«L’educazione sessuale a scuola contro la violenza di genere»: la proposta collettiva nata da una ricerca siciliana

Prevenire la violenza di genere con l’inserimento dell’educazione sessuale e affettiva nelle scuole. È l’obiettivo del manifesto presentato dal movimento Piacere di conoscerci, sottoscritto da oltre 6000 persone e già presentato ai comuni di Palermo, Termini Imerese e Bagheria. L’azione pratica di una comunità locale nata dalla ricerca di una 32enne palermitana laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali. «Mi sembra ancora incredibile – racconta a MeridioNews Francesca Barbino – pensare che tutto sia nato da una borsa di studio». Finanziata dal programma Sylff della Tokyo foundation e promossa dall’istituto di formazione politica Pedro Arrupe la ricerca Idea-Azione ha preso forma con L’educazione alla sessualità e all’affettività come pratica partecipativa per prevenire la violenza di genere nei territori. Dalla teoria alla pratica il passo è stato breve. Ma il percorso è ancora lungo.

«Attivare il territorio attraverso la ricerca era tra gli obiettivi, ma mai – confida Barbino – mi sarei aspettata la partecipazione attiva che è venuta fuori da parte di una comunità sensibile che si è creata attorno a un tema così importante e urgente». Una borsa di studio da cui è nato un movimento – a cui hanno aderito tantissimi giovani, associazioni locali, organizzazioni, collettivi studenteschi – che ha dato vita a un manifesto di proposte accolte da oltre 6000 persone che hanno firmato per farle diventare realtà. «Adesso aspettiamo che le amministrazioni a cui abbiamo presentato il progetto – afferma la ricercatrice al nostro giornale – facciano la loro parte, fondamentale per rendere l’educazione alla sessualità e all’affettività non più solo un intervento spot nelle scuole. Partendo dalla consapevolezza che dal basso si può arrivare fino a un certo punto – aggiunge Barbino che da anni lavora con il terzo settore sul tema della violenza di genere, soprattutto nelle scuole – mi sono chiesta quale fosse il ruolo delle istituzioni pubbliche».

E proprio da questa domanda sono partiti i primi focus group – durante i quali sono stati ascoltati i giovani dei collettivi studenteschi di dieci scuole palermitane – che hanno portato alla costruzione di un percorso da condividere con le pubbliche amministrazioni locali siciliane. «L’educazione sessuale olistica è riconosciuta come la soluzione più concreta e a lungo termine alla violenza di genere – spiega Barbino – Consente di imparare a riconoscerla, rispondere e non perpetrarla, ma senza tralasciare i diritti sessuali di tutte le persone». Il punto di partenza della sua ricerca partecipativa da cui ha preso vita la campagna Piacere di conoscerci che ha portato alla stesura del manifesto a cui aderiscono già 57 diverse realtà sociali attive nell’Isola che hanno di mira tutte lo stesso obiettivo. «Si è attivata una rete enorme – ci tiene a sottolineare – che ha subito mostrato che la bellezza del collettivo può andare ben oltre le aspettative». Un lavoro collettivo che ha portato alla redazione di un documento per chiedere agli enti locali di prendere «un impegno concreto per l’istituzione di politiche a supporto di un’educazione sessuale olistica, inclusiva, plurale e multidisciplinare rivolta alle scuole per prevenire le violenze di genere».

La Sicilia è al primo posto (secondo i dati forniti dal dossier Indifesa di Terre des Hommes del 2023) in Italia per gravidanze precoci, con più di mille nascite da madri minorenni; mentre l’istituto superiore di Sanità nel 2024 ha registrato nell’Isola un repentino aumento dell’incidenza delle infezioni sessualmente trasmesse (il 12 per cento in di infezione da Hiv e 20 per cento di infezioni da sifilide). Ma non solo, dai dati raccolti della fondazione Libellula un terzo dei giovani tra i 14 e i 19 anni non riconosce come violenza imporre al partner il modo in cui vestire; la metà riconosce «la gelosia come segno imprescindibile d’amore»; il 14 per cento degli intervistati di sesso maschile non ritiene una forma di violenza la costrizione a un rapporto sessuale, anche se non desiderato dal o dalla partner; per un adolescente su tre alla richiesta di un rapporto sessuale «le ragazze dicono no ma vorrebbero dire di sì»; il 20 per cento richiede con insistenza foto intime.

«Sono tutti risultati e cause di una educazione sessuale e affettiva negata o limitata nelle scuole – analizza Barbino – Per questo il nostro obiettivo è quello di agire in ottica trasformativa per sciogliere le trame di oppressione che delineano la nostra società. Le violenze di genere – aggiunge – sono un problema di stampo culturale e sistemico e la soluzione non può che partire dal mondo dell’istruzione, da una nuova pedagogia che ne estirpi le radici patriarcali, educando al rispetto, al consenso, al dialogo e alla conoscenza del proprio corpo». E non è mai troppo presto per cominciare. «Già dagli zero anni si può cominciare – sostiene la ricercatrice – ad approfondire temi legati alla sfera emotiva, affettiva e relazionale dei bambini e delle bambine». L’inizio di un percorso che dovrebbe accompagnare la formazione degli studenti e delle studentesse nelle scuole di ogni ordine e grado. «Per questo bisogna formare anche i docenti e tutto il personale scolastico per fare in modo – conclude Barbino – che possano poi collaborare con una squadra multidisciplinare di professionisti (composta non solo personale sanitario ma anche psicologi, sociologici, antropologi, sessuologi, educatori sessuali) per un’educazione sessuale e affettiva nelle scuole che sia costante e plurale».


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