Taormina, 25 milioni di evasione fiscale Tari a duemila euro: parte ricorso al Tar

Scoppia la guerra delle tasse a Taormina. La capitale del turismo siciliano è in questi giorni teatro di roventi polemiche e profondo malcontento tra i cittadini e gli operatori economici a seguito dell’impennata delle imposte decisa dal Comune per rimettere in linea di galleggiamento i conti ed evitare il dissesto finanziario. Dopo la tassa di soggiorno già raddoppiata a partire dal 1 gennaio 2016, il piano anti-default ha visto stavolta il Comune aumentare del 40 per cento la Tari. La tariffa sulla tassa dei rifiuti è diventata un autentico incubo per residenti e proprietari di attività economiche. 

Le cartelle per il pagamento della prima rata sono parse spropositate e in tanti hanno già fatto sapere di non essere nelle condizioni di pagare mille euro di bolletta per un’abitazione e almeno il doppio per un’attività commerciale. Peggio ancora, inoltre, è andata ovviamente agli alberghi. Ecco perchè è già tempo di ricorsi e a guidare la rivolta nei confronti del Comune sono imprenditori e albergatori. Gli albergatori hanno depositato giovedì mattina un ricorso al Tar di Catania contro la delibera del 16 settembre scorso con la quale il consiglio comunale ha votato l’aumento Tari. Analoga iniziativa, con un ricorso alla commissione provinciale tributaria di Messina, è stata annunciata dall’Associazione imprenditori per Taormina (che rappresenta i commercianti) «al fine di ottenere l’annullamento della intimazione di pagamento o comunque la disapplicazione dell’atto illegittimo».

«Esprimiamo il nostro dissenso verso una politica fiscale vessatoria e irresponsabile – spiega in una nota il direttivo di Aipt – che cerca sempre di fare pagare i soliti noti. Aipt manifesta una ferma contrarietà alle politiche fiscali dell’amministrazione, che pretende sacrifici senza compierne e che, nel tentativo di salvare se stessa, fa schizzare le aliquote a livelli esiziali per la classe imprenditoriale». Il Comune contrattacca evidenziando che negli ultimi 15 anni a Taormina si è registrata un’evasione fiscale record su bollettazione idrica, Ici, Imu e Tarsu. «Il conto complessivo delle somme che mancano all’appello nelle casse comunali tra evasione ed elusione fiscale ammonta a 25 milioni di euro – ha dichiarato l’assessore alle Politiche finanziarie, Salvo Cilona -. Per elusori intendiamo quelli che hanno usufruito dei servizi senza nemmeno essere registrati, senza cioè risultare da nessuna parte. Un dato emblematico lo si è avuto in occasione della recente distribuzione dei kit per la raccolta differenziata: il 24 per cento di quelli che lo hanno ritirato non risultava, appunto, neppure registrato». 

Nel forziere di Palazzo dei Giurati, stando a una stima aggiornata, mancherebbero circa 10 milioni non riscossi su Imu e Tarsu, e poi per quanto concerne le bollette dell’acqua ulteriori 6 milioni. In questi giorni, Riscossione Sicilia ha effettuato un avviso di deposito atti in Comune contenente ben 28 tentativi di notifiche senza esito a società, attività commerciali ma anche qualche albergo e utenza residenziale. In alcuni casi, data la durata dell’evasione, si tratta di sono società che nel frattempo hanno chiuso i battenti. C’è anche chi ha dichiarato il fallimento, chi ha chiuso e magari ha cambiato ragione sociale, altri non operano più nel territorio di Taormina e, per finire, chi ormai è defunto.


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