I cerei sono arrivati in piazza Cavour alle 22 e 30, la Santa alle 4 del mattino, a causa dei rallentamenti, in un caso proprio di un blocco per ritorsione, dovuti ai portatori dei torcioni. «Andrebbero fatti mettere dietro il fercolo», è la proposta delle associazioni che dopo un attento monitoraggio parlano di qualche miglioramento e diverse ombre: dal caso della candelora all'Antico Corso agli accampamenti abusivi di corso Sicilia
Sant’Agata, il bilancio del comitato per la legalità Torcioni, abusivi e candelore i nodi irrisolti
Da una parte «una maggiore serenità religiosa attorno al fercolo» e il rispetto delle isole di legalità in piazza Cavour e in piazza Palestro. Dall’altra il grande disordine che ha continuato a regnare nelle vie del percorso e in quelle limitrofe, con alcuni gravi episodi in particolare. Il bilancio del Comitato per la legalità sulla festa di Sant’Agata 2015 non riesce ancora a sorridere. Colpa soprattutto di tre nodi ancora non risolti: i torcioni, gli ambulanti e le candelore. Gestione complicata, «certo non risolvibile in poche settimane», sottolinea il portavoce del Comitato Renato Camarda, dell’associazione Libera. Insieme a lui anche i rappresentati della fondazione Fava, di Addiopizzo e della Confederazione nazionale artigiani, per tracciare un bilancio dei tre giorni di festa, grazie a moltissime segnalazioni di cittadini e documentazione fotografica.
Il comitato torna sulla vicenda della candelora degli ortofrutticoli, della sua sosta prolungata nel quartiere Antico Corso e dell’annacata nello stesso vicolo dove abita Massimiliano Salvo, presunto boss del clan Cappello. Episodio denunciato da MeridioNews e finito alla ribalta nazionale. «Aspettiamo che venga fatta luce – spiegano le associazioni – noi abbiamo grande rispetto per la professionalità dei giornalisti di MeridioNews e Live Sicilia ed offriamo loro la nostra solidarietà. Il procuratore Salvi ha mostrato di conoscere bene la festa e ha detto che segue con grande attenzione l’investigazione della squadra mobile. Non sappiamo ancora quindi se ci sia stata o meno la famosa annacata della candelora di fronte alla casa del boss». E sottolineano il ritrovamento dei petardi all’interno del Bastione degli Infetti, a pochi metri dall’abitazione di Salvo. «Non sappiamo – precisano – se vi sia un rapporto con l’episodio della candelora, solo l’intervento della polizia ha impedito che venissero esplosi». Restano le dichiarazioni di almeno tre pentiti che parlano degli interessi della mafia nella gestione delle candelore. «Chiediamo ancora una volta alle confraternite e al Comune una conferma o una smentita».
In generale, secondo il comitato, la posizione dei cerei durante la processione andrebbe rivista. «Sono un mondo chiuso, ancora a se stante – afferma Camarda – per questo insistiamo su un tavolo comune con tutti i protagonisti della festa: prefettura, Chiesa, Comune, confraternite, commercianti, protezione civile. Non a gennaio prossimo, ma da subito». L’idea del comitato è avvicinare le candelore al fercolo, facendo retrocedere dietro la Santa tutti i torcioni. Così facendo le candelore non sarebbero più costrette a precedere di molto la vara per evitare il rischio della cera. «E’ una proposta semplice, ma importante – spiega Resi Ciancio, della Fondazione Fava – Altrimenti, come successo quest’anno e quelli precedenti, si creano tante feste, quella del fercolo, quella delle candelore, quella degli abusivi. La notte del 5 febbraio, le candelore sono arrivate in piazza Cavour puntuali, alle 22 e 30. La Santa è giunta soltanto alle 4 del mattino, determinando poi il ritardo nel ritorno in cattedrale, avvenuto solo alle 10».
Il motivo di tanta distanza sono proprio i torcioni che, ponendosi davanti al fercolo, nonostante l’ordinanza sindacale di divieto, ne rallentano l’andamento. In particolare il comitato denuncia un episodio avvenuto in via Caronda, dove «si crea sempre un imbuto e che vorremmo diventasse un’altra isola di legalità». «Una fonte autorevole – denunciano – ci ha riferito che intorno alle 3 del mattino, un giornalista ha riferito ad alcuni portatori che li si accusava di essere in buona parte responsabili dei ritardi. Questi per ritorsione hanno costituito un vero e proprio blocco per circa un’ora. Solo la mediazione del capovara Claudio Consoli, sceso dal fercolo, li ha convinti a desistere».
Le associazioni esprimono parole di apprezzamento nei confronti di Consoli. «E’ stato accusato da alcuni di avere sempre il campanello in mano per evitare inutili fermate – spiegano – come successo in piazza Carlo Alberto dove solitamente si facevano due fermate: in un negozio e nella chiesa. Quest’anno la prima è saltata e ne siamo contenti». Così come lodi da parte del comitato sono indirizzate alle forze dell’ordine e al Comune «per la sorprendente rapida pulizia della città. Le vie limitrofe al percorso sono state pulite nella stessa notte».
Poco invece è cambiato sul fronte degli ambulanti abusivi. Secondo una stima della Confederazione nazionale artigiani, nei giorni della festa «l’evasione si è aggirata sui 5 milioni di euro». «Gli abusivi sono stati circa un migliaio distribuiti in una quarantina di piazze e siti», spiega il presidente Lorenzo Costanzo. Che continua a sostenere la proposta di licenze temporanee, semplicemente dietro pagamento di una tassa. «Il Comune potrebbe avere un importante gettito e in cambio garantire un sostanzioso abbattimento fiscale agli ambulanti». Idea che era stata avanzata nelle settimane precedenti la festa alla commissione Attività produttive ma che il Comune non ha ritenuto valida. Le autorizzazioni per l’occupazione di suolo pubblico sono state date solo a chi fosse già in possesso di una licenza di vendita.
A proposito di ambulanti, Ciancio denuncia un episodio avvenuto in corso Sicilia, davanti alla sede della vecchia banca di Roma. «Si sono accampati per tre giorni un gruppo di nomadi con venti furgoni attrezzati per vendere palloncini e cera, hanno fatto il bucato e hanno cucinato. A fronte di alcune segnalazioni, i vigili hanno risposto che non potevano intervenire perché queste persone avevano pagato le strisce blu».
Episodi che spingono il comitato a insistere ancora di più sulla programmazione e su una concertazione che parta molti mesi prima. «Siamo coscienti – spiega Camarda, di Libera – che la festa è occasione di guadagno per la povera gente, ma va data loro la possibilità di muoversi dentro canali di legalità. In fondo la festa è metafora della città, se migliora la prima, migliorerà anche Catania».