Naufragio a Lampedusa, tra le vittime una neonata e 2 ragazzi. Cri: «Superstiti in discrete condizioni»

Tra i primi corpi recuperati e già trasferiti nella camera mortuaria del cimitero di Cala Pisana, a Lampedusa, ci sono quelli di una neonata, due uomini adulti, tre donne – di cui una minorenne – e due adolescenti di sesso maschile. A seguire, al molo Favarolo, sono state recuperate altre cinque salme. Sarebbero una ventina i cadaveri accertati. Intanto, quattro dei 61 superstiti del naufragio, subito dopo l’approdo, sono stati accompagnati al poliambulatorio dell’isola per accertamenti medici. Le operazioni di soccorso e recupero continuano, mentre restano ancora da localizzare i dispersi che dovrebbero essere almeno venti.

«Nella tarda mattinata abbiamo accolto le 56 persone superstiti partite dalla Libia, altre 4 sono ricoverate in osservazione – riferisce Cristina Palma, vice direttore dell’hotspot di Lampedusa della Croce Rossa Italiana-. Le persone sono provate dal viaggio, sono in condizioni discrete. La nostra equipe li ha già presi in carico e si sta occupando di loro e dei loro bisogni».

«È una tragedia che mi addolora profondamente e, come amministrazione comunale, ci siamo messi a disposizione delle autorità per tutto ciò che serve. Il naufragio non è avvenuto al largo di Lampedusa, ma in acque internazionali, a circa 40 chilometri a sud – dichiara Filippo Mannino, sindaco di Lampedusa – È strano che sia avvenuto in piena estate quando le condizioni meteo sono favorevoli alle traversate», sottolinea il primo cittadino, che invita, però, a evitare «strumentalizzazioni politiche».

«A Lampedusa il fenomeno dell’immigrazione va avanti da circa 30 anni – dice ancora il sindaco -. E purtroppo, insieme ai vivi, accogliamo da sempre anche i morti. Ci sono stati con ogni governo. Dinanzi a una simile tragedia invito tutti a evitare strumentalizzazioni. Perché le vittime delle traversate ci sono state con governi di qualsiasi orientamento politico». Per Mannino sul fenomeno migratorio «si deve lavorare insieme per cercare soluzioni che consentano a questa gente di non morire più in mare e di vivere liberamente nelle terre da cui partono».


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