Il giudice Fasciana ha predisposto l'immediata sospensione dei domiciliari, a cui entrambi gli imputati erano costretti. Alla pronuncia della sentenza scoppiano in aula i festeggiamenti dei parenti di Lauricella, che riabbracciano il giovane in lacrime, visibilmente provato
Liberi Mauro Lauricella e Gioacchino Alioto Estorsione riqualificata come violenza privata
Il giudice Bruno Fasciana ha assolto Mauro Lauricella e Gioacchino Alioto, accusati di estorsione ai danni dell’agente dei vip Andrea Graffagnini, al quale sarebbero stati estorti con metodi mafiosi secondo la Procura 12mila euro. Il reato è stato riqualificato in quello più lieve di violenza privata, per il quale Alioto viene totalmente assolto, mentre Lauricella è condannato a un anno di reclusione più il pagamento delle spese processuali. Il giudice ha ordinato l’immediata sospensione dei domiciliari, rimettendo in libertà entrambi gli imputati. Fra 90 giorni saranno depositate le motivazioni. Il pm Maurizio Bonaccorso aveva invece chiesto che Alioto fosse condannato a 12 anni di carcere più diecimila euro di multa, e a 10 anni più sette mila euro di multa a Lauricella.
Le indagini erano state avviate dalla Procura di Palermo nell’ambito della ricerca del boss della Kalsa Antonino Lauricella, all’epoca latitante. Finisce ben presto sotto i riflettori degli agenti il figlio Mauro, sospettato di essere in contatto con il padre. Inghiottito nel vortice dell’inchiesta condotta dagli uomini della Dia anche l’ex capitano rosanero Fabrizio Miccoli, amico intimo di Lauricella junior. L’ipotesi, che verrà presto smentita dalle indagini, era che il figlio fosse in contatto col padre latitante tramite i telefoni di Miccoli. Durante le operazioni gli agenti intercettano conversazioni che fanno emergere la storia per cui Lauricella e Alioto sono stati arrestati il 20 aprile 2015 e poi costretti ai domiciliari.
«Durante gli interrogatori Miccoli ha dimostrato più volte una spiccata tendenza a mentire», dice in aula il pm Maurizio Bonaccorso. Oggetto del dibattimento è soprattutto un incontro avvenuto in una trattoria alla Kalsa l’1 ottobre 2010, al quale fra gli altri prendono parte Graffagnini, supportato da Rubens D’Agostino – persona arrestata nel 2011 per usura – e gli stessi Alioto e Lauricella. L’accusa parla di toni intimidatori e di un clima di paura fra i presenti. Mentre Giovanni Castronovo, legale di Lauricella junior, replica che si è trattato di un «incontro estemporaneo. Un conto è parlare di mentalità mafiosa, un altro è l’agire mafioso, ben più grave». Secondo l’avvocato, Lauricella ha agito solo per fare bella figura con l’amico Miccoli, per ottenere il placet e ingraziarsi il divo del pallone che aveva avuto la fortuna di conoscere.
«Non si è potuto mai verificare un contatto viso a viso fra Alioto e qualcuno riconducibile ad Antonino Lauricella e non c’è la prova che fossero loro stessi amici», sottolineano poi Vincenzo Giambruno e Giuseppina Gangi, legali di Gioacchino Alioto, che aggiungono: «Nessuno ha mai riferito parole di minaccia e nessuno ha percepito disagio durante quella famosa riunione alla Kalsa. Questa indagine si è avvalsa di riconoscimenti fotografici ballerini, poi disattesi in aula. È pacifico inoltre che Alioto non abbia mai percepito del denaro».