Oxford, studenti in rivolta: ‘L’ateneo ci spia in rete’

 LONDRA – Chi vantava in piazza le proprie malefatte, in passato, finiva sempre per trovare qualcuno disposto a far la spia. In tempi di piazze virtuali, il racconto della propria vita e l’orgoglio delle goliardate sono esposti on line: è più comodo per gli amici lontani, ma è anche meno protetto dalla curiosità altrui. Non c’è più bisogno di una spia: per cogliere in fallo gli studenti più “esuberanti” negli scherzi, alle autorità accademiche di Oxford è bastato l’accesso a Facebook, uno dei siti-piazza più amati dagli universitari. E’ l’equivalente internettiano di una città con tanti “muretti”: un luogo dove ci si presenta, ci si ritrova, si resta vicini agli amici, si flirta, ci si scambia esperienze e sciocchezze, si raccontano pettegolezzi e ci si invita ai party, insomma si costruiscono amicizie e relazioni seguendo la logica delle diverse “reti”, quelle del college, della facoltà, ma anche in molti casi dell’azienda. Un universo composto da molte “piazze”, e su quella degli studenti di Oxford l’amministrazione universitaria ha potuto mettere gli occhi senza troppi problemi, così da raccogliere le prove dei “comportamenti riprovevoli”.

La tradizione britannica vuole che alla fine del semestre, dopo gli esami, gli universitari abbandonino la serietà abituale e sfoghino la tensione accumulata con scherzi e festeggiamenti di stampo goliardico, assalendo i compagni con gavettoni e lanci di farina, uova, confetti, in qualche caso persino vino. A Oxford l’appuntamento è in Merton street: ogni anno la strada diventa un teatro per agguati con la schiuma da barba e campionati di lancio della torta sui colleghi. L’uso è talmente comune che gli studenti si sfidano l’un l’altro con messaggi internettiani sulla piazza di Facebook.

Ma al comune non sono contenti: gli eccessi di fine semestre costano alla collettività 20 mila sterline, l’equivalente di 30 mila euro, in lavori di pulizia. Insomma, alla fine questa tradizione sembra aver stancato l’amministrazione e l’università, pressata dalle autorità locali e stimolata – ha giurato un anonimo funzionario alla Associated Press – dalle tante denunce, è andata a cercare le prove on line, e ha punito gli studenti più esagitati con multe da 40 a 100 sterline (60-150 euro), seguendo una regola imposta nel 2004 e fino a quest’anno applicata solo 14 volte.

Con una buona dose di freddezza, i supervisori di Oxford hanno ricordato che “gli studenti possono incontrare gli amici dopo gli esami, ma quegli studenti che creano disordini con cibo e alcol nelle strade, o che indulgono in comportamenti anti-sociali contrari ai regolamenti universitari, saranno puniti”.

Martin McCluskey, presidente dell’Unione degli studenti, ha denunciato l’invasione della privacy, ha rivendicato l’obbligo di trasparenza che l’università dovrebbe applicare, e ha avvertito gli studenti perché tolgano le foto “incriminate” dal sito, o ne rendano più difficile l’accesso, chiedendo a Facebook di bloccare le intrusioni delle autorità accademiche.
La sensibilità sulle intrusioni nella sfera personale è altissima in Gran Bretagna: nei giorni scorsi è bastata la decisione di consentire alla polizia l’accesso alle telecamere che sorvegliano il traffico per suscitare scalpore e allarmi, con l’inevitabile richiamo al Grande Fratello di George Orwell.

Ma al centro delle polemiche c’è proprio Facebook: trenta milioni di iscritti e una popolarità in ascesa, ha già visto i suoi contenuti usati come “prova” per comportamenti considerati discutibili. La settimana scorsa è successo negli Usa a miss New Jersey, Amy Polumbo, che si è lasciata ritrarre in foto scherzose un po’ osé con il fidanzato e ora rischia di perdere la corona di reginetta di bellezza. Ad aprile cinque studenti di Toronto hanno dovuto rinunciare alla gita scolastica di fine anno, dopo che su Facebook erano usciti i loro commenti su un’insegnante odiatissima.

A Oxford, visto che ormai la storia era pubblica, qualcuno degli accusati è uscito allo scoperto. Alex Hill, ventunenne studentessa di matematica e filosofia, ha raccontato di aver ricevuto una e – mail dalle autorità accademiche. Nel messaggio si avvertiva la ragazza che erano state rintracciate tre immagini in cui lei appariva impegnata in “comportamento improprio”. E la giovane si è infuriata: “Non so come abbiano avuto accesso alle foto”, ha detto al “Times”, “ma era inteso che esse potessero essere viste solo da studenti. Hanno citato tre immagini in cui vengo spruzzata di schiuma da barba. Credo che l’abbiano fatto a caso, perché ci vogliono ore e ore per setacciare tutti i profili degli studenti.

Mi sento offesa. Ma la cosa più bizzarra è che qualcuno, fra il personale
dell’università, sia pagato per star seduto davanti a un computer alla ricerca di queste foto. Dev’essere davvero un impegno che prende molto tempo”.


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