Dal 1 ottobre tutti i messaggi e gli allegati ricevuti dal primo cittadino sono stati inviati a un destinatario fittizio. A scoprirlo sono stati due assessori dopo che il contenuto di un'email privata è finito al presidente dell'Ars, Giovanni Ardizzone, che lo ha commentato su Facebook. Indaga la polizia postale
Messina, spiate le email del sindaco Accorinti «Reinviate da qualcuno che aveva la password»
Il sindaco di Messina, Renato Accorinti, spiato. Tutte le sue email reindirizzate a un indirizzo che è risultato appartenere a una ragazza di Chicago. E con ogni probabilità lettere, inviti, messaggi privati e istituzionali erano poi spediti a qualcun altro in modo che potesse essere aggiornato sulla corrispondenza del primo cittadino. A rivelarlo è la Gazzetta del Sud. La scoperta che la posta del sindaco sarebbe stata intercettata è avvenuta il 20 gennaio scorso per caso. O meglio grazie a Facebook.
Tutto parte da un post del presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Giovanni Ardizzone, che scrive: «Invece di continuare ad aizzare in segreto, parliamone pubblicamente. Potremmo estendere il confronto su come si amministra». Non tutti capiscano, ma i diretti interessati sì. Il riferimento è a quanto affermato da Elio Conti Nibili, uomo vicino al sindaco e guida del movimento Indietronositorna, sulle presunte regalie che Ardizzone avrebbe elargito a parrocchie ed associazioni. Peccato che di queste regalie Conti Nibali ne avesse scritto in un mail privata indirizzata al sindaco, agli assessori della giunta, al direttore generale e alle consigliere comunali di Cambiamo messina dal basso, Lucy Fenech e Ivana Risitano. Oggi Ardizzone, di fronte alla richiesta di chiarire come è venuto a conoscenza dell’informazione, afferma di «non voler commentare». Intanto mentre sul web è scattata la polemica, a palazzo Zanca i destinatari della mail hanno capito che qualcuno aveva letto quel messaggio privato.
Accertato che nessuno dei destinatari ne avesse fatto parola con altri, restava da capire come era stato possibile che il contenuto privato fosse diventato di pubblico dominio. I primi a intuirlo sono stati gli assessori Gaetano Cacciola e Sergio De Cola. I due hanno scoperto che «dal pannello di gestione del server ufficiale di posta del comune, segreteriasindaco@comune.messina.it, le mail che arrivavano venivano reindirizzate ad una casella di posta sconosciuta, con indirizzo maggieshy73@yahoo.com». E non era la prima volta. Almeno dal primo ottobre tutta la posta veniva rispedita all’indirizzo sconosciuto.
Allarme che ha fatto scattare un’indagine interna. «Abbiamo scoperto che l’indirizzo appartiene ad una ragazza che abita a Chicago – spiega l’assessore Sergio De Cola – e che ovviamente non è la reale destinataria della mail che veniva spiata. Dai controlli sul Ced abbiamo anche appurato che non c’è stato un tentativo di scoprire la password, quindi crediamo che chi abbia fatto questo, conoscesse benissimo le credenziali di posta elettronica di Accorinti». Il sindaco ha subito presentato denuncia alla polizia postale che ha aperto un’indagine come conferma il dirigente della sezione di Catania, Marcello La Bella: «Su delega della Procura stiamo indagando – afferma – non posso dire di più. Certamente il responsabile deve avere una certa dimestichezza con i computer».
È inoltre plausibile ipotizzare che l’indirizzo al quale veniva inoltrata la posta del primo cittadino non fosse quello definitivo, ma che finisse a qualche altra mail, probabilmente con server all’estero, per rendere più difficile l’individuazione del destinatario finale. Dal 22 gennaio, in ogni caso, sono state azzerate le password della casella del sindaco. A proposito dei servizi informatici nel Comune di Messina, lo scorso 4 marzo, il sito del Comune è stato hackerato e alle 9:36 è arrivato una mail a tutti gli indirizzi contenuti nella mailing list di palazzo Zanca con il seguente messaggio: «Non ci fermerete mai» e la foto di una persona in maschera. Anche in questo caso dell’episodio è stata informata la Polpost di Catania. Al momento non ci sono elementi che lascino ipotizzare che dietro i due casi ci sia la stessa persona.