No Muos, il movimento contro la console Usa «Abbia rispetto dei tribunali e del Paese che la ospita»

«La console deve essere richiamata ad un maggiore rispetto del Paese che la ospita, partendo dal rispetto della volontà della sua popolazione che non può essere rappresentata come una massa decerebrata sobillata da pochi facinorosi antiamericani, per risalire alle sue istituzioni che non sono rappresentate solo dal suo governo ma anche dalla sua magistratura». Il movimento No Muos, tramite i suoi legali, interviene dopo l’intervista che la console statunitense, Colombia Barroseha rilasciato al quotidiano La Sicilia lo scorso 30 maggio. 

Nel lungo dialogo con il giornalista Mario Barresi, la diplomatica rompe il silenzio per conto del governo Usa e passa all’attacco dopo le azioni della magistratura che hanno visto una sentenza del Tar di Palermo dichiarare abusivi i lavori dell’impianto militare di comunicazione e il successivo sequestro penale, chiesto e ottenuto dalla Procura di Caltagirone. «Voglio che sia chiaro – spiega la console – che noi rispettiamo le leggi e le procedure italiane, oltre che il diritto di fare indagini e di tutelare la salute dei cittadini. Ma per me sin dall’inizio il governo italiano non doveva considerare il Muos come un tema da trattare in corti giuridiche di livello regionale perché si tratta di una materia di interesse nazionale, oggetto di un trattato internazionale. Si devono garantire i patti, non si possono cambiare le regole del gioco». Quindi, allarga ancora il raggio del suo intervento, invitando il governo italiano a intervenire, ricordando «il rapporto non occasionale, ma storico e consolidato nel corso dei decenni» tra Italia e Stati Uniti. «Non si gioca con questo – ammonisce Barrose – ma ci si comporta come chi vuole investire per far durare al meglio questo matrimonio. ll governo italiano dica che questi sono accordi nazionali per la sicurezza del Paese e con questi accordi non c’entra la Regione».

Parole che gli avvocati Paola Ottaviano, Nello Papandrea, Monica Foti, Carmelo Picciotto, Goffredo D’Antona, Nicolò Vignanello e Nicola Giudice dicono di aver letto «con costernazione», soprattutto per «il tono di minaccia col quale prospetta l’esaurirsi della pazienza da parte del governo Usa». I legali ricordano alla console «che l’Italia è uno stato di diritto nel quale anche le azioni dei governanti debbono sottostare alle leggi e, in caso di loro violazione, sono sottoposte al giudicato dei tribunali. Nel caso del Muos – aggiungono – basta l’evidenza della pronuncia del Tar e del sequestro a smentire quanto sostenuto dalla console Barrosse riguardo il rispetto della normativa Italiana. La console Usa non può in alcun modo arrogarsi il diritto di stabilire la competenza dei tribunali nel nostro Paese, mettendo in discussione la legittimità dei giudicati dei tribunali regionali». Sottolineano come «il governo non può autorizzare attività illegittime» ignorando quanto deciso dai tribunali e in nome di «presunte necessità di difesa o trattati internazionali». E ribadiscono infine perplessità sugli stessi trattati siglati da Italia e Usa per la realizzazione del Muos, definiti «illegittimi» perché mai passati dall’approvazione del Parlamento, come invece imporrebbe l’articolo 80 della Costituzione. 

Barrose apre anche il delicato capitolo riguardante i costi fin qui sostenuti dal governo statunitense e i possibili risarcimenti, nel caso in cui il Muos non venisse davvero realizzato. «Il Muos di Niscemi – spiega la console – doveva partire in primavera del 2015, adesso ci sono stati degli interventi di manutenzione per non farlo andare in malora. Si deve calcolare l’attesa, i contratti stipulati e poi scaduti, i soldi spesi inutilmente, finora 63 milioni di dollari. Ma poi ci sarebbero anche i danni dovuti alla mancata attivazione e alla necessità di trovare un nuovo sito dove ricominciare tutto daccapo. È una cosa molto seria, speriamo di non dover mai arrivare alla richiesta di danni». 

Oltre l’intervento degli avvocati – gli stessi che hanno seguito l’iter giudiziario sfociato a livello amministrativo nella sentenza del Tar e a livello penale nel sequestro del cantiere – il movimento No Muos ha risposto alla console usando l’arma dell’ironia. Sul sito è stata pubblicata una controintervista, in cui, a rispondere alle stesse domande del giornalista, sono gli attivisti mettendosi nei panni della Barrose. Proprio sul tema dei risarcimenti ecco qual è il loro punto di vista: «Ma secondo voi alla Lockheed Martin (la ditta che ha progettato l’impianto ndr) o al governo degli Usa interessano gli spiccioli rispetto a un’opera costata diversi miliardi di dollari? È evidente, lo facciamo per spaventarvi. Già il caro Saro Crocetta c’era cascato. Avresti dovuto vedere la faccia…».


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I legali rispondono all'intervista che Colombia Barrose ha rilasciato a La Sicilia in cui invitava il governo italiano «a dire che sono accordi nazionali per la sicurezza del Paese e con questi accordi non c’entra la Regione». La replica: «Non può in alcun modo arrogarsi il diritto di stabilire la competenza dei tribunali nel nostro Paese»

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