Augusta, indagine per il fallimento della Set Impianti Sequestrati 15 milioni. Domiciliari a famiglia Ranieri

Sequestro di beni e misure cautelari nei confronti di tre imprenditori accusati di bancarotta fraudolenta nell’ambito del fallimento della Set Impianti srl di Augusta, società attiva nel settore della costruzioni di imbarcazioni e di impianti industriali. Destinatari del provvedimento sono l’amministratore dell’azienda Antonio Ranieri, 73 anni, e i figli Francesco e Raffaele, di 46 e 45 anni, in qualità di soci. Per i tre sono stati disposti anche gli arresti domiciliari. A tal proposito, il capofamiglia al momento si trova all’estero e starebbe ritornando per sottoporsi alla misura cautelare. Il valore complessivo del patrimonio sequestrato è stimato in oltre 15 milioni di euro.

L’operazione, denominata Gold Boat, è stata condotta dalla Guardia di finanza di Catania. A insospettire gli inquirenti è stata la decisione della Set Impianti di spostare la sede a Catania, pur continuando a operare tra Augusta e Siracusa. Tale scelta, secondo i magistrati, sarebbe stata dettata dalla volontà di svuotare l’azienda a vantaggio di altre società del gruppo Ranieri. Le procedure per depauperare il patrimonio della Set Impianti – oltre allo spostamento di rami d’azienda e capannoni – avrebbe compreso anche versamenti di denaro ai familiari registrati come rimborsi spese. Il risultato di queste azioni è stato quello di lasciare alla ditta debiti pari a 20 milioni di euro, dei quali il 95 per cento nei confronti dello Stato.

A guidare l’azienda saranno adesso tre amministratori giudiziari nominati dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Catania, che avranno il compito di far rientrare la Set Impianti dai debiti. «È stata un’indagine a tutela dell’imprenditoria sana», commenta il pubblico ministero Fabio Regolo durante la conferenza stampa in corso nei locali della Procura di Catania. 

La situazione patrimoniale dell’azienda dei Ranieri è ricostruita anche dal colonnello della Guardia di finanza Alberto Nastasia. «Il 2011 è l’anno di non ritorno perché la società era già decotta – spiega -. Tra le operazioni che miravano a svuotare la società, c’era anche il trasferimento delle commesse. Nel 2012 si costituisce un consorzio con tante società galassia riconducibili a Ranieri. I finanziamenti per le quote di partecipazione delle varie società – sottolinea il colonnello – le forniva la ditta che era già in rosso. Successivamente avviene la cessione di ramo d’azienda che serve solo a poter svuotate ancora, di oltre un milione di euro, la Set impianti». Ad aver avuto un ruolo nell’operazione illecita anche il personale che è stato «trasferito in altre società del gruppo, mentre sovrafatturava alla Set». 


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