Gli attori, che per la maggior parte non sono professionisti, recitano interamente in dialetto siciliano. Il secondo episodio è stato realizzato grazie alla raccolta fondi e presto arriverà il terzo. Buono il riscontro fuori dall'Isola. Uno dei registi: «Paradossalmente un corto che racconta il capoluogo siciliano può interessare molto a chi a non vive qui»
MilzaMan, supereroe che usa come arma la meusa La webserie interamente finanziata col crowfunding
Milzaman è una webserie prodotta e diretta daLa Maladolescenza, un collettivo di giovani registi palermitani con il pallino per il cinema, i fumetti e i b-movies. Racconta in maniera grottesca e leggera, rifacendosi ai film trash culto della Troma, ai film di Ciprì e Maresco e al mondo dei supereroi, la Palermo contemporanea, con i suoi problemi e i suoi personaggi, tutto rigorosamente in dialetto e a suon di gag talvolta pecorecce, talvolta sottili e allusive.
Il protagonista, un venditore ambulante di pani ca meusa, scopre di avere acquisito abilità straordinarie e di poter utilizzare la milza a mo’ di arma contro i propri nemici, scagliandola dai polsi come Spiderman faceva con la ragnatela.
Nel 2015 è stato messo online il primo episodio di MilzaMan, totalmente autoprodotto, che ha riscosso un discreto successo a Palermo e fuori dall’isola. Tanto da convincere i registi a realizzare altre due puntate: «L’idea di Milzaman è venuta un po’ per scherzo a Gigi Mammana e Davide Ariali mentre bevevano una birra a Ballarò» spiega Vincenzo Campisi, terzo regista coinvolto nel progetto «Sei anni fa, non pensavamo che quell’idea avrebbe poi avuto un seguito. Abbiamo realizzato il primo episodio interamente di tasca nostra, senza poter pagare nessuno». E dopo aver suscitato l’attenzione mediatica della stampa locale, MilzaMan ha partecipato a vari festival dedicati a cortometraggi e webserie, aggiudicandosi i premi alla categoria cult-trash al Rome Web Awards lo scorso maggio.
«La serie è recitata in palermitano e chiunque non lo capisca deve ricorrere ai sottotitoli. Eppure quando abbiamo partecipato al Festival Intercomunale del Cinema Amatoriale a Brescia, abbiamo trovato un pubblico molto reattivo, che si spanciava dalle risate e seguiva MilzaMan con attenzione. Paradossalmente, un corto che racconta Palermo può interessare molto a chi a Palermo non ci vive. Della nostra città noi stilizziamo ed estremizziamo sia i difetti che la sua irrinunciabile originalità. Facciamo riferimento a fatti di mafia e a criminali realmente esistenti, ma anche all’immagine stereotipata del mafioso vecchio stampo che certamente oggi non esiste più. E alla critica sociale si accompagna un’immagine di Palermo piena di colori, in cui anche la cosa più negativa ha qualcosa di positivo. Ad esempio, i venditori di meusa abusivi. Certo, è giusto combattere l’illegalità, ma senza mai rinunciare all’identità locale. Per me sarebbe inammissibile una Palermo ‘pulita’ in cui i meusari vengono sostituiti dai fast food».
Dato l’entusiasmo con cui è stato accolto il primo episodio, i registi hanno quindi deciso di realizzare altre due puntate, avviando una campagna di crowdfunding che si è conclusa lo scorso luglio: «Il nostro Gigi è riuscito a trovare la giusta piattaforma per realizzare questo progetto», prosegue Vincenzo Campisi, «ideale per raccogliere cifre piccole in poco tempo. Su Eppela abbiamo raccolto poco più di tremila euro, inizialmente non ci speravamo nemmeno. Abbiamo promosso la campagna in maniera poco invasiva, cercando di farci pubblicità in modo simpatico attraverso la nostra pagina Facebook. Questi soldi sono stati utilizzati semplicemente per tappare i buchi: dare un minimo rimborso spese a tutta la troupe, riparare le strumentazioni che si rompono molto più spesso di quanto non si pensi, comprare la stoffa per i costumi. Non è avanzato nulla».
Quanto agli attori che hanno preso parte alla webserie, solo due di loro sono dei professionisti: «Quelle che compaiono in MilzaMan sono persone comuni, riprese in momenti di spontanea quotidianità. Non ci siamo dovuti inventare praticamente nulla. Proprio come in un documentario, seguendo il metodo di Ciprì e Maresco che a furia di guardare e riguardare ci è entrato dentro, abbiamo ripreso persone qualsiasi, anche perfetti sconosciuti, che non stavano recitando in quel momento!». Il secondo episodio è frutto del crowdfunding, intitolato “Pizzotto Connection”, è uscito a inizio dicembre, mentre il terzo episodio è già in fase di realizzazione: «Le riprese sono già state fatte e abbiamo appena iniziato a lavorare al montaggio. Ed essendo in tanti, è un’operazione che richiede molto tempo. Ma ne varrà la pena, nel prossimo episodio succederanno tantissime cose».