Tra le sette persone indagate dalla guardia di finanza nell’inchiesta per associazione a delinquere che ha portato al sequestro preventivo di quasi sei milioni di euro al gruppo Onda di Siracusa c’è anche Fabio Granata, ex assessore regionale ed ex presidente della commissione regionale antimafia, che si è dimesso recentemente da assessore alla Cultura al […]
foto di Fabio Granata su Facebook
Inchiesta Onda a Siracusa, indagato l’ex assessore Granata: «Finanziatore occulto e reclutatore di prestanome»
Tra le sette persone indagate dalla guardia di finanza nell’inchiesta per associazione a delinquere che ha portato al sequestro preventivo di quasi sei milioni di euro al gruppo Onda di Siracusa c’è anche Fabio Granata, ex assessore regionale ed ex presidente della commissione regionale antimafia, che si è dimesso recentemente da assessore alla Cultura al Comune di Siracusa. I reati contestati a vario titolo ai sette indagati sono di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di autoriciclaggio, bancarotta, reati fiscali e associazione a delinquere per la commissione di truffe.
Secondo quanto ricostruito finora e messo nero su bianco dal giudice per le indagini preliminari, Granata avrebbe avuto una posizione «assai sfumata, eppure ben presente in quelli che rappresentano alcuni dei momenti cruciali e prodromici alla realizzazione di quella struttura associativa che avrebbe consentito al Martines, per il tramite dei prestanome, di attuare il programma criminoso». Luigi Martines, cognato di Granata, secondo gli inquirenti avrebbe assunto il ruolo di «capo, in quanto, tra l’altro amministratore di diritto o di fatto di tutte le società del gruppo operanti sia in Italia (la Onda srl, la Sinergia R&S srl, la Euro Lucas srl, la Lucas Engine srl, la Lucas L srl) che all’estero (quali la Eurospark Ltd di Malta)». In merito alla partecipazione all’associazione a delinquere, Granata avrebbe avuto il ruolo di «finanziatore occulto e di reclutatore di prestanome». Quanto al primo aspetto, l’elemento più significativo emerso dalle indagini è legato al «finanziamento da 800mila euro che Granata apporta alle attività del cognato». Il secondo aspetto avrebbe trovato riscontro in intercettazioni telefoniche della guardia di finanza.