Controlli in una società che commercializza prodotti ortofrutticolo in contrada Pozzo Bollente. Nel magazzino trovate tonnellate di pomodori, zucchine, finocchi e cetrioli senza certificazione di provenienza che sarebbero stati venduti alla grande distribuzione
Vittoria, sequestrati 35mila chili ortaggi non tracciabili Dipendenti in nero per non perdere la disoccupazione
Impossibile risalire all’origine di 35mila chili di ortaggi, per stessa ammissione del titolare dell’azienda controllata. Sono finiti così sotto sequestro 30mila chili di pomodoro a grappolo, 1.200 chili di cetrioli, 710 chili di zucchine, 2.300 chili di piccadilly e 1.200 chili di finocchi. La polizia li ha trovati in un capannone di Vittoria, in contrada Pozzo Bollente, a disposizione di una società che commercializza prodotti ortofrutticoli.
La merce trovata dentro il magazzino non aveva nessuna tracciabilità, ma nonostante questo, sarebbe stata impacchettata e venduta alla grande distribuzione con la certificazione di essere stata coltivata nel Ragusano. A descrivere la catena è stato lo stesso titolare dell’azienda: gli ortaggi venivano trasportati nel capannone senza alcuna certezza sulla provenienza, quindi venivano confezionati in plastica o cartone e venduti alla grande distribuzione, finendo così sui banchi dei supermercati italiani. Secondo quanto riporta la questura iblea, il titolare si è dimostrato collaborativo, sostenendo che «se non avesse proceduto in questo modo, non avrebbe potuto lavorare, ma era egli stesso conscio del fatto che se il produttore gli avesse venduto prodotti agricoli provenienti da mercati esteri, lui non l’avrebbe mai potuto scoprire». Una parte dei prodotti trovati nel magazzino erano invece tracciabili, grazie alla fattura dell’azienda produttrice, e potranno essere venduti dalla società solo dopo aver sanato le irregolarità.
In più dai controlli è emersa una presenza importante di lavoratori in nero: 14 su 33, cioè oltre il 20 per cento, motivo per cui è scattata la sospensione dell’attività, fino all’assunzione regolare di tutti i dipendenti. Per ogni posizione fuori norma potranno scattare sanzioni da 1.500 a tremila euro, per un totale che potrebbe arrivare a 42mila euro. Tuttavia in parte sarebbero stati gli stessi lavoratori a chiedere di non essere regolarizzati: in particolare alcune donne non avrebbero consegnato i documenti per l’assunzione per non perdere il diritto all’indennità di disoccupazione. Su questi casi sono in corso ulteriori indagini.
Durante i controlli, alla squadra mobile e commissariato di Vittoria si sono aggiunti il Corpo forestale dello Stato, l’ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari, i medici dell’Asp, gli ispettori della direzione territoriale del Lavoro e i vigili del fuoco. Anche il personale dell’Asp ha riscontrato l’assenza della documentazione necessaria.