Da Aci Catena alla Bulgaria «con 350 euro al mese» Tra compravendita di cellulari e teglie di lasagne

«Il mio futuro? Lo vedo qui in Bulgaria, in Sicilia ho perso le speranze. Ho già detto a mio fratello che risparmierebbero anche sul funerale: costa solo 300 euro compreso di cassa da morto, fazzoletto di terra al cimitero e servizio funebre». Parole di Mario, trentenne siciliano che da qualche anno ha scelto di emigrare all’estero alla ricerca di condizioni di vita migliori.

Originario di Aci Catena, il Comune dove poche settimane fa alcuni consiglieri hanno presentato una mozione per un censimento degli stranieri, Mario per adesso fa la spola tra Italia e Bulgaria ma l’intenzione è quella di mettere radici nell’Europa dell’Est: «Ho conosciuto la Bulgaria a fine 2010 – racconta –. L’idea è nata nell’agosto precedente quando, su insistente invito di amici bulgari, finalmente andai in vacanza lì per venti giorni, vivendo a Bansko, nota località sciistica e a Razlog. Alloggiavo in un appartamento a quattro stelle con appena 25 euro al giorno».

Tra i motivi principali che lo hanno portato a preferire la Bulgaria c’è appunto il costo della vita decisamente più basso rispetto agli standard siciliani. Condizioni che ogni anno convincono sempre più persone – specialmente pensionati – a fare le valigie e prendere un volo per Sofia: «I motivi sono presto detti: in Bulgaria si può vivere con una piccola rendita – continua –. Ho calcolato che, senza fare una vita sfarzosa, potrei vivere bene con 350 euro al mese. Lì pago 60 euro al mese di affitto per un bilocale singolo con garage, cantina e orto, 20 euro di energia elettrica, 2.50 di acqua e con otto euro al mese ho internet a 7 mega e tv via cavo. Per non parlare della spesa – prosegue – dove con 25 euro a settimana riempio il frigorifero».

Parlando di lavoro, Mario spiega come la Bulgaria non sia di certo un paradiso, «anche se si può investire dall’estero con forti incentivi statali», ma le prospettive sembrano comunque migliori di quelle offerte dalla Sicilia. «Lì la pressione fiscale è molto bassa – commenta –. Fino ad adesso non ho svolto dei veri e propri lavori con contratto, ma mi sono mantenuto con compravendita di telefoni cellulari, assistenza tecnica di computer e tante teglie di lasagne. In cucina me la cavo bene e, dopo cinque anni, oramai ho i miei clienti. Un’idea – prosegue – sarebbe quella di esportare la Sicilia e aprire un piccolo locale con le specialità siciliane come la tavola calda».

Immaginare la Bulgaria come una nazione omogenea sarebbe un errore: «È un Paese con profondi contrasti a tutti i livelli. I centri delle città sono curatissimi e a misura d’uomo, ma basta allontanarsi dal centro per trovare già alcune lacune». La poca conoscenza della storia rischia di portare a generalizzazioni errate: «Si deve fare una attenta analisi specialmente sul passato recente di quella nazione per poter capire la complessità dei rapporti tra le varie etnie e religioni – tiene a sottolineare Mario –. Basti pensare alle conseguenze che hanno avuto quattrocento anni di dominazione turca e, più recentemente, il comunismo: slavi, turchi, musulmani, cristiani, zingari e sinti sono stati costretti alla convivenza dopo la serrata comunista delle frontiere».

Tornando con il pensiero alla Sicilia e nello specifico ad Aci Catena è impossibile non fare riferimento ai cambiamenti registratisi negli ultimi anni nella cittadina, con un deciso aumento della presenza di cittadini stranieri – provenienti perlopiù dalla stessa Bulgaria – a cui non è seguita alcuna particolare politica di integrazione, fino al punto di creare le condizioni per una reciproca ghettizzazione tra catenoti e stranieri. 

Un esempio su tutti è il parco comunale, ribattezzato con diffidenza villa bulgari. «Va detto innanzitutto che ad Aci Catena, il 90 per cento dei bulgari presenti è di etnia rom e sinti – commenta –. In alcuni casi, i comportamenti di alcuni hanno portato a fare di tutta l’erba un fascio». Sulla proposta di censire gli stranieri, che ha fatto gridare molti alla xenofobia, Mario si dichiara possibilista ma con precisi distinguo: «Non deve essere l’incipit per un rimpatrio di massa basandosi sulle lamentele di catenoti ignoranti – specifica – ma un incentivo all’integrazione che significa anche rispetto delle leggi; e questo non solo da parte degli stranieri, ma di tutti, amministratori compresi». 


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