Hanno lasciato gli appartamenti gestiti dal consorzio Il Nodo e hanno bloccato il traffico all'altezza di piazza Duomo. Un gruppo di richiedenti asilo è sceso in strada per denunciare sovraffollamento, mancanza di acqua calda e cibo scadente. «Ci dicono sempre di aspettare. Ma aspettare cosa?». I gestori del centro si difendono
Acireale, migranti occupano il corso Umberto La protesta contro il trattamento nel centro Sprar
«Non faccio niente tutto il giorno, non posso fare niente. Abbiamo protestato perché quello che ci danno non è un trattamento umanitario». A parlare è Sami, 19enne originario del Gambia che stamani, insieme ad altre decine di migranti ospitati nello Sprar, in particolare negli appartamenti gestiti dal consorzio di cooperative sociali Il Nodo, ha deciso di scendere in strada ad Acireale per protestare contro le condizioni in cui i richiedenti asilo da mesi sono costretti a vivere.
Il gruppo per circa un’ora ha occupato il corso Umberto all’altezza della centralissima piazza Duomo, il salotto di una città che fino a oggi non si era mai trovata nella condizione di aver a che fare – direttamente – con la problematica dell’immigrazione. «Non eravamo intenzionati a fare alcuna azione violenta – racconta Sami –. Volevamo solo far conoscere le condizioni in cui viviamo: in nove in ogni appartamento, da mesi non abbiamo acqua calda, il cibo sembra preparato per darlo agli animali e ci dicono sempre di aspettare. Ma aspettare cosa?».
Fuggito come tanti altri da persecuzioni politiche, Sami è arrivato ad Agrigento nove mesi fa a bordo di un barcone. Un viaggio costato 600 euro, che, nei suoi desideri, sarebbe dovuto servire per spalancare la porta di una nuova vita e che invece si è trasformato nella porta di servizio per un limbo, in cui l’attesa è il sentimento che fa da costante ai giorni, tutti uguali: «Poche ore a settimana vado a scuola – continua il 19enne – poi non ho nulla da fare. Non ho documenti, aspettiamo che certi uffici lavorino ai nostri casi ma per ora non abbiamo avuto nulla. Così è dura». Le poche risorse economiche a disposizione rendono difficili anche le comunicazioni con i familiari rimasti in Africa: «Uso il telefono – spiega Sami –. Negli ultimi mesi, la cooperativa non ci dà soldi, e così non ci resta che andare al semaforo a chiedere l’elemosina».
A confermare la versione di Sami è un altro ragazzo ospitato nei locali gestiti da Il Nodo: «Mi chiamo Seku, ho 25 anni e anche io sono del Gambia. Oggi abbiamo protestato perché non possiamo andare avanti così. Non riusciamo a dormire, c’è freddo a casa e siamo senza acqua calda». Sull’azione della polizia e dei carabinieri intervenuti per ripristinare la normale viabilità, il giudizio è positivo: «Sono stati gentili – spiega –. Ci hanno chiesto quali fossero i nostri problemi e hanno accolto alcuni di noi affinché raccontassimo cosa non va. Se tornassi indietro? Per certi aspetti sì».
Intanto, il presidente de Il Nodo, Fabrizio Sigona, smentisce che all’origine delle proteste ci sia un cattivo trattamento da parte degli operatori del consorzio: «Invito la stampa a visitare i nostri appartamenti – dichiara al telefono Sigona –. L’acqua calda e tutti i servizi necessari per una buona accoglienza sono presenti. I menù ruotano settimanalmente e sono concordati con gli stessi richiedenti asilo». Per il presidente del consorzio i motivi originari della manifestazione di oggi sono altri: «Il disagio vissuto da questi ragazzi – continua – ha a che fare con altro, con i tempi lunghissimi delle commissioni provinciali deputate a rilasciare i documenti che consentirebbero loro di lavorare e, chiaramente, sentirsi più liberi».
Sulla mancanza di risorse economiche, invece, quella raccontata dai migranti sarebbe una versione corretta della realtà ma comunque spiegabile: «I progetti di integrazione dovrebbero durare sei mesi – prosegue Sigona – ed è infatti in questo lasso di tempo che siamo nella condizione di poter dar loro 75 euro mensili. Scaduti i termini ufficiali, purtroppo, non riusciamo più a pagarli per le piccole necessità quotidiane». Sulle proteste di oggi si è espresso anche il primo cittadino di Acireale, Roberto Barbagallo, che negli scorsi mesi proprio con il consorzio Il Nodo ha siglato un rapporto di collaborazione che prevede l’utilizzo di quattro migranti come giardinieri nelle aree a verde comunali.
Prestazioni a costo zero, ma che favorirebbero appunto l’integrazione dei migranti: «La speranza – dichiara il sindaco – è che il governo nazionale possa prendere i dovuti provvedimenti per favorire lo snellimento della burocrazia e fronteggiare i problemi connaturati alla gestione del fenomeno dell’immigrazione». Riguardo a quanto accaduto oggi, Barbagallo ha aggiunto: «La città non aveva mai dovuto affrontare situazioni del genere. Tuttavia è andato tutto il per verso giusto. Le forze dell’ordine? Era necessario che la viabilità potesse tornare alla normalità».