrà pronunciare sul futuro della struttura. Guarda le foto
Castellammare, lavoratrici ipab si incatenano al Comune «Senza stipendi da sette anni, dove sono nostri diritti?»
Questa mattina due delle sette lavoratrici dell’ipab Opera pia istituto Regina Elena e Vittorio Emanuele II di Castellammare del Golfo hanno protestato incatenandosi sotto Palazzo Crociferi, sede del Comune. Una protesta simbolica, ma forte nei contenuti. L’assurda storia delle lavoratrici va avanti da sette anni. Da allora Vincenza, Maria, Santina, Angela, Liboria, Agata e Rosa continuano a lavorare per l’ente non percependo lo stipendio e attualmente, paradossalmente, non svolgendo più nessuna mansione. Da quando l’istituto ha cessato la sua attività, i dipendenti ogni mattina si ritrovano a non fare niente.
Liboria e Maria, con il sostengo delle altre colleghe, oggi si sono incatenate chiedendo a gran voce risposte immediate: «Siamo arrivate a questa situazione per le cattive gestioni dell’ente susseguitesi negli anni. Fino ad oggi sappiamo poco sul nostro futuro. Siamo qui per lanciare un messaggio al sindaco Coppola e al presidente della Regione Crocetta», dichiarano. In mattinata hanno ricevuto la chiamata del commissario della struttura Vincenzo Reitano.
L’ipab è stato estinto lo scorso anno, ma la decisione è stata sospesa dal Tar lo scorso settembre, che ha accolto la richiesta del Comune. La decisione finale però è solo rimandata in attesa della decisione dello stesso Tribunale amministrativo prevista per giugno. Intanto per le lavoratrici niente stipendio e nessuna risposta certa sul loro futuro. «È andata meglio a due dei nostri ex colleghi che sono stati assunti con contratti a termine – spiegano -. Noi invece siamo stati trattati come lavoratrici di serie B». I due dipendenti a cui fanno riferimento infatti oggi lavorano per il Comune. «Ci chiediamo perché loro sì e noi no», continuano. Ma come si fa a lavorare e a vivere senza stipendio da sette anni? «Non ci riusciamo più – spiega Liboria -. Ho un mutuo e un figlio che studia all’Università, viviamo con i risparmi di una vita». Per Maria invece «ormai si tratta di sopravvivere, è una situazione assurda che si protrae da troppo tempo. Noi chiediamo solo di lavorare e far valere i nostri diritti».
Negli anni l’Ipab ha avuto diverse gestioni, alcune finite sotto la lente d’ingrandimento della magistratura. Nel 2014 Francesca De Luca, nominata commissaria straordinaria, formula un’associazione temporanea di scopo con la cooperativa Letizia, gestita da Lorenzo La Rocca che, secondo gli investigatori, era «nelle disponibilità dell’ex deputato Norino Fratello», affidandogli la struttura per adibirla a centro di accoglienza per immigrati. La cooperativa successivamente è finita travolta da una bufera giudiziaria sul business dei migranti, chiudendo così definitivamente nel novembre del 2015.
Oggi la struttura è gestita da un altro commissario straordinario, Vincenzo Reitano. Che, raggiunto da MeridioNews, spiega così la situazione dell’ipab: «Le lavoratrici hanno ottenuto un acconto e percepito i contributi da novembre 2014 fino a ad agosto 2015. Ma gli stipendi sono effettivamente sospesi da sette anni. Oggi non posso dare nessun emolumento, ho la cassa bloccata perché la Regione mi ha bocciato il bilancio». Reitano aggiunge che sta facendo di tutto per «far anticipare la sentenza prevista per giugno, perché non posso continuare a tenere queste persone che di fatto non svolgono nessuna attività». Nell’attesa si stanno cercando soluzioni tampone. «Stiamo cercando delle convenzioni con l’Asp o con altri enti per trovare una soluzione definitiva per alcune di loro. Speriamo dopo le feste di riuscire a risolvere il problema. La legge è chiara, il Comune può fare tutti i ricorsi che vuole, ma ad oggi quelli coinvolti in situazioni analoghe hanno perso e sono stati costretti ad assumere i lavoratori».
Sulla questione è intervenuto anche il primo cittadino Nicolò Coppola. «Abbiamo il dovere di operare nel rispetto della legge e degli equilibri di bilancio. La situazione certamente è critica e noi non possiamo farci carico di questi debiti: stiamo cercando di valutare la soluzione migliore, senza però alimentare false speranze». Dal sindaco un appello alla Regione. «Il presidente Crocetta deve trovare una soluzione perché è inaccettabile che il Comune sia costretto a farsi carico di personale e debiti per due milioni di euro che in larga parte sono frutto di retribuzioni e contributi».