Luigi D'Angelo si congeda dalla redazione di questo quotidiano che 17 mesi fa ha contribuito a fondare. «Che ci crediate o meno, a un certo punto, il logorio diviene palpabile. E ne risentono lucidità, intuizioni, freschezza», scrive nell'editoriale con il quale saluta i colleghi e i lettori
Il direttore D’Angelo lascia MeridioNews «Così si chiude oggi la mia gioiosa sfida»
«Direttore, te l’avevo detto io!», «Direttore, sto un attimo impicciata. Ci sentiamo dopo?», «Luigi, così non si può lavorare». Claudia, Rossana, Salvo, tre momenti della mia vita quotidiana conditi da un sorriso. Che mi mancheranno. Dopo 17 mesi, si chiude oggi la mia gioiosa cavalcata alla guida di MeridioNews. Una sfida accettata senza indugi, cominciata dal battagliero CTzen.
Mi è toccata anche la fortuna di poter scrivere questo pezzo, nel quale non trovano posto languore e malinconia ma soltanto appagamento. Insieme ad un briciolo di orgoglio. Che nasce dall’aver contribuito a rendere ciò che oggi è MeridioNews, un punto di riferimento nel panorama dell’informazione regionale. Un giornale schietto, interessante, intellettualmente onesto. Con enormi potenzialità offerte dagli uomini e dalle donne che ci lavorano. Bravi ragazzi, giornalisti veri. Che mi hanno regalato visibilità e gloria in quantità industriale. E da direttore non posso che ringraziarli. In effetti è stato più semplice del previsto, mi è bastato sfruttare le loro evidenti qualità. Una simpatica sanguisuga (mi passeranno il termine, che ha solo carattere benevolo).
Il rischio di un editoriale è sempre quello di banalizzare gli argomenti e fare solo cerchi concentrici. Riempiendo gli spazi di retorica sbrigativa che serve a nascondere un vuoto interiore. Ma in questo momento mi sento pieno. Di rinnovata passione, di consapevolezza, di esperienza. Mi sono anche divertito molto. Facendo spesso incazzare qualcuno che ritiene ancora che il giornalista debba subordinare il suo lavoro in nome di un’antica amicizia o di un comune sentire tutto locale. Della serie: «Tu sei giornalista? Allora io detto e tu scrivi» (splendida e amara battuta di un film di Antonio Albanese).
Naturalmente, la mia scelta ha ragioni profonde. Maturate nel tempo e scandagliate con ragionevole attenzione. Non è stato semplice costruire un vero giornale regionale, che oggi vanta tre pagine distinte, con due redazioni nelle principali città siciliane. Tutto questo ha un costo e alla lunga si paga. Nel rispetto assoluto di ogni professione, quello del direttore responsabile di una testata presenta specifiche peculiarità. Qualcuno direbbe oneri e onori. Che ci crediate o meno, è così. A un certo punto, il logorio diviene palpabile. E ne risentono lucidità, intuizioni, freschezza.
Potrà apparire strano, per qualcuno, che io lasci senza sbattere la porta. Congedandomi solo con un abbraccio. Proprio quello scambiato con la famiglia Messina al momento di salutarci. Sono loro i simpatici fuori di testa che due anni fa hanno pensato bene di investire nell’editoria. Concedendomi fiducia e puntando su di me senza esitazione. Non è una cosa che capita tutti i giorni. A dire il vero, certe occasioni si aspettano per tutta la vita e spesso non arrivano. Andate avanti (questo me lo dovete).
Di questa esperienza, un aspetto mi ha particolarmente colpito: l’idea non sempre chiara che la gente ha del giornalista. Di ciò che è, di ciò che fa e di ciò che deve fare (e in alcuni casi può fare). Un identikit indefinito, certamente approssimativo. Che passa da una visione di polizia del popolo a quella di un missionario votato al sacrificio. Tutto questo in nome della passione. Non è esattamente così, e questo è stato uno degli obiettivi che ho perseguito nel mio viaggio professionale. Sforzandomi di essere chiaro per far comprendere il ruolo che siamo chiamati a svolgere.
Ma non è il nostro caso, specie quello di Claudia Campese, chiamata domani a prendere il mio posto. Augusta, sai cosa devi fare (lo sai meglio di me). Sei una purosangue, ti basterà seguire l’istinto e, quando occorre, spegnere il fuoco delle tue vampate. Esperienze impagabili.
Nei dieci mesi trascorsi a dirigere Meridio, ho anche conosciuto Salvo, Carmen, Leo, Luisa, Martinha, Dario, Antonio e Piero coi quali ho affrontato i miei giorni. Senza il vostro supporto, non sarei quello che sono. Non proverei quello che provo. Gratificazione e rispetto. È un arrivederci (perché desidero vedervi sempre). Non prendetela come una minaccia.
Un computo dal quale non voglio escludere Giulio, Antonella e Maurizio, professionisti che hanno contribuito a costruire il giornale. Peccato, non tutto può funzionare alla perfezione. La mia stima per voi resta.
Lunga vita a MeridioNews!
Ragazzi, in bocca al lupo.