Pendolari delle rapine con sequestro, 9 arresti In manette gruppo ritenuto vicino al clan Laudani

Una serie di rapine in banche nel Nord Italia realizzate con le stesse modalità: il sequestro di personale e clienti e l’attesa di un’ora circa per l’apertura delle casse automatiche. Nel frattempo, per scoraggiare tentativi di fuga o di allerta delle forze dell’ordine, alle vittime vengono tolti chiavi delle auto e telefoni cellulari. I carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Ascoli Piceno, nelle Marche, stamattina ha stretto il cerchio attorno ai presunti componenti della banda. Un gruppo esperto, formato da dieci uomini – tutti pregiudicati e originari della provincia di Catania – e sospettato di fare riferimento al clan Laudani.  «Veri e propri pendolari delle rapine con sequestro di persone», come sono definiti dalle forze dell’ordine marchigiane.

«Siamo partiti da una rapina a San Benedetto del Tronto, il 27 agosto 2015», spiega a MeridioNews il maggiore Luigi Delle Grazie. «Un evento clamoroso per questa zona – dice – con 21 persone sequestrate in banca 113mila euro rubati». Dalle indagini coordinate dalla procura ascolana emerge che il copione è lo stesso seguito in altri colpi. Dai rilievi nell’istituto bancario e dalle testimonianze delle vittime emerge il sospetto che gli autori della rapina non siano del posto. 

In prima battuta tre componenti della banda vengono arrestati, grazie alla corrispondenza con le impronte digitali e il dna trovati sul luogo. Da qui i militari mettono sotto controllo i cellulari degli indagati e riescono a tracciare i movimenti dalla provincia di Catania a diversi Comuni settentrionali. «Abbiamo monitorato altri due tentativi di rapina, che abbiamo fatto sventare», racconta Delle Grazie. Due colpi organizzati a Taggia, in provincia di Imperia, e Marcon, in Veneto, il 29 e 30 settembre. Poche settimane dopo, il 14 ottobre, un altro tentativo nel Bolognese, a San Lazzaro di Savena. Qui in quattro vengono arrestati in flagranza. 

Come capo della banda le forze dell’ordine indicano Vincenzo Florio, 39 anni. Nel suo appartamento i militari hanno trovato un quadro a grandezza naturale di Tony Montana, personaggio interpretato da Al Pacino nel film Scarface. Il ruolo di basista sarebbe toccato a Emanuel Catania (39 anni, per lui disposti i domiciliari), Rosario Astorina (36 anni) e Angelo Ottavio Isaia (44 anni). Gli altri cinque sono accusati di essere gli esecutori. Si tratta di Damiano Castelli (22 anni), Antonio Davide Florio (29 anni), Antonio Giuseppe Florio (24 anni), Salvatore Castelli (21 anni) e Andrea Mazzarino (29 anni, per il quale sono stati ordinati i domiciliari). Il decimo elemento risulta ricercato

Per loro le accuse sono di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di più rapine e altri reati connessi. «Sicuramente la procura di Catania potrà valutare se ci sono gli ulteriori elementi per contestare l’associazione mafiosa», conclude Luigi Delle Grazie.


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