Prime impressioni di Cruccolandia
Racconto di un Erasmus in cerca di avventure: Ogni mens ha la sua formam
Sono sbarcata nella
terra dei crucchi ancora prima di salire sullaereo.
Già allaeroporto mi sono vista circondata da una
quarantina di vecchietti tedeschi, tutti in procinto di lasciare terra
italiana dopo un periodo di meritate vacanze.
Su quel volo sarò stata davvero lunica italiana
e, devo ammettere, anche lunica persona di età
inferiore ai cinquantanni.
Diciamo quindi che limpatto con la nuova realtà
non è stato così tragico nel mio caso, anzi,
credo che nemmeno ci sia stato. Sarà forse perché
sin dal primo momento ho iniziato, volente o nolente, a comunicare in
questa lingua. Mi ero illusa stupidamente che in Germania la gente
parlasse un inglese perfetto, ma la differenza tra il loro inglese e il
mio tedesco è così abissale, che ho dovuto sin
dal primo istante farmi coraggio e prendere questa decisione, che,
ahimè, sono consapevole, sarà definitiva.
Certo, una prima piccolissima delusione lho avuta
anchio, quando prima di imbarcarci non ho potuto fare a meno
di ascoltare il discorso che un gruppetto di quegli affiatati nonnini
stava facendo, sentendosi tutti tranquilli che nessuna delle persone
attorno a loro avrebbe potuto decifrare la loro parlata rebus.
Laereo era in ritardo e loro attribuivano la colpa del
suddetto inconveniente a questi aeroporti del Sud, dicendo che i
siciliani sono tutti uguali, non fanno altro che parlare, parlare e poi
si dimenticano di pensare alle cose importanti.
Nemmeno avevo lasciato la mia terra che già mi sentivo
umiliata in casa mia. Però non ho avuto il coraggio di
ricordare ai signori che la compagnia con cui stavamo per volare
è, ironia della sorte, una compagnia tedesca.
Ma è stato al momento dellimbarco che ho avuto un
vero e proprio shock.
Appena il gate è stato aperto, ho visto una massa di
testoline canute, zaino da trekking in spalla e sandali da francescano
con calzino bianco da infermiere incorporato, muoversi tutti insieme
appassionatamente verso limbarco.
In meno di un secondo li ho visti creare una matassa di persone, una
massa informe, e io stavo lì a bocca mezza aperta, sicura
che si sarebbe civilmente creata una fila come si fa ormai in ogni
luogo pubblico dove cè da attendere, e intanto mi
chiedevo se quelli erano gli stessi tedeschi fiscali e rigidi che
avevano criticato la lassità dei miei connazionali. Magari
se avessi osato aprire bocca e protestare mi avrebbero risposto in coro
che forse erano state proprio le vacanze trascorse in Sicilia che
avevano fatto dimenticare cosa vuol dire rispettare il proprio turno.
Quando si va allestero bisogna essere aperti e pronti a
qualsiasi discorso, qualsiasi differenza di forma mentis e qualsiasi
cosa nuova.
Va bene, il Wurstbroetchen, panino con qualcosa che somiglia alla
salsiccia, in aereo finché ho potuto lho evitato,
ma quando la prima sera mi è venuta la felice idea di andare
a zonzo in cerca di un supermercato, ho cercato poi di comprare
qualcosa che in Italia si trova poco o non si consuma affatto.
Sarà che mi ero lasciata abbindolare stupidamente da quel
vecchietto che sul volo per Norimberga stava seduto accanto a me
sorseggiando beatamente Tomatensaft, per me ignotissimo succo di
pomodoro. Sarà che i Waffel in Germania sono una leggenda e
qui li avevo trovati pure in offerta speciale, ma solo dopo mi sono
resa conto a cosa ero andata incontro.
Quando è stato il momento di pagare, la cassiera si
è presa i miei soldi e non mi ha dato nemmeno una busta per
tutto quello che avevo comprato, dopo che mi ero lasciata ipnotizzare
da shampoo e dentifricio di ottima qualità e a prezzi
stracciati (non chiedetemi il motivo di tanta bontà verso il
consumatore tedesco medio, perché non me lo spiego tuttora
neanche io).
Pagata profumatamente anche una busta di plastica e tornata a casa a
piedi su una strada praticamente deserta nonostante fossero ancora le
20.00, ho deciso di aprire la mia busta e di dare unocchiata
alla mia prima spesa tedesca.
E andata a finire che quella sera ho scoperto con mio grande
rammarico che, ipnotizzata da una quantità industriale di
succhi di frutta, Muesli di ogni genere e detersivi di ogni marca,
avevo dimenticato di comprare una misera saponetta.
La mia prima serata in Germania allora mi sono dovuta insaponare le
mani con lo shampoo dei parrucchieri professionisti, e ho cenato con
Waffel asciutti come il deserto del Sahara e bevuto
Tomatensaft che praticamente non era altro che una versione abbellita
della salsa di pomodoro, quella che mia mamma usa per fare le lasagne
al forno.