Allinterno dellateneo salentino cè un numeroso elenco di associazioni studentesche, quella che si occupa di informazione si chiama Libera frequenza ed è nata per affermare e tutelare i diritti degli studenti, il carattere pubblico e democratico dell'Università, la qualità della didattica e della ricerca di base
Visti da qui/2 A Lecce fioccano i progetti crossmediali
Format radiofonici, collaborazioni con i giornali locali, un sito web: l’associazione studentesca ‘Libera frequenza’ dell’università di Lecce si presenta per voce di un suo membro.
Paolo Aprile, cos’è “Libera Frequenza”?
«E’ un’associazione culturale senza fini di lucro, nata nel 2005 dall’operato di un gruppo di studenti dell’Università degli studi di Lecce, oggi Università del Salento».
Cosa si prefigge?
«Si impegna a divulgare la cultura universitaria e a intensificare la comunicazione tra studenti attraverso radio, televisione e rete internet. Non solo. E’ nata per affermare e tutelare i diritti degli studenti, il carattere pubblico e democratico dell’Università, la qualità della didattica e della ricerca di base e l’integrazione degli studenti».
La genesi?
«L’idea è partita da cinque ragazzi che poi sono diventati undici. Hanno formato una redazione giornalistica che ha dato vita a un format televisivo e radiofonico col nome di “Sottoesame”. Questo progetto a Lecce è diventato un esempio di cross-media realizzato da giovani».
Successivamente è nato il sito web “Testatealmuro.it”.
«Sì, è stato registrato nell’ottobre del 2007 sotto la direzione del giornalista Gabriele De Blasi, il quale coordina l’attività dei redattori (nel frattempo diventati quindici) che si alternano sulle pagine virtuali. La testata tratta un’informazione di ampio respiro, spaziando dalla cronaca locale, anche universitaria, all’attualità. Il titolo, poi, riassume la verve critica e ironica che abbiamo sempre avuto, puntualizzando sulle difficoltà dei giovani alle prese con il lavoro, gli ideali, la società degli adulti nei cui valori non sempre riescono a riconoscersi».
Quali sono le figure che guidano la vostra redazione?
«Due professionisti, Gabriele De Blasi e Loredana De Vitis. In più quelli di noi che hanno sviluppato più esperienza seguono e guidano i nuovi entrati, facendoli formare a loro volta».
Il vostro giornale universitario fonde iniziative interne all’Ateneo a quelle esterne. Com’è stato organizzato il vostro progetto?
«L’attività che prima si svolgeva all’interno dell’Ateneo adesso più che mai guarda all’esterno, focalizzandosi su specifiche iniziative: nel 2006 il progetto “Appello Straordinario”, un esperimento di media-crossing che ha portato una redazione interamente studentesca a gestire sedici uscite giornalistiche su un quotidiano locale, una pagina settimanale su La Gazzetta del Mezzogiorno – edizione di Lecce, ventiquattro dirette radiofoniche – due appuntamenti settimanali da 90′, su Radio Manbassa,, gruppo Mixer Media, e dodici puntate televisive (tra cui tre su TeleRama e tre su RTS). La collaborazione con il quotidiano è stata supervisionata dalla giornalista Loredana De Vitis. Nel 2008 abbiamo sperimentato il progetto “Sottesame”: un corso di scrittura giornalistica, al termine del quale gli studenti selezionati hanno costituito una redazione studentesca che ha rinnovato la collaborazione con La Gazzetta del Mezzogiorno».
Chi ha finanziato questi progetti?
«Entrambe le iniziative sono state finanziate dal Consiglio degli Studenti dell’Ateneo leccese».
Il vostro metodo di lavoro?
«In completa autonomia. I temi trattati vengono scelti in sede di riunione redazionale».
In che rapporto siete con chi si occupa di comunicazione istituzionale all’interno dell’Ateneo?
«Buono e costante. Come gli altri enti e uffici stampa ci mandano i loro comunicati. La nostra pubblicazione era ed è assolutamente libera, anche perché abbiamo sempre garantito il diritto di replica. Nessuna indicazione o restrizione anche se ogni tanto ostacola burocraticamente l’operato dei nostri redattori».
In che modo avrebbe ostacolato?
«Le difficoltà arrivano nel momento in cui dobbiamo intervistare un interno alla struttura accademica. Quasi sempre il potenziale intervistato vuole ricevere un’autorizzazione dall’amministrazione, che ovviamente viene fornita con puntuale ritardo. Niente che non si possa ovviare con un’adeguata organizzazione, ma si sa che pianificare le interviste con una decina di giorni di anticipo può essere difficoltoso, quando si cerca di stare sulla notizia».
Mondo accademico, città, mondo. Come dividete la vostra attenzione sui diversi temi?
«La nostra attività predilige temi esterni all’ambito universitario, anche perché alcuni redattori ora sono ex studenti sparpagliati per l’Italia. Preferiamo spaziare sui temi di primo piano e su cronaca e cultura, dando spesso risalto ad avvenimenti trascurati da altre testate, il tutto coordinandoci bene per evitare sovrapposizioni sullo stesso argomento».