Tombino sì, tombino no… non lo so!

Vuoi mettere un triste tombino di ferro, che quasi si mimetizza tra i marciapiedi di via Etnea, a confronto con delle sgargianti reti arancione, che spezzano allegramente l’oscuro colore della pietra lavica? Chissà che la nostra collega spagnola, Sara Simarro, non abbia scoperto un originale tentativo di riqualificazione urbana, indubbiamente dal gusto avanguardistico, anziché una banale sparizione di tombini. Tombini forse rubati, come sostengono i commercianti della zona, e temporaneamente sostituiti con coperture di fortuna segnalate da reticelle arancioni. Certo, se di furto si è trattato, siamo di fronte a un delitto molto insolito. Non solo nessuno sembra saper nulla della sparizione dei tombini, ma non si sa nemmeno chi abbia applicato le coperture colorate e abbia poi provveduto alla sostituzione coi nuovi coperchi metallici. “E’ logico, il Comune!”, direte voi. Ma le cose, almeno a sentire il Comune, non sembrano stare così.

Ricostruiamo i fatti: dato certo è che durante la seconda metà di gennaio, nel tratto di via Etnea compreso tra via Pacini a Piazza Stesicoro, mancavano ben nove tombini. Al loro posto erano state applicate delle reti arancioni per segnalare il pericolo. I commercianti della zona raccontano di ripetute sparizioni, e sono convinti che i tombini vengano rubati durante la notte per essere poi rivenduti. “Ma che se ne fanno dei tombini?”, si chiede la stessa polizia, ignara dell’accaduto, quando telefoniamo per una verifica. Lo stesso si domandano i Carabinieri di Piazza Dante, responsabili della zona: “Non abbiamo ricevuto nessuna segnalazione. Era già successo in passato, ma non sono mai pervenute denunce”.

Proviamo allora con la Polizia Municipale, che qualcosa deve pur sapere. “Tombini spariti? No guardi, non ne sappiamo nulla. Senza denuncia non possiamo fare niente”. Un’altra fonte della stessa Municipale ci conferma, però, la convinzione che i tombini siano stati rubati. E non ci sarebbe nessun altro motivo per rubare un tombino, se non rivenderlo. Rottamarlo, per l’esattezza, ad un prezzo di circa dieci euro a pezzo. Sembra che l’usanza sia in voga soprattutto in altri quartieri, come San Giorgio, dove i furti sarebbero così frequenti che la gente s’è pure stancata di segnalarli.

Come i tombini siano spariti, quindi, non è possibile saperlo. Certo è strano che, trattandosi di una strada centralissima della città, in molti ignorassero l’accaduto. Fortunatamente, però, queste allegre reticelle di colore arancione hanno svolto al meglio la loro funzione segnaletica fino alla ricomparsa dei coperchi in ghisa. Che sono rientrati in servizio per tempo, senza creare problemi ai festeggiamenti di Sant’Agata. Magari – viene da pensare – chi ha messo le recinzioni e sostituto i coperchi potrebbe anche sapere qualcosa in più sulla loro sparizione. Il compito spetterebbe all’ufficio Manutenzione Strade del Comune di Catania. “Non abbiamo avuto segnalazioni di tombini da sostituire in via Etnea. È capitato in altre zone in passato: Librino e zona lungomare. Ma in ogni caso, quando interveniamo in casi simili, non usiamo reti arancioni, ma transenne o coperture di plastica o di altro genere”, ci riferisce l’ingegnere Riolo, dell’ufficio Manutenzione Stradale.

L’arancione, a questo punto, si va tingendo di giallo. Che non si tratti di misteriosi furti, ma solo di qualche lavoro straordinario? Luigi Spampinato, della segreteria dell’Assessore ai Lavori Pubblici Mario Coppa, ci spiega che la sostituzione dei tombini sarebbe di competenza del suo ufficio solo nel caso di opere in completamento. “Ma in quella zona non si stanno effettuando lavori pubblici”, chiarisce Spampinato. Nessuno dei due uffici, quindi, sembra avere notizie, nessuno ha provveduto e nessuno – fin qui – ha saputo dirci chi abbia provveduto. Sta di fatto che prima c’erano le reti arancioni, e adesso i coperchi nuovi. Anonimi i presunti ladri, anonimi anche i solleciti riparatori: per par condicio.

A sostegno dell’ipotesi furto, comunque, ci sarebbero parecchie notizie simili che circolano dall’estate scorsa. Il nuovo modo di arrivare a fine mese sembrerebbe essere stato inaugurato negli Stati Uniti, addirittura. Fin dall’inizio dell’anno scorso, infatti, in molte città americane è stato lanciato un vero e proprio allarme: centinaia di tombini rubati in ogni Stato, seicento solo a Philadelphia. E la moda si è subito diffusa anche qui in Italia, con esiti sorprendenti.

Il primato, infatti, va alla Capitale: nell’estate del 2008 sono avvenuti a Roma un arresto e un fermo considerevoli, almeno per la quantità del bottino. Un ventisettenne ha ammesso di aver rubato ben 260 coperture metalliche di tombini. Colpa della crisi, si sarebbe giustificato.

Il secondo posto va a un quarantaseienne romano, che di tombini ne ha rubati però 86: poca roba. Più fortunati dei colleghi catanesi sembrano essere i ladri di tombini genovesi, che riceverebbero venti euro per ogni coperchio metallico. La più furba, invece, è l’amministrazione di Trani, in Puglia, che avrebbe dotato i tombini di una cerniera metallica che ne impedisce la rimozione.

Ma si sa, qui al sud le mode arrivano sempre con un certo ritardo, ed è per questo che si deve aspettare gennaio di questo nuovo anno per le prime notizie di furti ad Agrigento. E, a quanto sembra, pure a Catania.


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