Trentasettenne originario di Catania, vive a Enna insieme alla moglie e ai figli. Nel capoluogo dell'entroterra si divide tra musica e panificazione. Questo finesettimana suonerà in occasione delle finali dell'evento da cui uscirà il nome dell'artista che salirà sul palco del concertone del primo maggio
Musica, Davide Campisi tra i finalisti all’1MNext «Ricerca fra tamburi antichi e chitarre elettriche»
Artigiano, commerciante, musicista. Ecco chi è il trentasettenne Davide Campisi, uno dei finalisti del contest 1MNext, che dà accesso a uno dei palchi più ambiti dai cantanti, quello del concertone del primo maggio a Roma. Nato a Catania ,ma trasferitosi a Enna quando era ancora in fasce, Davide si è formato a contatto con la gente e il mondo del commercio. Oltre ad avere la vena del musicista, infatti, lavora nell’azienda di famiglia che si occupa di «arte bianca», tutto ciò che ha a che fare con panificazione e pasticceria. E proprio nel capoluogo dell’entroterra siciliano vive con la moglie e i due figli. «Enna è il mio laboratorio di espressione – spiega – sia per l’artigianato che per la musica».
A 15 anni inizia l’interesse per il ritmo e dopo poco Davide si ritrova a suonare la batteria. «Come tutti gli adolescenti ho iniziato con il rock e il metal, ma a 22 anni ho cominciato ad appassionarmi ai ritmi e alle sonorità del Mediterraneo, che mi colpivano in modo particolare al cuore», racconta a MeridioNews. Così è nata l’esigenza di approfondire suoni profondi che andassero al di là dello studio della batteria. «Ho scoperto i tamburi a cornice, conosciuti come tamburelli, ed è cominciata una ricerca di me stesso, delle mie radici e della mia cultura attraverso il suono antico». Che con il tempo ha cominciato a mescolarsi con quelli contemporanei. «È nato così Badr, il mio primo lavoro da solista», sottolinea. Badr in arabo è la luna piena, che per Davide rievoca l’idea del tamburo e la ricerca delle proprie radici alla sola luce delle stelle.
«Bisogna spogliare questo suono e rivestirlo di tutto ciò che è pulito e moderno – spiega -. Le contaminazioni sono interessanti, ma non bisogna dimenticare le radici». Ed è anche per questo che Davide affianca, con i suoi musicisti e compagni di viaggio, i suoni tradizionali del tamburo a cornice con le note della chitarra elettrica, del basso e della batteria, cercando di creare nuove sonorità. Che sono state apprezzate dalla giuria del contest, a cui Davide è arrivato quasi per caso. «Abbiamo visto che c’era il concorso e abbiamo deciso di partecipare, perché quando hai qualcosa da dire è importante usare qualsiasi mezzo per divulgarla». Non ha in testa talent e televisione perché «alla mia età non sono alla ricerca di fama, ma cerco di comunicare attraverso l’arte e dare qualcosa attraverso la musica, poi chissà…», si concede.
Intanto lo aspetta l’ultima prova, quella che affronterà al Testaccio di Roma questo finesettimana, per scoprire se potrà esibirsi nella capitale. «Spero che noi del Sud riusciremo a fare tesoro delle contaminazioni e di quello che viene da fuori. Se ci riappropriassimo delle nostre radici potremmo riuscire ad affermarci anche fuori, perché -conclude – siamo un popolo ricco di cultura e non dobbiamo dimenticarlo».