Non ci sarà ricorso alla sentenza dei giudici amministrativi. I due manager potranno insediarsi nelle aziende ospedaliere di Catania nei prossimi giorni. Si chiude così una vicenda lunga e complessa, fatta di cavilli giuridici e una lotta di potere all'interno della maggioranza
Sanità, il governo Crocetta si arrende al Tar Cantaro e Pellicanò al Policlinico e al Cannizzaro
Qualche mese fa il presidente Rosario Crocetta aveva affermato: Sul caso dei manager della sanità catanese stiamo rispettando la legge, abbiamo anche un parere dellavvocatura dello Stato. Evidentemente non è bastato vista la sentenza del Tar che dà ragione ad Angelo Pellicanò e Paolo Cantaro. Oggi il governo regionale trona dunque sui suoi passi, decidendo di dare esecuzione alla decisione dei giudici amministrativi, rinunciando a impugnare la sentenza davanti al Consiglio di giustizia amministrativa. Nei prossimi giorni i due manager si insedieranno, entrambi a Catania e rispettivamente Pellicanò al Cannizzaro e Paolo Cantaro al Policlinico.
Si chiude così una vicenda lunga e complessa. Qualche mese fa Pellicanò e Cantaro vengono nominati dal governo regionale ai vertici dell’azienda ospedaliera Cannizzaro di Catania e del Policlinico universitario Vittorio Emanuele. Alle nomine, però, non fanno seguito le firme dei contratti. Un interregno che dura fino a quando il governo nazionale emana un decreto legge che introduce l’inconferibilità degli incarichi ai dirigenti in pensione. Decreto, voluto dal governo di Matteo Renzi, che ostacola l’insediamento di Pellicanò e Cantaro che sono proprio dirigenti in pensione.
I due sono stati quindi sostituiti da Giampiero Bonaccorsi (nominato al Policlinico) e da Francesco Garufi (al Cannizzaro). Ma sono scattati i ricorsi che Cantaro e Pellicanò hanno vinto. E il governo regionale non ha potuto che prenderne atto.
Al di là dei cavilli giuridici e amministrativi, sullo sfondo di questa vicenda si materializza l’ennesima disputa politica. Considerati entrambi vicini al Pd, la mancata firma dei contratti dopo la nomina e il successivo avvicendamento sulla scia della sopraggiunta legge nazionale, è sembrata frutto di uno scontro all’interno della maggioranza. A pagare è stata la sanità catanese, per lunghi mesi rimasta paralizzata priva della possibilità di programmare seriamente il futuro.