Non chiamatelo fronte anti-Schifani. Anche se bisogna dire che gli somiglia veramente tanto. Raffaele Lombardo nell’ultima settimana è stato il protagonista assoluto della scena politica, rubando la scena alle uscite di Davide Faraone, che in più occasioni ha parlato e attaccato già come farebbe chi è sicuro candidato alle elezioni regionali. Anche se nel caso […]
La riscossa silenziosa di Raffaele Lombardo. Come l’ex presidente, senza clamore, è diventato l’ago della bilancia della maggioranza
Non chiamatelo fronte anti-Schifani. Anche se bisogna dire che gli somiglia veramente tanto. Raffaele Lombardo nell’ultima settimana è stato il protagonista assoluto della scena politica, rubando la scena alle uscite di Davide Faraone, che in più occasioni ha parlato e attaccato già come farebbe chi è sicuro candidato alle elezioni regionali. Anche se nel caso del renziano è tutto da vedere. L’ex presidente della Regione, invece, ha preferito anteporre i fatti alle parole e poi utilizzare l’eloquio per gettare acqua sul fuoco, mentre sul campo pratico i segnali mandati a Schifani e coalizione sono così chiari che non serve un semiologo per interpretarli.
Il leader autonomista, d’altra parte, non sta facendo altro che assicurare un futuro al suo movimento, per evitare di cadere nel dimenticatoio di quegli alleati buoni solo a far voti quando serve. Un ruolo di seconda fila che Lombardo non sarebbe disposto ad accettare. E così arriva la richiesta perentoria di un incontro/confronto col presidente della Regione. Non è la prima volta e non è neanche passato così tanto tempo dall’ultima, ma le richieste dell’Mpa fanno sempre un certo effetto. «Il Movimento per le autonomie, e non solo, ha assicurato appoggio leale al governo regionale in Assemblea e in giunta, sempre», ha ricordato l’ex presidente, salvo poi buttarla sull’aritmetica, ricordando i numeri portati in cassa dal suo partito a partire dalle Regionali e passando per le ultime elezioni europee.
La sfida nei confronti del governatore in carica sta tutta nella rete di alleanze: prima Lombardo offre cittadinanza politica a Gianfranco Miccichè, nemico giurato di Schifani, poi si confedera con Roberto Lagalla, sindaco di Palermo e nuova nemesi del presidente della Regione. Ma la provocazione ha radici ben più lontane, basti pensare che i voti autonomisti hanno portato a Bruxelles Caterina Chinnici, in lista con Forza Italia, dove è arrivata sotto la sponsorizzazione di Antonio Tajani: vicepremier, segretario di Forza Italia, ma soprattutto un altro che per Renato Schifani non è certo nella top ten dei migliori amici.
«Il Movimento per le autonomie e anche Miccichè e Lagalla hanno contribuito in misura consistente al successo di Forza Italia e della sua dirigenza regionale, votando alle europee Caterina Chinnici e impedendo quindi la figuraccia di portata europea che la sua mancata elezione avrebbe comportato a Forza Italia e ad Antonio Taiani in particolare». Aggiunge ancora Lombardo, che in un momento politicamente più che delicato – con la maggioranza in parlamento, soprattutto, ripiombata nel tunnel delle guerre di posizione che immobilizzano giocoforza la Regione, oltre che l’attività dell’Assemblea regionale – si pone come presenza ora scomoda, ora leale, in un centrodestra in cui ha dimostrato che chiunque prenda le redini del comando dovrà farlo tenendo bene a mente che Raffaele Lombardo è ancora vivo e scalciante ed è sempre pronto a presentare il conto.