Due imprese, due quote societarie e 26 immobili. È quanto i carabinieri di Catania hanno confiscato all'imprenditore, condannato in primo grado a 12 anni per concorso esterno in associazione mafiosa e ritenuto vicino al rappresentante provinciale di Cosa nostra etnea
Iblis, confisca da 10 milioni di euro per Pesce L’imprenditore amico e socio del boss Aiello
Due imprese, due quote societarie e 26 immobili. Il tutto per un valore di circa dieci milioni di euro. È l’ammontare della confisca emessa dalla procura etnea – ed eseguita dai carabinieri di Catania – nei confronti dei beni di Francesco Pesce, imprenditore condannato a 12 anni per concorso esterno in associazione mafiosa nel primo grado scaturito dall’indagine Iblis. Pesce, secondo i magistrati, sarebbe stato in stretto contatto con i vertici di Cosa nostra etnea e soprattutto con Vincenzo Aiello, il rappresentante provinciale dell’organizzazione. Nello specifico, scrivono oggi i carabinieri, «partecipando alla distribuzione di lavori controllati direttamente o indirettamente dall’organizzazione criminale a cui versava anche delle somme di denaro e permettendo ad imprese mafiose o a disposizione della medesima associazione di partecipare alle attività economiche intraprese».
Da un’intercettazione del 2005 svolta in carcere sui colloqui tra Aiello e la moglie, gli investigatori hanno appreso come fosse Pesce a versare alla famiglia del rappresentante provinciale uno stipendio. Un fatto mai smentito dall’imprenditore, che parla però di un rapporto personale di amicizia, fin dall’infanzia, con Aiello. E ha giustificato ai giudici le somme da lui versate alla moglie di Aiello come un generoso aiuto a una famiglia di amici in difficoltà. Sempre in nome del rapporto personale, secondo il condannato, e invece in nome della vicinanza all’organizzazione criminale, secondo i magistrati, Pesce era poi il tramite utilizzato da Aiello per fissare gli appuntamenti con altri imprenditori e per discutere di affari e fatti che riguardavano il clan.
«In alcune intercettazioni ambientali emergeva che Vincenzo Aiello era consapevole di potere contare sul socio e sodale Francesco Pesce per insinuarsi anche in alcuni lavori che dovevano essere avviati per la realizzazione di campi da golf e di un imponente parco tematico progettato per il territorio di Regalbuto – scrivono i Carabinieri – in relazione a questi progetti si apprendeva che effettivamente Pesce si stava interessando sia della costruzione di una struttura alberghiera con campi da golf che del progetto per la costruzione di strutture ricreative che sarebbero dovute sorgere nel Parco di Regalbuto».