A occuparsi dell'esame sono il medico legale Gian Luca Marella, l'infettivologo Antonio Volpi e il ginecologo Carlo Ticconi. Dovranno fare luce sulla morte di Valentina Milluzzo, morta al Cannizzaro il 16 ottobre scorso. Nel registro degli indagati ci sono dodici medici del nosocomio
Mamma e gemelli morti, iniziata l’autopsia Affidata a tre specialisti di Uni Tor Vergata
Dopo il rinvio della scorsa settimana è iniziata ufficialmente l’autopsia sul corpo di Valentina Milluzzo. La mamma, originaria di Palagonia, morta all’ospedale Cannizzaro di Catania insieme ai due gemelli che portava in grembo da cinque mesi. A lavoro ci sono tre esperti dell’università romana di Tor Vergata, nominati dalla procura di Catania guidata da Carmelo Zuccaro. Si tratta del medico legale Gian Luca Marella, dall’infettivologo Antonio Volpi e dal ginecologo Carlo Ticconi.
Al centro delle analisi ci sono le possibili cause che hanno portato al decesso della donna. Morta il
16 ottobre scorso dopo un ricovero iniziato a fine settembre. L’esame è stato disposto dagli uffici giudiziari etnei dopo l’apertura di un fascicolo per omicidio colposo, affidato al sostituto procuratore Fabio Saponara. Nel registro degli indagati ci sono iscritti 12 medici del nosocomio catanese. Per l’ospedale, stando a quando dichiarato al nostro giornale dal direttore generale Angelo Pellicanò, la morte di Milluzzo sarebbe da ricondurre a una «sepsi con crisi emorragica dovuta a un’infezione».
Negli scorsi giorni a lavoro ci sono stati anche gli ispettori nominati dal
ministero della Salute. La task force, guidata da Francesco Enrichens, ha escluso qualsiasi correlazione tra l’obiezione di coscienza, la morte della donna e quello dei due feti. Al centro della denuncia dei familiari, presentata dall’avvocato Salvatore Catania Milluzzo, c’è infatti il sospetto di «negligenza» da parte di chi ha avuto in cura la donna, dopo il ricovero iniziato il 29 settembre.
Secondo la relazione ministeriale la mamma di Palagonia è stata sottoposta «a
trattamento adeguato per le condizioni di rischio dal momento del ricovero» e non è stato evidenziano «alcun dato anomalo». I medici finiti indagati a loro volta hanno nominato dei consulenti. «Un atto dovuto per compiere atti irripetibili come l’autopsia», hanno spiegato dagli uffici giudiziari.