Alla commemorazione per il 25esimo anniversario dell'uccisione dell'imprenditore che si era ribellato al pizzo c'erano anche loro, gli esercenti di via Maqueda che questo inverno hanno denunciato i propri aguzzini portando all'arresto di dieci persone. Sono stati accolti e ringraziati dai suoi figli: Alice e Davide
Libero Grassi, famiglia ringrazia commercianti bengalesi Avevano denunciato estorsioni dopo sparatoria a Ballarò
Stamattina alla commemorazione per il venticinquesimo anniversario dalla morte di Libero Grassi c’erano anche i commercianti bengalesi di via Maqueda che hanno denunciato i propri estorsori. In via Alfieri i figli del coraggioso imprenditore ucciso per mano mafiosa, Alice e Davide, hanno incontrato pubblicamente i commercianti e li hanno ringraziati. I dieci commercianti, lo scorso inverno, avevano trovato la forza di denunciare le vessazioni subite, la denuncia arrivò a seguito della sparatoria proprio nella centralissima via dove ad avere la peggio fu il giovane gambiano Joussupha. Lo scorso 23 maggio furono arrestate dieci persone fra gli esponenti di un gruppo criminale che fa capo alla famiglia Rubino. Un clan di giovanissimi che aveva seminato il terrore fra gli immigrati di via Maqueda.
«Diventa una testimonianza più chiara di mille parole l’esempio di decine di imprenditori che denunciano il pizzo e si oppongono al controllo mafioso dell’economia. Al fianco dei commercianti palermitani-bengalesi è stata costantemente, e lo sarà ancora, l’Amministrazione comunale, anche costituendosi parte civile nei processi nati dalle loro coraggiose denunce», ha dichiarato il Sindaco di Palermo Leoluca Orlando. «La conferma – ha proseguito Orlando – del cambiamento possibile di questa città rispetto ai terribili anni nei quali la mafia governava Palermo, lasciando nell’isolamento quanti, nel palazzo di giustizia, nella curia, nei palazzi della politica e dello Stato e nel mondo dell’imprenditoria, tentavano di contrastare l’egemonia politico-affaristico-mafiosa, divenendo bersaglio di uno Stato e di una città che aveva, come in pochi denunciavamo, il volto della mafia». «Sia chiaro: la mafia esiste ancora – ha concluso Orlando – ma grazie allo smantellamento di quel sistema politico-affaristico-mafioso, non governa più Palermo».
La parte bassa della via Maqueda, quella che porta dai quattro canti di città fino alla stazione centrale è stata dimenticata, i commercianti e i residenti della zona che, seppur centralissima, si sono sentiti abbandonati e trascurati, così questo inverno si sono riuniti e hanno dato vita ad un comitato cittadino che hanno chiamato Via Maqueda Città. L’intento è quello di rigenerare e ridare dignità a quel tratto di strada con interventi culturali e urbani. Il comitato nasce da una costola di un altro percorso cittadino e cioè l’assemblea di quartiere Sos Ballarò, questo inverno dopo il triste fatto di Joussupha commercianti e residenti di via Maqueda hanno incontrato alcuni esponenti di Sos Ballarò ed è cominciata la collaborazione tra le due realtà.
«Sosteniamo con forza i commercianti bengalesi che hanno coraggiosamente denunciato chi da troppo tempo gli chiedeva il pizzo – dice Massimo Castiglia dell’assemblea Sos Ballarò che ha fatto nascere anche il Comitato via Maqueda Città – abbiamo intrapreso un percorso con quel pezzo di città e cerchiamo di valorizzarla, abbiamo già realizzato alcuni eventi culturali, l’amministrazione ha dato l’ok per la semipedonalizzazione della strada, e piano piano stiamo cercando di portare l’attenzione su quel tratto di città per troppo tempo dimenticato. Questi personaggi che vessavano i commercianti, hanno potuto agire in questo modo perché quella strada era abbandonata, per questo lavoriamo per rilanciare quella zona che è ricca di storia, di palazzi storici, di monumenti, adesso vogliamo coinvolgere gli artigiani locali per spingerli ad aprire bottega in quel tratto».