Il primo romanzo della giornalista Barbara Giangravè prende spunto dalle dichiarazioni di Carmine Schiavone sugli intombamenti dei rifiuti pericolosi nell'isola, che risalirebbero agli anni Settanta
Inerti, una Terra dei fuochi in Sicilia Racconto di fantasia, ma non troppo
«La protagonista di questo romanzo, forse, può erroneamente essere ricondotte alla sottoscritta, ma possiede delle caratteristiche fisiche, soprattutto in volto, con una cicatrice che le attraversa il sopracciglio sinistro, che non sono le mie». Inerti (edizioni Autodafè ) non è un racconto personale, anche se nella rabbia della protagonista, Gioa Lantieri, c’è molto della grinta dell’autrice, la giornalista Barbara Giangravè.
Non si tratta di un romanzo storico, nonostante racconti i pellegrinaggi di una generazione, costretta a partenze e ritorni dai e nei luoghi d’origine a causa della nuova fame del ventunesimo secolo, la fame di lavoro. «Tutto nasce da un licenziamento», spiega l’autrice: «la partenza della protagonista, l’abbandono della città per tornare nel suo luogo delle origini, un paese dell’entroterra siciliano». Un luogo dell’infanzia violato, che Gioia scopre non essere lo stesso lasciato anni prima. Non perché i genitori non ci sono più, ma a causa di una strana atmosfera di malattia e morte alla quale è difficile dare una spiegazione: «Le viene raccontato dell’aumento anomalo dei tumori in paese e si domanda quali siano le cause, dato che nelle vicinanze non ci sono industrie tossiche. Per questo comincia a indagare. Si ritrova a doversi occupare di qualcosa che non aveva assolutamente preventivato, l’intombamento dei rifiuti pericolosi».
Ecco che l’argomento vira ancora, toccando il tema delle ecomafie. Fatti non veri ma verosimili, che prendono spunto da un’intervista che il camorrista pentito Carmine Schiavone rilasciò a Giangravè, facendole rivelazioni sugli intombamenti di che in Sicilia sarebbero iniziati addirittura negli anni Settanta, un decennio prima rispetto alla Campania, come avrebbero rivelato alcuni uomini d’onore del calibro di Tommaso Buscetta e Mariano Agate allo stesso Schiavone: «L’intervista che mi rilasciò l’esponente del clan dei casalesi mi ha motivato molto, è stato uno dei motivi per cui ho scritto il romanzo. Inerti non è fantascienza, è narrativa con un punto di partenza che è la cronaca».
Giornalista con tanta esperienza alle spalle nonostante la giovane età, Barbara Giangravè è al suo primo romanzo. Un’emozione cresciuta durante i 4 anni di gestazione del libro: «Durante questo lungo periodo sono cresciuta, sono successe tante cose. Quando mi hanno consegnato le bozze mi sono emozionata. Qualcuno mi aveva detto che la pubblicazione sarebbe stata come la nascita di un figlio. Pensai che stesse esagerando. Non sono ancora madre, non so se lo sarò, ma forse l’accostamento non era così azzardato».