L'indicazione - annunciata dal vicepresidente dell'Istituto di assistenza - viene dal dipartimento della Famiglia. Questo scenario «conduce inevitabilmente alla chiusura delle attività», scrive in una lettera Alfredo Corsaro. Che attacca pesantemente l'azione del governo regionale
Ipab Paternò, ipotesi fusione o scioglimento Per il personale trasferimenti e licenziamenti
«Il dipartimento regionale della Famiglia, a fronte della difficile situazione finanziaria dell’Ipab, in assenza di procedure di risanamento della situazione debitoria, ha sollecitato il presidente del Salvatore Bellia di Paternò ad adottare le opportune iniziative al fine di procedere alla fusione con altra Ipab o a estinguerla». Ad annunciarlo il vice presidente dell’ente assistenziale, Alfredo Corsaro, con una lettera indirizzata al sindaco di Paternò Mauro Mangano, alla presidente del consiglio Laura Bottino e ai sindacati Cgil, Cidl e Uil. Una missiva inviata subito dopo l’aver ricevuto dalla Regione Sicilia una precisa indicazione con la quale si dà disposizione ai vertici pab di Paternò di attivarsi per chiudere la struttura d’ospitalità gravata da debiti impressionanti. All’interno della struttura, infatti, allo stato attuale ci sono una ventina i dipendenti che da 30 mesi non percepiscono lo stipendio.
«Tale ipotesi conduce inevitabilmente alla chiusura delle attività – scrive il vicepresidente – al trasferimento della proprietà degli immobili ad altro ente esterno al territorio per essere poi venduti, al trasferimento del personale di ruolo e al licenziamento degli operatori con contratti di prestazione professionale». Corsaro attacca nella sua lettera l’attività amministrativa del governo regionale sulla problematica Ipab, accusandolo di scarsa sensibilità: «Le risposte per il risanamento del bilancio dell’ente non potevano venire sicuramente dal consiglio di amministrazione – continua la missiva – la natura delle attività assistenziali nei confronti di soggetti deboli della società quali sono gli anziani e disabili assistiti, affetti da gravi patologie invalidanti, è paragonabile a quella delle Asl ma per le stesse i bilanci sono garantiti dalla Regione».
L’assenza di un intervento organico della Regione, nel corso degli anni, «ha condotto all’attuale situazione di difficoltà degli enti. La Regione siciliana – prosegue Alfredo Corsaro – che ha di fatto amministrato l’Ipab di Paternò attraverso propri dipendenti nella qualità di commissari o presidenti ha consentito da un canto l’indebitamento dell’ente, autorizzando l’accensione di mutui per alimentare la spesa corrente con conseguenti onerosi ratei di ammortamento, nonché di pesanti scoperture di conto corrente e dall’altro riducendo i finanziamenti a copertura dei disavanzi». Per Corsaro, quindi, l’attuale strategia regionale mira a smantellare «la rete delle strutture pubbliche di assistenza quali sono le Ipab così come sta procedendo nello smantellamento delle strutture ospedaliere pubbliche del territorio, favorendo la permanenza e la proliferazione delle strutture private».
Preoccupati i sindacati di categoria. «Non siamo assolutamente d’accordo su quanto prospettato dalla Regione», specifica Roberto Prestigiacomo, della segretaria provinciale Uil. «Si tratta di una realtà quella paternese che con le giuste e appropriate soluzioni potrebbe uscire dalla situazione di crisi – analizza – In realtà è necessario una adeguata riforma da parte del governo regionale sulle problematiche Ipab». Poi aggiunge: «Ricordiamoci che il Salvatore Bellia vanterebbe crediti di una certa consistenza che, se riscossi, darebbero ossigeno alla casse dell’ente». Da parte sua la presidente del consiglio comunale Laura Bottino ha ribadito la massima disponibilità dell’amministrazione precisando che «con le azioni isolate non si va da nessuna parte; per questo auspico l’apertura di un tavolo tecnico aperto alle istituzioni locali, i vertici Ipab e i sindacati – è la proposta – in modo tale che dopo aver deciso una strategia comune e unitaria possiamo e dobbiamo aprire un confronto e un dialogo con il governo regionale».