L'indagine condotta dagli agenti della sezione criminalità organizzata ha preso le mosse da una attività di pedinamento e sorveglianza nei confronti di uno degli arrestati che ha consentito di accertare l'azione estorsiva
Estorsioni alla Noce, 4 arresti Family Crimes, blitz anti-racket
Gli agenti della squadra mobile hanno eseguito quattro ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di quattro persone. Gli arresti sono arrivati nell’ambito dell’operazione Family Crimes . Le ordinanze sono state emesse dal Gip su richiesta della Dda di Palermo diretta dal Procuratore Francesco Lo Voi. Tra gli arrestati anche un uomo ritenuto al vertice del mandamento Noce. Le accuse sono di estorsione e tentata estorsione aggravate dall’aver favorito la mafia. Gli arrestati sono Fabio Chiovaro, già detenuto per una condanna per mafia, della moglie, Loredana D’Amico, Giuseppe Vallecchia e di Tommaso Cospolici.
L’indagine è partita a seguito della denuncia sporta da parte di una vittima, lo zio dei presunti estortori, che ha accusato Chiovaro e la moglie di avergli sottratto 4000 euro. Secondo quanto riferito dall’uomo alle forze dell’ordine, la somma gli era stata data in precedenza dalle stesse persone a titolo di regalia, salvo poi chiedere la restituzione dietro minacce. Chiovaro, seppur recluso in quel periodo, attraverso la moglie, avrebbe impartito ordini a Giuseppe Vallecchia, affinché si attivasse per recuperare il denaro. L’indagine condotta dagli agenti della sezione criminalità organizzata ha preso le mosse da una attività di pedinamento e sorveglianza nei confronti di Vallecchia, cosa che, riferisce la polizia, ha consentito di accertare l’azione estorsiva.
Inoltre, durante le indagini, riferisce ancora la polizia, sarebbe emersa la responsabilità degli arrestati in un’altra azione di stampo estorsivo. Chiovaro sempre attraverso la moglie, avrebbe ordinato al cognato Vallecchia di intimidire un altro soggetto affinché restituisse alla D’Amico un quadro vendutogli per 1000 euro, e senza che avanzasse neanche la pretesa della restituzione della somma pagata per l’acquisto dell’opera. Azione che poi, secondo quanto emerso dalle indagini, sarebbe stata effettivamente portata a termine con la complicità di Cospolici, che in quel frangente lo avrebbe spalleggiato anche in occasione del recupero materiale del quadro.