Jobs Act, in città corsa al prepensionamento Abbattuto il ricorso alla cassa integrazione

Non è tutto oro ciò che luccica: potrebbe essere questa la sintesi dell’analisi di Confindustria Palermo sugli effetti del Jobs Act a Palermo. Se, infatti, da una parte si è registrato un abbattimento del ricorso agli ammortizzatori sociali – cassa integrazione ordinaria, straordinaria e in deroga -, contesualmente sono aumentati i licenziamenti le procedure di mobilità connessi alla possibilità di accedere ai prepensionamenti. In particolare, a quest’ultima pratica hanno fatto ricorso coloro i quali hanno maturato i requisiti previsti dalla nuova legge e che attengono all’anzianità e al numero di anni di contribuzione (c’è tempo fino al 31 dicembre 2018 per ottenerli e andare in pensione in anticipo).

Lo studio risulta interessante perché affianca i dati del 2014, anno in cui non era ancora entrata in vigore la nuova legge, e il 2015, quando, a marzo, la riforma è diventata vigente. Salta subito all’occhio il dato aggregato che mette insieme le ore di cassa integrazione ordinaria, in deroga e straordinaria: in tutto il 2014 sono state autorizzate 16 milioni di ore, mentre nel 2015 si è registrata una radicale diminuzione e si è scesi a 7,2 milioni

Un calo che testimonia come gli imprenditori abbiano avvertito la nuova normativa come un forte disincentivo al ricorso agli ammortizzatori sociali. Alle aziende cittadine, nel 2014, è stato autorizzato il ricorso alla cassa integrazione ordinaria per un totale di 1.732.390 ore, mentre l’anno successivo si registrano soltanto 819.578 ore: un calo drastico, che in percentuale si quantifica in un -52,7 per cento. Simile il trend del ricorso alla cassa integrazione straordinaria: 7.364.087 ore autorizzate nel 2014 a fronte di 3.886.495 nell’anno successivo, con un calo del 47,2 per cento. Meno della metà, invece, le ore di cassa integrazione in deroga che sono state autorizzate l’anno scorso rispetto a quello precedente: 2.548.842 nel 2015 a fronte di 6.993.750 nel 2014 (63,6 per cento).

Le ragioni di questo andamento decrescente, secondo l’analsi condotta da Confindustria, sono da ricercare in alcuni fattori specifici del Jobs Act connessi alla nuova disciplina degli ammortizzatori sociali. Il primo risiede nel fatto che sono state bloccate le autorizzazioni alle domande di cassa integrazione presentate dopo il 23.09.2015. 

Con la fine del 2015, inoltre, sono state abolite le commissioni provinciali costituite dalle parti sociali in seno all’Inps per l’approvazione della cassa integrazione ordinaria per i lavoratori dell’industria e dell’edilizia. Dal 1 gennaio 2016 è proprio l’ente previdenziale che, tramite il direttore della sede di Palermo, dovrebbe provvedere autonomamente sia all’istruttoria che all’autorizzazione. Ad oggi, però, non è stato emanato il provvedimento che detta i criteri al quale le direzioni Inps devono attenersi.

Una seconda ragione risiede nel fatto che i nuovi limiti di durata – 24 mesi in un quinquennio contro i 48 precedenti – introdotti dal Jobs Act hanno disincentivato le aziende al ricorso degli amortizzatori sociali. Infine, un ulteriore scoraggiamento è costituito dall’aumento del contributo addizionale per le aziende.


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