Salvatore Nicolosi era stato escluso dalle elezioni per aver presentato un numero insufficiente di firme a sostegno della sua candidatura. Adesso il giudice ritiene fondato il suo ricorso e si attende la sentenza. Il Comune agrigentino, dopo due sindaci arrestati, potrebbe superare ogni record di discontinuità amministrativa
Licata, ok al ricorso del candidato leghista Possibile ritorno al voto, il terzo in tre anni
«Lo sbarco della Lega», titolava la stampa siciliana qualche mese fa, mentre il segretario del Carroccio varcava lo stretto in vista delle amministrative. Salvini, il ritorno. Potrebbe essere questo il titolo del nuovo episodio della saga, questa volta ambientato a Licata. Nell’ultima puntata, la lotta tra titani vede protagonisti l’esponente licatese dei salviniani e il sindaco Angelo Cambiano, la cui legittimazione adesso viene messa in discussione, assieme alla democraticità dell’elezione che lo ha portato al governo della città.
Mercoledì scorso è stato emesso dal Tar il decreto con cui si fissa l’udienza per entrare nel merito del ricorso proposto da Salvatore Nicolosi, candidato a sindaco di Noi con Salvini alle ultime elezioni. In quell’occasione, la commissione elettorale provinciale aveva estromesso dalla competizione i leghisti per un difetto nel raggiungimento del numero di sottoscrizioni utili alla presentazione della lista. La tesi dell’infermiere licatese, già rappresentante locale del sindacato Nursind e candidato alle regionali del 2012 con Italia dei Valori, verterebbe sul postulato – accolto, sembra, sia dalla normativa elettorale regionale che da quella nazionale – in base al quale, in caso di scioglimento anticipato dell’amministrazione, servirebbe una quantità inferiore di firme per concorrere validamente al suffragio.
Al momento, Nicolosi non si espone, aumenta la suspense e rimanda ogni dichiarazione alla prossima settimana, quando verrà inoltrato alla stampa un comunicato ufficiale di Noi con Salvini. «La notizia, comunque, è vera», afferma l’ex (o di nuovo attuale) candidato. Tutto da rifare, dunque: sarebbe questo l’effetto di un eventuale pronuncia definitiva favorevole a Nicolosi e ai suoi. Ripetere le votazioni non sarebbe di certo una passeggiata, se si considerano i diversi colpi di scena verificatisi prima e dopo il voto. Tra il primo turno e il ballottaggio, infatti, c’era stato più di un apparentamento. Ma la geografia politica della città del mare, con la chiusura della finestra elettorale, non è mutata solo grazie alle migrazioni da una coalizione all’altra da parte di chi si professava «altro dagli altri» e unico nel suo genere.
Il vero stravolgimento, secondo indiscrezioni, sarebbe accaduto esattamente il giorno dopo l’avvenuta elezione di Cambiano, quando qualche ingranaggio all’interno del gruppo Balsamo, del quale l’attuale sindaco era espressione, si sarà inceppato. E un’eventuale spaccatura tra l’avvocato Angelo Balsamo, ex sindaco, e il suo ex vice, attuale primo cittadino, non aiuterebbe quella compagine a presentarsi compatta alle ipotetiche nuove elezioni. Ma questa, al momento, è fantascienza. «Nulla di eccezionale – afferma Francesco Lumia, legale di Nicolosi – solo un decreto con il quale si fissa un’udienza per favorire l’accesso agli atti. Ci tengo, inoltre, a puntualizzare che il ricorso è stato proposto non già contro il Comune di Licata, ma nei confronti della sesta commissione elettorale provinciale».
Nulla di più di un provvedimento del giudice amministrativo, dunque, anche se gli scenari che si aprono potrebbero essere epici: con Licata che, dopo un sindaco arrestato che amministra con divieto di dimora, un altro sindaco arrestato che si dimette dopo pochi mesi, e un sindaco che si potrebbe rivelare non legittimato, tornerebbe al voto superando ogni record di discontinuità e frammentarietà amministrativa. Intanto, c’è chi si lecca i baffi. «Potremmo prepararci meglio – dichiara Angelo Attaguile, referente regionale di Noi con Salvini – e avere ottimi risultati come a Pedara o Villabate. È bene che Licata abbia un sindaco eletto democraticamente dalla base». Un fatto positivo, dunque, ma soprattutto un fatto. Foriero, potenzialmente, di interessi non soltanto salviniani. E nel frattempo fa rumore anche il silenzio di Angelo Cambiano sulla vicenda. Appuntamento al prossimo 11 marzo: c’è tempo anche per ritirare il ricorso.