Giuseppe Licciardello, mercoledì, ha portato la propria madre - obesa e affetta da problemi ematologici - nell'ospedale Santa Marta e Santa Venera. E racconta: «È rimasta in una stanza di circa trenta metri quadrati, con pazienti di entrambi i sessi». La struttura è al collasso dopo la chiusura di quella di Giarre
Ospedale Acireale, il calvario di una 93enne Il figlio: «Quattro giorni in barella, disumano»
«Non è un ospedale, è un inferno». Non trova altre parole Giuseppe Licciardello, acese che negli scorsi giorni è entrato nell’ospedale Santa Marta e Santa Venera di Acireale, per descrivere la situazione in cui si è imbattuto nel tentativo di fare curare la propria madre. Una donna di 93 anni, che ha trascorso quattro giorni su una barella senza ricevere alcuna particolare assistenza, nonostante lo stato di obesità e diversi problemi ematologici. «Dovreste venire a guardare cosa c’è in questo pronto soccorso, venire e fare delle fotografie. Spiegarlo a parole non rende l’idea – dichiara l’uomo, contattato al telefono da MeridioNews-. Soltanto qualche ora fa (ieri, ndr) le è stato dato un lettino con un materasso. Ma per giorni, da mercoledì mattina, è dovuta rimanere in una barella. Sono condizioni disumane».
I problemi dell’ospedale, e in particolare quelli del pronto soccorso, sono noti da tempo. L’anno scorso, una donna – dopo la morte del marito, malato da tempo e rimasto per giorni in ospedale senza che si riuscisse a trovargli un posto letto – decise di raccogliere le firme per chiedere la chiusura del Santa Marta e Santa Venera. Nel frattempo, però, è stata un’altra chiusura – quella di diversi reparti dell’ospedale di Giarre – a portare vicina al collasso quella acese. «Mia madre è rimasta in astanteria, in una stanza di circa trenta metri quadrati, con pazienti di entrambi i sessi – continua Licciardello -. Le condizioni igieniche sono al limite, e spesso anche oltre, a causa dell’elevato numero di persone. Mancano i medici, mancano gli infermieri, è tutto allo sbando».
L’uomo, che si era già sfogato su Facebook definendo la condizione dei malati «peggiore di quella delle pecore», non si capacita di come una struttura sanitaria possa versare in questa situazione: «È sanità pubblica, sarebbe un diritto – commenta – eppure sembra che per avere condizioni dignitose bisogna avere qualche santo in paradiso». Nell’attesa, la possibilità di trasferire l’anziana in un altro ospedale non sembra tra le più praticabili: «Mi confronterò con mia sorella – spiega l’uomo – perché dovremmo essere noi a portarla da un’altra parte. L’ospedale, infatti, la porterebbe a Giarre dove la situazione non è di certo migliore».
Proprio nella città jonica, ieri mattina, si è tenuto un incontro particolarmente acceso tra gli amministratori del locale distretto socio-sanitario, a cui ha preso parte anche il presidente della Regione Rosario Crocetta. La riunione, nata per presentare ai vertici politici le difficoltà del comprensorio jonico-etneo, ha avuto anche un picco di tensione, con il sindaco di Giarre Roberto Bonaccorsi che ha abbandonato il tavolo.