Il pacifista è stato liberato ieri, dopo essere stato arrestato il 9 marzo a Niscemi. La notizia della coesistenza dei due provvedimenti non trova conferma nelle autorità. Mentre l'avvocato che lo ha seguito dichiara: «Anche con me ha fatto lo sciopero della parola». Un attivista: «In carcere ha scritto molto»
Muos, obbligo di firma a Gela per Turi Vaccaro Ma per lui ci sarebbe anche il divieto di dimora
Con l’obbligo di firma a Gela, ma anche il divieto di dimorarvi. È questo lo scenario che potrebbe presentarsi davanti a Turi Vaccaro, il pacifista che ieri è stato scarcerato dal Tribunale nisseno dopo l’arresto del 9 marzo, avvenuto all’esterno della base militare americana di Niscemi. Quel giorno, Vaccaro non avrebbe potuto manifestare contro il Muos, a causa di un provvedimento giudiziario che gli impediva di stare all’interno della provincia di Caltanissetta.
La notizia è trapelata poco dopo l’uscita dal carcere. Sarebbe stato lo stesso Vaccaro a confidare a un altro attivista la misura a proprio carico. L’ipotesi di una coesistenza dei due provvedimenti, al momento, non trova conferma nelle autorità né in Davide Limoncello, l’avvocato che lo ha seguito in questa vicenda: «Non ero a conoscenza del divieto di dimora – dichiara il legale a MeridioNews -. Purtroppo non è stato facile lavorare per Vaccaro, poiché si è rifiutato di collaborare, trincerandosi dietro lo sciopero della parola. In tali condizioni è stato già un successo ottenere la sua scarcerazione. Del resto lui dovrebbe sapere il luogo in cui dovrà recarsi per firmare».
A descrivere i momenti che hanno seguito la scarcerazione è uno degli attivisti: «La polizia penitenziaria gli aveva aperto le porte della cella e tanti saluti – racconta -. Così l’ho trovato a camminare, a piedi scalzi e con un mazzo di fiori raccolto chissà dove. Insieme siamo andati dai carabinieri. Fino a luglio, data dal processo, Turi ha l’obbligo di firma a Gela. I militari – continua – non hanno saputo darci certezze sulla decadenza del foglio di via per l’intera provincia di Caltanissetta».
Durante la permanenza in carcere, il pacifista sarebbe dimagrito: «Mi ha detto che ha perso cinque chili ma era di buon umore. Ha avuto qualche seccatura ma più che altro per colpa della burocrazia. Per il resto – aggiunge l’attivista – ha mangiato frutta e poco più, scritto molto e parlato con un’educatrice di teologia della liberazione». Intanto Vaccaro, a differenza di quanto ipotizzato in un primo momento, non si è diretto a Comiso presso la pagoda della Pace, che già in passato lo aveva ospitato.