Molti immigrati, soprattutto i minori, si giocano il pocket money. L’allarme è lanciato dall’avvocata Flavia Cerino, rappresentante di Slotmob Sicilia, e trova conferma negli operatori di comunità di accoglienza. Lotto, scommesse e slot machines danno l'illusione di sopperire alla mancanza di luoghi di aggregazione
I migranti nuove vittime del gioco d’azzardo «Soggetti deboli, alto il rischio di patologia»
«Sempre più immigrati, appena ricevono i pochi spiccioli del pocket money nei centri di accoglienza, vanno a giocarli nelle sale da gioco». Numeri non esistono, ma le segnalazioni degli operatori, sempre più preoccupati, crescono. A denunciare un fenomeno nuovo e in rapida ascesa è Flavia Cerino, avvocata catanese e rappresentante di Slotmob in Sicilia.
«Pensiamo a un immigrato che arriva in Italia con un barcone – ha denunciato recentemente, ospite alla Camera dei deputati – che non ha avuto molta fortuna nella vita, eppure viene totalmente accalappiato dall’idea di tentare la fortuna». Sfidare la sorte è un concetto molto lontano dalle culture di provenienza dei migranti che arrivano in Italia.Tuttavia l’importanza religiosa del concetto di fortuna nel caso degli asiatici e, al contrario, la stigmatizzazione di questo concetto da parte dei musulmani, cadono di fronte all’attrazione e all’accessibilità del gioco d’azzardo in Italia.
Per adesso si parla ancora di un «fenomeno residuale, ignorato da molte comunità di accoglienza e rilevato soltanto da alcune più attente che hanno già lanciato ripetuti segnali di allarme. E – spiega a Meridionews l’avvocata Cerino – sarà difficile rilevare i dati perché in molti casi si tratta di ragazzi che alloggiano in comunità di accoglienza per minori stranieri non accompagnati».
L’allarme di uno stretto collegamento fra azzardo e immigrazione comincia a dare segnali preoccupanti, raccolti finora solo da alcuni operatori dei centri di accoglienza in Sicilia. «Abbiamo notato – racconta l’operatrice di un centro di accoglienza di Ragusa – che alcuni ragazzi neomaggiorenni passano parte del loro tempo libero nelle sale da gioco. All’inizio abbiamo sperato che fossero soltanto episodi sporadici. Poi, durante un colloquio sulle aspettative del futuro lavorativo, un ragazzo ci ha confessato che preferiva l’idea dei soldi facili da fare con il gioco d’azzardo, sottolineando anche che quella, secondo lui, era una pratica assolutamente legale».
Con i due euro e 50 centesimi del pocket money quotidiano, questi ragazzi giocano soprattutto al Lotto istantaneo e alle scommesse calcistiche. Qualcuno preferisce le slot machines. Vedono le sale da gioco spesso affollate e pensano che non ci sia nulla di male nel provare, ma «la cosa assurda che abbiamo potuto già osservare – sottolinea l’operatrice – è che, come gli altri soggetti psicologicamente deboli, i giovani immigrati rischiano immediatamente di cadere nella patologia».
Di fronte ai problemi di apprendimento dell’italiano, alla mancanza di luoghi di aggregazione e alle difficoltà economiche, il gioco d’azzardo può apparire al migrante come una triplice soluzione: l’effetto di alienazione non prevede che si comprenda la lingua, non richiede socializzazione con l’altro e promette facili guadagni. «Sono persone che hanno rischiato il tutto per tutto – conclude l’operatrice del centro di accoglienza – hanno tentato la fortuna attraversando il Mediterraneo con un barcone per arrivare qui e, adesso, non vedono il rischio nel continuare a tentare la fortuna con il gioco d’azzardo».