Sono state cinque le coltellate che martedì hanno messo fine alla vita dell'imprenditore agricolo. I quattro fermati si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, ribadendo soltanto la propria estraneità ai fatti. Gli inquirenti però rimangono convinti che all'origine del delitto ci siano stati i dissapori con la vittima
Vittoria, proseguono indagini su omicidio Dezio Domani l’interrogatorio di garanzia per i Pepi
Nessuna ammissione, nonostante le piste investigative portino proprio a loro. Quarantotto ore dopo l’omicidio di Giuseppe Dezio, i quattro arrestati – il pensionato Gaetano Pepi e i figli Alessandro, Antonino e Marco – continuano ad avvalersi della facoltà di non rispondere. Salvo per ribadire di non avere nulla a che fare con quanto accaduto in contrada Gasparella. «I tre figli si sono professati innocenti – ha dichiarato la sostituta procuratrice Valentina Botti – mentre il padre si è avvalso solo della facoltà di non rispondere».
Mentre si attende l’interrogatorio di garanzia che avverrà davanti al gip Giovanni Giampiccolo, emergono dettagli sul delitto: a uccidere il piccolo imprenditore agricolo sono state cinque coltellate. All’origine dell’omicidio ci sarebbero i dissidi tra le parti, in merito alla strada di accesso ai rispettivi terreni. Intanto, proseguono le indagini e la ricerca dell’arma del delitto: i carabinieri starebbero concentrando le perlustrazioni intorno a una serra di proprietà dei Pepi, dove sarebbero state rinvenute tracce di sangue.
Convinto che il movente siano i cattivi rapporti con la vittima è anche il colonnello Sigismondo Fragassi: «Le due famiglie avevano dei dissapori da anni, non c’è motivo di ritenere possa essersi trattato di altro». Nel frattempo, secondo quanto riportato dall’Agi, le forze dell’ordine avrebbero sequestrato due armi: un fucile con matricola abrasa, ritrovata nel camion della vittima, e una pistola regolarmente registrata a Gaetano Pepi ma occultata all’interno della sua proprietà.