Il piccolo Riccardo Alberto Caramella è morto per la perforazione dell'intestino. Secondo il giudice i sanitari - ritenuti colpevoli di omicidio colposo - avrebbero effettuato in maniera maldestra un esame che non avrebbero dovuto fare. Tutto parte dalla denuncia dei famigliari
Messina, condannati quattro medici Per la morte di un neonato nel 2010
Quattro i medici condannati, quattro quelli assolti per la morte del piccolo Riccardo Alberto Caramella, di sette mesi. Erano indagati per omicidio colposo, uno anche per falso in atto pubblico, dopo il decesso del neonato avvenuto il 23 agosto 2010. Lo scorso 29 gennaio, per i dottori, sei dell’ospedale Piemonte e uno del Policlinico, erano arrivate le richieste di condanna da parte del pubblico ministero Anna Maria Arena, che aveva invece chiesto l’assoluzione per un altro medico del Policlinico.
Il giudice monocratico Massimiliano Micali oggi ha condannato in primo grado tre medici del reparto di Neonatologia dell’ospedale Piemonte e un radiologo del Policlinico, ha deciso l’assoluzione per altri tre del Piemonte e per uno del Policlinico. A far scattare l’inchiesta, e il successivo processo era stata la denuncia dei genitori, assistiti dall’avvocato Carmelo Raspaolo, presentata alla polizia dopo il calvario vissuto dal figlio. Come raccontato dai familiari del bambino e poi ricostruito dagli inquirenti, Riccardo Alberto viene portato dai genitori al Piemonte su consiglio del pediatra di famiglia, perché il piccolo ha la pancia molto gonfia. La prima diagnosi dei medici è di infezione virale, ma dopo quattro giorni un’ecografia mostra la presenza di una occlusione intestinale. Al bambino viene quindi applicato un sondino, per poi essere trasferito al Policlinico. Qui i medici non avrebbero eseguito subito l’operazione. La morte infatti sarebbe stata causata «dall’errata effettuazione di un clisma opaco» – un esame che serve a indagare su sintomi intestinali – che ha perforato l’intestino del piccolo. Nella condanna il giudice spiega che, anziché procedere immediatamente con l’intervento di risoluzione del problema diagnosticato, si è deciso di procedere con il clisma opaco che «non poteva avere finalità diagnostiche, né terapeutiche» e che ha provocato la perforazione dell’intestino.
Queste nel dettaglio le condanne decise dal giudice Micali: un anno e dieci mesi per Francesco La Rosa, Giovanna La Fauci e Daniela Prudente, tutti medici del Piemonte; un anno per il radiologo del Policlinico Salvatore Lamberto, l’unico per il quale la pm Arena aveva chiesto l’assoluzione. Per tutti la pena è sospesa. Sono stati assolti invece Rosaria Pino, Marje Dolores Merenda, Angelo D’Anieri, in forza all’ospedale Piemonte e Gianfranco Scalfari, assolto anche dall’accusa di falso in atto pubblico. Il giudice ha infine disposto il pagamento di una provvisionale di 160mila euro alle parti civili, mentre il risarcimento danni sarà discusso in sede civile. I medici sono stati difesi dagli avvocati Antonello Scordo, Antonio Giuffrida, Patrizia Picone, Giovanni Randazzo, Giovanni Previti e Mario Lojacono.