Il consiglio d'amministrazione universitario dà il via libera al piano di caratterizzazione per la zona sottostante l'edificio 1 della Cittadella. Come messo in luce da Meridionews, delle precedenti analisi risalenti al 2009 mostravano il superamento dei parametri di diversi metalli. «Non sappiamo quando potranno partire i lavori, siamo in attesa della convocazione»
Chimica, Unict indagherà sullo stato del terreno Adesso si attende il sì dalla conferenza dei servizi
Cinque anni dopo l’avvio della prima campagna di indagini, il consiglio d’amministrazione dell’università di Catania – nella seduta del 28 novembre – ha dato il via libera a un piano di caratterizzazione dell’area del corpo D della cittadella universitaria dove ha sede il dipartimento di Chimica. Come riportato da Meridionews, nelle analisi compiute dallo stesso ateneo tra il 2009 e il 2010 diversi parametri relativi a mercurio, cadmio, arsenico e metalli pesanti risultavano ampiamente superati. Della vicenda, come confermato da Unict, sono già da tempo a conoscenza Comune e provincia di Catania, Regione Sicilia, Prefettura, Arpa e Procura della Repubblica. Il prossimo passo, ora, spetta agli enti coinvolti – Regione su tutti – che dovranno convocare una conferenza dei servizi. «Non sappiamo quando potranno partire i lavori, siamo in attesa che gli organi competenti ci convochino», conferma il responsabile unico del procedimento, Agatino Pappalardo.
Ho chiesto per il momento in maniera informale. A breve si passerà al sollecito formale, per noi è una questione importante
Il piano è stato messo a punto dall’Area prevenzione e sicurezza della quale Pappalardo è dirigente vicario e fino a poche settimane fa diretta da Piergiorgio Ricci. Come risulta dal verbale del cda, il direttore generale Federico Portoghese spiega ai consiglieri di Unict che «è stato possibile elaborare il modello concettuale preliminare del sito che permette di schematizzare un possibile scenario di contaminazione, caratterizzato da sorgenti, meccanismi di trasporto, modalità di esposizione e potenziali bersagli della contaminazione – si legge nel documento – Sulla base delle ipotesi formulate in tale modello e al fine di conoscere e caratterizzare l’eventuale stato di contaminazione, nonché di aggiornare lo stato conoscitivo delle matrici ambientali coinvolte, è stato, quindi, predisposto un piano di indagini ambientali integrative da sottoporre all’approvazione delle autorità competenti».
Il piano di caratterizzazione sarà composto da «inquadramento geologico», «caratterizzazione del terreno (suolo superficiale e profondo) e delle acque sotterranee attraverso l’esecuzione di sei sondaggi a carotaggio continuo» dalla profondità di venti metri, «caratterizzazione della qualità dell’aria indoor in otto punti fissi», «elaborazione dei risultati con redazione di una relazione tecnica conclusiva». Un progetto che – per la sua articolazione – ricorda quello già realizzato cinque anni fa, che era corredato anche dalle immagini del pessimo stato in cui versano le saie (il sistema fognario originario).
Pochi giorni dopo la pubblicazione dell’articolo nel quale sono stati esposti i valori delle precedenti analisi, si è svolta una riunione tra il rettore Giacomo Pignataro, i vertici dell’Aps e i docenti del dipartimento di Chimica. In quell’occasione, numerosi docenti hanno chiesto di essere coinvolti. «Lo faremo nella fase successiva, nel caso in cui dovessero essere realizzati degli interventi», assicura il rup. Che stima in pochi giorni – 25 lavorativi, secondo il verbale – la durata delle attività. La cifra impegnata è di 120mila euro e quindi l’operazione – dato che ha già ricevuto l’approvazione dal consiglio – «viene considerata come una procedura già avviata».
Secondo Agatino Pappalardo, una volta ricevuto il via libera dalla conferenza dei servizi «i tempi di realizzazione saranno molto rapidi». Finora da Palermo non è giunta nessuna notizia. «Per il momento ho chiesto in maniera informale. A breve si passerà al sollecito formale, per noi è una questione importante», garantisce Pappalardo.