È terminato a Palermo il giro d'Italia per beneficenza compiuto da Lorenzo Spanò. Oltre tremila chilometri per unire in un abbraccio solidale le famiglie dei bambini malati oncologici: «Mia moglie e i miei figli sono i miei primi tifosi. Ora torno da loro, portando nel cuore tante sensazioni e tanti racconti»
Da Torino in bici contro il cancro infantile È giunto al traguardo il ciclista volontario
Mentre un messinese conquista la maglia rosa a Torino, un torinese d’adozione (ma di origini siciliane) conclude con successo a Palermo le sue fatiche ciclistiche. Stiamo parlando di Lorenzo Spanò, un volontario dell’Unione Genitori Italiani contro il tumore dei bambini, che lo scorso 15 maggio ha intrapreso – per la seconda volta – l’iniziativa “Pedalando per non dimenticare”, un viaggio di 3.400 chilometri su due ruote attraverso l’Italia, da Nord (Torino) a Sud (Palermo) per incontrare famiglie di bambini malati e istituzioni, al fine di portare il suo messaggio di vicinanza, solidarietà e speranza.
Accompagnato fino a Reggio Calabria da papà Lamberto Pozzati, anche lui testimone in prima persona di come un tumore possa cambiare la vita di un ragazzo e dei suoi affetti più cari, Spanò nei giorni scorsi ha attraversato lo Stretto ed è stato accolto a Catania da 4 cicliste dell’associazione NonSoloSterrato che lo hanno accompagnato a Calascibetta. Altri tre componenti lo hanno poi “scortato” in bicicletta nella tappa da Mussomeli a Bagheria, in compagnia di alcuni esponenti del gruppo di sommozzatori “Apnea Palermo A.S.D.”.
Come in ogni tappa, anche a Palermo il ciclista-volontario ha diffuso il suo messaggio di forza e volontà di non farsi abbattere dalle sfide della malattia, spendendosi in un articolato calendario d’incontri. Tra questi alcune tappe istituzionali, come il passaggio sotto l’albero Falcone in via Notarbartolo e a Palazzo delle Aquile dal vicesindaco Emilio Arcuri, ma anche la consegna di riconoscimenti dalla Asp di Agrigento e da Giovanni D’Aiuto, presidente provinciale dell’Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare, non tralasciando comunque appuntamenti tecnici tra i quali quelli all’interno del Policlinico col direttore della Scuola di Specializzazione in Ematologia Sergio Mario Siragusa e col direttore dell’unità di Oncologia Medica Antonio Russo, e all’ospedale Cervello con il direttore dell’Ematologia Aurelio Maggio e il presidente della Fondazione Cutino, Giuseppe Cutino. Spanò ha pure trovato un ritaglio di tempo per salutare gli studenti della facoltà di Scienze motorie e anche il comandante provinciale dei Vigili del Fuoco, Giampietro Boscaino (il corpo è molto attivo nella solidarietà verso i bambini malati, con iniziative quali i “clown in corsia” e il gruppo sportivo dei vigili del fuoco conta una nutrita sezione ciclistica).
«Alla fine del viaggio – commenta Spanò – la stanchezza è tanta, per il poco sonno, per le tante cose da fare alla sera e per le tappe al Sud che sono state dure per via di percorsi più ondulati, ma avvicinandomi a Palermo, e quindi alla mia meta, mi sono tornate le energie, visto che sono nato a Bagheria, e da quando la mia famiglia si trasferì a Torino per lavoro ci sono tornato spesso per le vacanze estive. L’unico rimpianto è non esser riuscito a incontrare tutte le famiglie residenti nelle grandi città, al contrario di quanto accaduto nei piccoli paesi».
E il cuore degli appuntamenti sono state appunto due visite: la prima a casa di un ragazzo malato e della sua famiglia all’Arenella. Una storia che inizia con un bambino di appena 5 anni al quale viene diagnosticato un tumore, e che intraprende con i genitori il classico viaggio della speranza fino a Torino, dove tra trapianto e riabilitazione rimane 5 anni, sostenuto dai volontari delle associazioni. Il secondo incontro, invece, è davanti al Teatro Massimo col tenore Salvo Randazzo, che da giovane ha lottato e vinto contro un cancro. «A 22 anni – racconta il cantante lirico – mi hanno diagnosticato un melanoma. Ne sono uscito solo dopo 3 interventi e 2 anni di riabilitazione. Mi ritengo un sopravvissuto, la vittoria più grande è non aver perso la voglia di vivere che mi ha fatto battere i pugni e rialzare. Sono diventato tenore perché questa esperienza mi ha fatto capire che l’impossibile non esiste: ci sono le difficoltà, i muri, ma – se ci sono la determinazione e il talento – la porta la sfondi».
Il ciclista-volontario è già stato opzionato per altre iniziative come le biciclettate di gruppo a scopo benefico, ma ora è il momento del riposo a casa: «Mia moglie e i miei figli – conclude Spanò – sono i miei primi tifosi e mi aspettano a braccia aperte. Ora torno da loro, portando nel cuore tante sensazioni e tanti racconti».