Ripartiamo da quel «non c’è sintesi» del presidente dell’Ars Gaetano Galvagno. Erano oltre le 3 della notte scorsa quando ha deciso di chiudere i lavori. Una sintesi mancante dopo un’intensa, articolata e belligerante seduta. In realtà dietro a questa affermazione di Galvagno si è celato un problema. E non di piccolo conto. La manina (di […]
Approvata la Finanziaria tra riscritture, mediazioni e manine ribelli. La diretta del voto dell’ultima seduta
Ripartiamo da quel «non c’è sintesi» del presidente dell’Ars Gaetano Galvagno. Erano oltre le 3 della notte scorsa quando ha deciso di chiudere i lavori. Una sintesi mancante dopo un’intensa, articolata e belligerante seduta. In realtà dietro a questa affermazione di Galvagno si è celato un problema. E non di piccolo conto.
La manina (di centrodestra) che ha modificato il testo concordato
Il grande contendere della giornata si è rivelato essere l’articolo 11. Quello sugli interventi in favore degli enti locali e sulle riserve ai Comuni. Argomento molto caro a tutti i deputati: sindaci da accontentare e, soprattutto, il proprio bacino elettorale. Quello che, sul territorio, potrebbe permettere di essere rieletti. Dopo il faticoso dibattito in aula era stata concordata una riscrittura. Che è arrivata a notte fonda. Però qualche cosa è andato storto. Perché una manina – made in centrodestra – ha inserito qualcosa che non era stato concordato. Qualcosa che ha le sembianze di una corposa mancetta la cui distribuzione avrebbe potuto essere discrezionale: un fondo di circa 22 milioni di euro. Sorpresa dell’opposizione e, soprattutto, del presidente Galvagno. Perché era stato fatto a sua insaputa.
Risultato? Sospesa la seduta e infranto il sogno di Galvagno che anelava chiudere la Finanziaria nella notte scorsa. Riconvocazione per oggi alle 12. Mentre il centrodestra, forse, sta cercando il proprietario della manina e si è reso necessario un ulteriore chiarimento. Dense di difficoltà entrambe le operazioni. E il primo risultato è stato quello di posticipare l’inizio della seduta alle 14.
Galvagno ghost leader
Sembra che FI non stia tollerando le prese di posizione del presidente Galvagno. Pur cercando di svolgere il suo ruolo con la necessaria terzietà, sarebbe proprio Galvagno il ghost leader dell’asse FdI-Mpa con PD-M5S-Controcorrente. Accusato dai forzisti di troppe trattative tra la presidenza e i gruppi di opposizione e innumerevoli concessioni e emendamenti approvati. Mal tollerata anche l’importanza che, in questa occasione, ha ottenuto l’Mpa. Che avrebbe avuto «ben più del dovuto». Come Cateno De Luca che, tra articoli, riserve e tabelle sembra aver saziato (parte) dei suoi appetiti.
Nulla di fatto. Aula riconvocata alle 16
Seduta aperta solo per pochi minuti. Il tempo necessario per il vicepresidente dell’Ars Nuccio Di Paola di annunciare la ripresa dei lavori alle 16.00. Problemi all’interno della maggioranza al grido di «O si fa la Sicilia o si muore». Dove Sicilia sta per accordo. Che all’interno della maggioranza sembra non esserci. Si preannuncia un’altra nottata.
Forza Italia verso la frattura interna?
Esponenti di Forza Italia insoddisfatti dai risultati dell’aula. E hanno chiesto un confronto diretto con il presidente Galvagno e l’assessore all’Economia Alessandro Dagnino. «Così non va – dice a MeridioNews un deputato di Forza Italia -. E non è solo il mio pensiero, ma quello di tutti i miei colleghi». Il ritardo sembra quindi causato dalle singole interlocuzioni che sono in corso. Intanto il presidente Renato Schifani è rientrato dal viaggio di auguri romani. Sarà in aula nel pomeriggio? Per ora è all’Hotel Astoria. Per lo scambio dei panettoni con la comunità forzista. Alla quale è arrivato, in videocollegamento, l’augurio natalizio del leader nazionale Antonio Tajani. Tutto in stand-by, quindi.
Ancora un rinvio
È toccato ancora una volta al vicepresidente Nuccio Di Paola il compito di fare accendere telecamere e microfoni su Sala d’Ercole. Per annunciare l’ennesimo rinvio. E la convocazione della conferenza dei capigruppo. Gli sguardi dei deputati presenti ina aula, pochi, si sono di nuovo riempiti di sconforto. O forse di rassegnazione. Una cosa sembra certa: che il presidente Schifani non ci sarà. Mentre è all’Ars il segretario regionale di Forza Italia Marcello Caruso. Forse chiamato per sedare gli animi degli azzurri. E una sottile dimostrazione di solidarietà nei confronti di Dagnino è arrivata da Schifani: «Sei amato e odiato come tutti i tecnici ma non posso che ringraziarti per il grande lavoro che hai fatto e che stai facendo in questi mesi». La seduta è sospesa e, in questo momento, non ci è dato di sapere se, e quando, riprenderà. E con quale scaletta dei lavori. L’unica cosa che aleggia nel Palazzo è il titolo di un vecchio film diretto da Luigi Comencini con Alberto Sordi e Eduardo De Filippo: «Tutti a casa».
Seduta riaperta ma c’è una sorpresa
Seduta riaperta alle 18.20. Dopo il termine della conferenza dei capigruppo. Ma all’apertura la nuova sorpresa: assente buona parte del gruppo parlamentare di Forza Italia. Galvagno ha annunciato la scaletta dei lavori. Al voto gli articoli 11, 15, 16, 114, 131, 132, 133 e 134. dopo di chè tutti a casa. A festeggiare il Natale e il Capodanno. Gustando panettone, torrone e lenticchie. Annunciata anche la data della prima seduta del 2026: 13 gennaio. All’ordine del giorno 3 Ddl. Il primo quello relativo alla riforma degli Enti locali. Gli altri due tratteranno gli ordinamentali e lo stralcio il primo. Il secondo sarà un ddl omnibus di spesa.
Approvati alcuni articoli
Riecheggiano nell’aula l’implorazione di Galvagno: «Facciamo prevalere il buon senso per evitare l’esercizio provvisorio» e la supplica del capogruppo di Forza Italia Stefano Pellegrino. Ma la votazione prosegue con un andamento lento. Approvati gli articoli 110, sugli interventi per la valorizzazione delle spiagge libere attrezzate, e il 114, le misure per gli agricoltori danneggiati dagli eventi meteorologici eccezionali verificatisi nel 2025.
Dopo una lunga, articolata e accesa discussione è stato approvato l’articolo 131, contenente modifiche e abrogazioni di norme. Si è passati, poi, all’esame dell’articolo 15, quello relativo agli ex Pip. Per i quali si era aperta la battaglia per portare il monte ore dalle 24, inizialmente previste, a 25. Reso necessaria al fine del raggiungimento del trattamento integrativo. Si tratta di una misura che coinvolge anche i lavoratori ex articolisti. Arrivati in Aula anche gli echi delle dichiarazioni di Caruso. Che ha accusato il presidente Galvagno si fare accordi con le opposizioni. Dal Pd si è alzato il coro contro la presidenza con la richiesta di dissociarsi «dalla parole di Caruso» arrivata dal dem Nello Dipasquale. Il deputato regionale del Movimento 5 Stelle Nuccio Di Paola, dal canto suo, ha invece rilanciato: «Ci tiriamo fuori, non ci sono accordi. Al governo deve arrivare un messaggio che non è clima adatto. Il governo dimentica le cose e attacca le opposizioni».
Tocca all’articolo 16 sul servizio idrico integrato
Dopo l’approvazione dell’articolo 15, quello relativo agli ex Pip, riprende la discussione sull’articolo più critico. E con un peso specifico per i cittadini molto alto. Il 16. Quello sulle disposizioni in materia di servizio idrico integrato. Acqua, chimera siciliana. Le opposizioni criticano la scelta di continuare a sostenere economicamente Siciliacque. Con un finanziamento, presente in Finanziaria, pari a 19 milioni di euro. Sostengono che il finanziamento della società, come i precedenti, è relativo ai costi necessari per potabilizzare e distribuire acqua ai siciliani. Che però devono pagare l’acqua che la Regione ha già pagato. Visto che Siciliacque non ha restituito alcuna delle cifre ricevute dalla Regione, le opposizioni sono contrari. Sempre dalle opposizioni arriva la contrarietà a fronte dell’assenza dell’assessore del ramo, Francesco Colianni.
L’ultimo (forse) braccio di ferro sui Comuni
Nonostante la raccomandazione di Galvagno di concentrarsi sul voto, l’articolo 6 ha fatto allungare i tempi. Ma, alla fine, è stato approvato. L’altro scoglio è l’articolo 11, sugli interventi in favore degli Enti locali. Una delle misure più discusse. Specie la parte relativa alle riserve ai Comuni. Approvato, insieme agli emendamenti corcordati in una pausa per evitare lo scontro. Pause, discussioni e, ancora una volta, correzioni. Anche di errori materiali commessi dagli uffici. All’ultimo ostacolo, le tabelle, arriva ancora una sospensione. E forse l’ultimo braccio di ferro tra centrodestra e opposizione. Alla ricerca della soluzione finale, sempre con la mediazione di Galvagno. Ma a Palazzo dei Normanni sembra essere arrivato il presidente Schifani, reduce dal suo tour degli auguri natalizi. Alle 23:39, finalmente, la seduta riprende. I segni di stanchezza sono ben visibili. Arriva l’emendamento nella sua versione definitiva. Il M5s chiede una sospensione per analizzarlo. Galvagno ricorda che le deadline è prevista per le 23:59. «Tra 20 minuti chiuderò con la votazione finale. Costi quel che costi» chiosa. Ma decide di sospendere la seduta per 5 minuti.
Il tempo è scaduto
Il tempo a disposizione è scaduto. Le telecamere sull’Aula si sono riaccese. Il Presidente Schifani non è presente. L’emendamento incriminato è quello che prevede la riduzione del fondo per le infrastrutture. La riscrittura e le revisioni non sembrano aver soddisfatto le opposizioni. «Tabelle che sembrano dei maxi-emendamenti» è la posizione dell’opposizione. Inizia il voto. Prima gli emendamenti e poi l’articolo per parti separate e voto segreto per ogni comma. Come richiesto dal capogruppo del M5s Antonio De Luca. Il voto è preceduto da un forte contrasto tra De Luca e Galvagno: «State sbagliando nel merito». Secca la replica di Galvagno: «Non possiamo essere ostaggio delle sue richieste». Durante il voto l’Aula rumoreggia. Dopo una lunga lista di capitoli, l’articolo è stato approvato. Approvato anche l’articolo 133, sugli effetti della manovra e copertura finanziaria. Via anche alla soppressione e alla modifica di alcuni articoli già approvati. Tra questi l’articolo 9 relativo ai disabili gravissimi. Resta invece l’articolo 93, il sostegno alle associazioni operanti nel settore teatrale, che nella notte di ieri era stato oggetto di scontro tra il leader di Controcorrente Ismaele La Vardera e il deputato della Democrazia Cristiana Carlo Auteri. Ora la seduta è sospesa per la preparazione della nota di variazione e del documento contabile del bilancio.
I giochi sono fatti
Pit stop per Galvagno. Chiude Di Paola. Seduta ripresa per chiudere. Il disegno di legge della Finanziaria è approvato. Così come la nota di variazione della Giunta. Al via le dichiarazioni di voto finali. «Questa Aula non è più in grado di rappresentare i siciliani. È un’Aula che soddisfa gli appetiti di alcuni amministratori amici» ha dichiarato De Luca del M5s. Dai capigruppo della maggioranza arrivano i complimenti per il lavoro svolto. Qualcuno ringrazia anche il Presidente Schifani, che non è in Aula. Ma che ha annunciato, nei giorni scorsi, una maxi-manovra da 2,4 miliardi per il mese di luglio. Stefano Pellegrino, capogruppo di Forza Italia ha annunciato che la manovra di luglio sarà «il piano Marshall per la Sicilia» e ha aggiunto che «E’ una manovra che coinvolge il tessuto economico, produttivo e sociale. Ringrazio le opposizioni per la collaborazione». «E’ un’ottima Finanziaria che mette in campo risorse importanti. Una Manovra fortemente espansiva che guarda a tutte le classi sociali» ha dichiarato l’esponente dell’Mpa Giuseppe Geremia Lombardo. «Mai si era approvata una Finanziaria prima del Governo nazionale. Quindi complimenti veramente di cuore all’assessore Dagnino, agli uffici della ragioneria, al dottor Tozzo e a tutta l’equipe della ragioneria che ci ha potuto far lavorare bene per approvare una Finanziaria che fa la differenza e che potrà fare la differenza nel 2026» ha dichiarato il presidente della I Commissione Affari Istituzionali Ignazio Abbate. «Ancora una volta il gruppo PD e le forze di opposizione hanno tenuto la barra dritta con senso di responsabilità, impedendo che fossero mantenute norme che nulla avevano a che fare con la finanziaria e proponendo misure concrete che in parte sono state inserite nella manovra. Resta un dato politico che è sotto gli occhi di tutti: c’è una maggioranza schizofrenica, il governo Schifani non si regge più in piedi» ha dichiarato il capogruppo del Pd Michele Catanzaro. «Siamo ai titoli di coda della Giunta del Presidente Schifani. Che non ha più la maggioranza effettiva. Deve azzerare immediatmente la sua Giunta, perchè il sodalizio politico su cui contava non esiste più. L’esperienza del Presidente Schifani è finita qui» ha dichiarato Cateno De Luca, leader di “Sud chiama Nord” e ha lamentato che le proposte del suo gruppo «non sono mai state prese in considerazione». «Una finanziaria di grande peso, con un grande impatto sull’economia siciliana – ha dichiarato l’assessore Alessandro Dagnino -. Una legge che guarda anche alle categorie disagiate, grazie alla solida guida del Presidente della Regione». «Ci stiamo apprestando a votare la terza Finanziaria senza esercizio provvisorio» ha dichiarato con soddisfazione il Presidente Gaetano Galvagno e ha ringraziato quanti hanno contribuito a raggiungere questo risultato. Ma è arrivato il momento clou. Quello del voto finale. Con 29 voti favorevoli e 23 voti contrari la Finanziaria è stata approvata. La Manovra è legge.
Habemus finanziaria
Ma a quale prezzo? Il Governo, per ora, reggerà. Almeno fino al 13 gennaio. Quando l’Aula dovrà riprendere in mano quanto stralciato in questi giorni. Poi, se tutto filerà liscio, arriverà il momento del rimpasto della Giunta. Ma la rottura che si è verificata durante questa lunga e faticosa seduta non sarà facilmente sanabile. E le incomprensioni tra Forza Italia e Fratelli d’Italia sono sembrate più una profonda frattura che un banale litigio tra fidanzati. Forse la pausa natalizia diventerà un periodo di ricerca della impossibile pax necessaria per governare. Ma fino a quando? Il Governo è a pezzi. Un Governo, che non è riuscito a rimanere compatto durante l’approvazione della Finanziaria. Un Governo che ha regolarmente riscritto quanto aveva mandato in Aula per l’approvazione. Lacerazioni interne e pressing dell’opposizione hanno generato lo stillicidio cui abbiamo assistito. E poi la solita, inenarrabile fretta sull’approvazione. Costellata di lunghe pause necessarie per trattare e concordare. Un Governo che, nonostante i toni trionfalistici dei comunicati stampa diffusi in queste ore dai vari assessori, è semplicemente riuscito a sopravvivere alle sedute. La Caporetto del Governo è iniziata, con la battaglia all’arma bianca che si è consumata durante questa settimana. E il trattato di pace, così come la battaglia, avrà i suoi costi. E questa volta, forse, il prezzo da pagare sarà troppo alto. E qualcuno dovrà fare un passo indietro. O magari due