Trivelle, all’Ars protesta comitati contro Sblocca Italia Ma il governo Crocetta non presenterà ricorso

Mezza Italia è in rivolta contro l’articolo 38 del cosiddetto decreto Sblocca Italia della legge nazionale di Stabilità. Si tratta delle Misure per la valorizzazione delle risorse energetiche nazionali. E’ il provvedimento, voluto dal governo Renzi, che toglie alle Regioni le competenze in materia di ricerche e coltivazioni di idrocarburi. Questo pomeriggio i comitati No Triv hanno manifestato sotto palazzo dei Normanni. Nei giorni scorsi avevano lanciato un appello ai deputati siciliani, chiedendo di votare un referendum abrogativo dell’articolo al centro delle polemiche.

Contro questo provvedimento sono già pronti i ricorsi di Abruzzo, Campania, Lombardia, Marche, Puglia e Veneto. Non c’è, invece, la Sicilia, che pure è una Regione particolarmente interessata da un’iniziativa che consentirà alle trivelle di invadere il mare e anche la terraferma. Almeno fino ad ora il presidente della regione, Rosario Crocetta, non ha annunciato ricorso contro le trivelle. Anzi, fino ad oggi ha appoggiato l’iniziativa del governo Renzi.

Contro l’arrembaggio dei petrolieri si sono già pronunciati gli ambientalisti e l’Anci Sicilia, l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani. I timori riguardano soprattutto il Canale di Sicilia. Perché le trivelle potrebbero dare luogo a incidenti con possibile inquinamento del mare. Ovviamente, governo e petrolieri giurano che la ricerca di idrocarburi e le eventuali piattaforme petrolifere sono sicure al mille per mille.

Ma tutti ricordano il disastro ambientale della piattaforma Deepwater Horizon, della British Petroleum. Parliamo dell’incidente andato in scena il 20 aprile del 2010 nelle acque del Golfo del Messico. Allora andò in tilt il pozzo Macondo, a circa mille e 500 metri di profondità marine. Le cronache di quei giorni hanno registrato un sversamento di petrolio durato 106 giorni. Un incidente di proporzioni colossali, forse uno dei più gravi avvenuto al mondo in questo settore. Basti pensare che, ancora oggi, milioni di barili di petrolio galleggiano sulle acque della Louisiana, del Mississippi, dell’Alabama e della Florida. Per non parlare del petrolio che si è condensato e depositato sui fondali marini. Un disastro ecologico senza eguali. Che succederebbe se un incidente del genere si verificasse nel Mediterraneo che, com’è noto, è un mare chiuso? I danni ecologici sarebbero incalcolabili.

Le Regioni che hanno presentato ricorso, come spiegano a Legambiente, contestano il decreto Sblocca Italia perché ritenuto contrario al titolo V della Costituzione. In pratica, l’iniziativa del governo Renzi, approvata dal Parlamento nazionale, «bypassa l’intesa con le Regioni e stabilisce corsie preferenziali e poco trasparenti per le valutazioni ambientali e per il rilascio di concessione uniche di ricerca e coltivazione di idrocarburi».

Crocetta non è il solo presidente della Regione che non ha annunciato ricorso contro il decreto Sblocca Italia. In sua compagnia c’è anche il presidente della Regione Basilicata, Marcello Pittella. Entrambi – Crocetta e Pittella – fanno capo al Pd. O meglio, al «doroteismo del Pd», per dirla con Il fatto quotidiano. Ma anche in Basilicata non mancano le proteste. Come avviene in Sicilia, in Basilicata, ci sono sindaci contrari all’accordo di Renzi con i petrolieri.

In Sicilia il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzoneha preso una posizione diversa da quella di Crocetta e da chi protesta perché non vuole il trionfo delle trivelle. Ardizzone sostiene che le trivelle sono ormai una realtà. Tanto vale, dice, monetizzare al massimo la presenza dei petrolieri. Il presidente dell’Ars ha già convocato una riunione con i parlamentari nazionali e regionali.

Toccherebbe ai parlamentari nazionali eletti in Sicilia chiedere al governo Renzi di far riconoscere alla Sicilia le giuste royalties. L’argomento è delicato, perché Renzi ha chiuso l’accordo con i petrolieri sulla pelle delle Regioni proprio per aumentare le entrate dello Stato. Riusciranno i parlamentari nazionali eletti in Sicilia a far riconoscere alla Regione una parte degli introiti che incasserà il governo nazionale?  


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