Messina, ad Arcigay immobili confiscati alla mafia «Riscatto dai pregiudizi di cui la Sicilia è vittima»

Luca (nome di fantasia, ndr) ha 16 anni. Un mese fa ha trovato il coraggio di dire ai suoi genitori di essere gay. È stato buttato fuori di casa, ma ha trovato aiuto nell’associazione Arcigay Messina Makwan. Da ieri, per Luca e quanti come lui si trovano in situazioni di difficoltà, ci saranno due nuove strutture. Due immobili confiscati alla mafia – uno ad Acqualadroni e l’altro a Mili Marina, villaggi a nord e sud di Messina – sono stati assegnati all’associazione per realizzare un pronto soccorso sociale e un presidio di accoglienza per il movimento Lgbt. 

«Messina è una città dove gay, lesbiche e transessuali non vivono grosse discriminazioni – spiega Rosario Duca, presidente Arcigay Messina – o almeno secondo le rilevazioni Istat non ci sono denunce in questo senso. Abbiamo aiutato questo ragazzo attraverso i nostri psicologi e gli assistenti sociali. La sua storia – continua – è quella di mille altri ragazzi che vivono la paura di sentirsi rifiutati da coloro che amano di più: i genitori». Ma il caso di Luca dimostra come con l’aiuto di personale qualificato si possa riuscire a recuperare un rapporto che si pensava perso. «La famiglia di questo sedicenne appartiene alla media borghesia – aggiunge Duca -. I suoi genitori sono separati, è stata la madre che a cacciarlo di casa. Adesso, dopo un mese di dialogo con assistenti sociali e psicologi, lo ha riaccolto tra le sue braccia». 

Ma nelle due strutture donate all’associazione troveranno posto non solo gay, lesbiche e transessuali. «Daremo accoglienza, sostegno e aiuto a chiunque ne abbia bisogno, siamo arcobaleno anche in questo. Saremo operativi – conclude – da subito, giusto il tempo di fare il contratto con l’Enel». Ad Acqualadroni ci sarà posto per quattro persone, mentre a Mili marina sorgerà un consultorio. Al suo interno lavoreranno un direttore sanitario che guiderà un team di psicologi e assistenti sociali. In progetto c’è anche l’attivazione di una help-line, un telefono amico per dare risposte subito a chi ne ha bisogno. 

«Si tratta di un progetto che non ha precedenti nel nostro paese e che è stato realizzato grazie al sostegno attivo della amministrazione comunale» spiega Gabriele Piazzoni, segretario nazionale di Arcigay. «È la prima volta che beni confiscati alla mafia vengono assegnati ad Arcigay, voglio ringraziare Rosario Duca e il sindaco Renato Accorinti». A tal proposito, il segretario nazionale di Arcigay ricorda l’impegno dell’assessorato alle Pari opportunità che ha seguito l’iter di assegnazione. «È la prova di un lavoro culturale importante che già da diversi anni sta cambiando il volto della Sicilia – commenta – il riscatto dagli stereotipi e dai pregiudizi di cui questa stessa terra è vittima». 

Dell’importanza dell’assegnazione di beni confiscati a realtà come il movimento Lgbt ha parlato il senatore Pd Sergio Lo Giudice. «Siamo in presenza di un ribaltamento del modello mafioso inteso come sopraffazione, uso della forza e di negazione dei diritti individuali, con l’affermazione della cultura della comunità Lgbt che basa la ragion d’essere sulla difesa degli ultimi».


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