Nino Lombardo si trovava a bordo dell'imbarcazione della Caronte&Tourist. L'esperienza quasi ventennale gli ha fatto subito capire cosa stava succedendo. «Appena ho visto i miei colleghi senza maschera per terra in un locale chiuso ho capito che si trattava di intossicazione», racconta
Gli operai morti sulla nave, parla un superstite «Ne ho salvati due poi ho perso conoscenza»
Avvolto da una coperta, una flebo attaccata al braccio e con il volto profondamente scosso per quanto successo, Nino Lombardo, nostromo della nave Sansovino, è uno dei superstiti dell’incidente verificatosi ieri pomeriggio a bordo dell’imbarcazione della Caronte&Tourist, dove sono morti tre marittimi. Si trova ricoverato in osservazione all’ospedale Irccs Neurolesi-Piemonte, a poca distanza da Ferdinando Puccio, operaio di macchina di 38 anni che invece si trova in gravissime condizioni. Trentadue anni di esperienza a bordo delle navi e vari corsi di formazione gli hanno permesso di poter raccontare quello che è accaduto e soprattutto di salvare la vita a due suoi colleghi. «Lavoro sulle navi da quando ho 17 anni – spiega – quando mi hanno chiamato purtroppo erano già trascorsi minuti preziosi. Appena ho visto i miei colleghi senza maschera per terra in un locale chiuso ho capito che si trattava di intossicazione. L’avevo già vista. Sapevo cosa stava succedendo. Ho messo subito la maschera e sono andato a soccorre il giovanotto di macchina e poi il primo ufficiale di coperta. Appena ho tratto in salvo il secondo ho capito che l’ossigeno nella bombola era finito e sono crollato. Non ricordo più niente. Quando ho riaperto gli occhi ero qui in ospedale».
Dall’altro lato della città, davanti la camera mortuaria del Policlinico, i parenti di Gaetano D’Ambra, secondo ufficiale di coperta originario di Lipari, sono andati a piangere il loro caro. È arrivata la moglie sposata solo due anni fa, i genitori, i suoceri e i due fratelli. A rompere il muro del dolore è stato il suocero Antonino Natoli: «Gaetano non voleva più lavorare su quella nave. Non doveva stare là, non era suo compito. Si lamentava con noi, diceva che veniva trattato come fosse manovalanza». In attesa di sapere quando potranno riavere la salma e riportarla a Lipari per i funerali, i parenti del 29enne eoliano chiedono giustizia «vogliamo sapere perché si trovava sotto coperta – conclude l’uomo-. Chi gli ha dato l’ordine di fare un’ispezione in quei locali? Lui era ufficiale di coperta, non di macchina». Al Policlinico anche i parenti di Christian Micalizzi, 38 anni di Messina, primo ufficiale. Mentre la terza vittima, Santo Parisi, originario di Terrasini, operaio motorista, si trova all’obitorio del Papardo. È stato trasportato in elisoccorso, ma le sue condizioni erano troppo gravi.
Ieri pomeriggio il governatore Rosario Crocetta è andato a far visita a tutti i parenti delle vittime e dei feriti. «Non possiamo accettare che il lavoro serva per morire, serve per vivere». E al molo Norimberga dove è ormeggiata la nave ha gettato in acqua un corona di fiori in memoria dei tre marittimi.