Maurizio Ciaculli ammette le difficoltà della vita di tutti i giorni, mentre in tanti ieri sera hanno sfilato per le vie del paese per manifestare la loro solidarietà. Dal parroco ai consiglieri comunali, dai giovani agli scout, fino ad altri agricoltori che vivono la campagna, «diventata ormai una nuova forma di schiavitù»
Vittoria si mobilita in difesa dell’agricoltore antimafia «Dategli la scorta». Lui: «Non riusciranno a zittirci»
«La dignità di un coraggioso agricoltore siciliano non è in vendita». Erano in tanti, ieri sera, a Vittoria. Hanno sfilato per le vie della cittadina ragusana per ricordare alla comunità intera che la dignità non si vende e che Maurizio Ciaculli non è solo. L’imprenditore coraggio, vittima di diverse intimidazioni a causa delle sue denunce sulle infiltrazioni mafiose nella filiera agroalimentare, questa mattina si è svegliato più sereno, sollevato dal conforto dei tanti che ieri sera gli si sono stretti attorno, a ricordargli che, per ogni intimidazione subita, c’è una rete solidale che non molla la presa.
«È stato importante per me – ammette Ciaculli a Meridionews -, ma è stato importante soprattutto per la mia famiglia. C’erano gruppi di agricoltori da tutta la Sicilia, anche loro colpiti dalla criminalità organizzata. C’era Emanuele Feltri, che per uno scherzo del destino ha ricambiato la stessa solidarietà che avevo espresso a lui quando poco tempo fa subì un’intimidazione al suo allevamento e che oggi porta avanti un modello diverso di agricoltura solidale. C’erano i politici, le istituzioni, gli esponenti del consiglio comunale, i parroci del paese e le loro parrocchie, in strada a gridare no a qualsiasi tipo di infiltrazione nella filiera agroalimentare. C’erano giovani scout da tutta la provincia di Ragusa, c’era la gente comune. Vittoria non merita questa grande crisi e questo modo di approcciare i problemi agricoli, con gli agricoltori che non riescono a portare un pezzo di pane a casa. È il ritorno a una nuova forma di schiavitù, non si tratta più di un singolo caso, ma è diventato un problema di tenuta democratica della comunità rurale».
Per Ciaculli in molti chiedono ripetutamente l’intervento dello Stato e l’assegnazione della scorta. «Denunciare le infiltrazioni mafiose – ha scritto l’agricoltore Emanuele Feltri nella sua pagina Facebook – nella filiera agroalimentare della grande distribuzione, denunciare la collusione tra banche e criminalità organizzata, denunciare le irregolarità delle aste giudiziarie, non basta per dargli una scorta. Sopite le istituzioni che perseverano un silenzio assordante». Ciaculli ha visto «incendiati i suoi capannoni – prosegue Feltri -, ha ricevuto minacce di ogni genere, ha subito l’incendio dell’auto di fronte casa con relativo mazzo di fiori e lettera di ultimo avvertimento. Ci stringiamo a fianco di Maurizio con una marcia di solidarietà e presenza attiva. Ci mettiamo la faccia e ribadiamo che se ne toccano uno rispondiamo in cento perché la dignità di un coraggioso agricoltore siciliano non è in vendita».
«La manifestazione di ieri mi ha dato la forza di reagire – ammette ancora Ciaculli – e di non arrendermi anche davanti alle preoccupazioni della mia famiglia». Il clima in casa non è dei più sereni. «Ogni minimo rumore sveglia tutta la famiglia – racconta ancora – è dura non uscire di casa, non dormire la notte, è dura vedere uscire la sera i figli, la mamma che li chiama ogni mezz’ora e si preoccupa se al pub non sentono il telefono e non rispondono. Ogni tanto passa una pattuglia, gli agenti sono cortesi e fanno il loro dovere, forse però occorrerebbe un impegno maggiore. La mafia non è più quella delle stragi, è quella dei grandi capitali, della grande distribuzione, ti porta alla fame, non ti lascia più spazi e col tempo finisce per strangolarti in silenzio. Da presidente del movimento Riscatto colpiscono me per zittire anche gli altri, per insinuare la paura in tutti noi. Manifestazioni come quella di ieri – conclude – dimostrano a tutti che difficilmente riusciranno a zittirci».