L’aggressione in piazza Addamo a Catania, la ristoratrice picchiata: «Mi hanno detto che sono una morta che cammina»

Schiaffi, calci, spintoni, minacce di morte e uno sgabello che ha colpito in testa un ristoratore. Le scene viste la sera del 10 ottobre in piazza Sebastiano Addamo, a Catania, hanno pochi precedenti in città, perlomeno in tempi recenti. Pochi precedenti se consideriamo tutti gli elementi che hanno contraddistinto la vicenda e vista la percezione di impunità che sembra aver accompagnato l’aggressione. Tutto nasce dalla segnalazione fatta dai titolari di un noto ristorante della zona della Collegiata a proposito di un’auto parcheggiata davanti alla loro attività, cosa che avrebbe impedito l’ingresso ai clienti. E pare non fosse la prima volta che i fratelli Domenico e Luciano Lombardo (37 e 33 anni) – che lavorano nel bar-noleggio auto accanto al ristorante in questione – parcheggiavano una macchina in quello spazio. Alla segnalazione è seguito l’arrivo di una vigile e di un vigile urbano, che hanno constatato la sosta irregolare e hanno iniziato a compilare una multa. A quel punto i due pubblici ufficiali sarebbero stati minacciati e insultati, poi sono stati aggrediti fisicamente.

Prima le botte all’agente, poi alla sua collega, che da Domenico Lombardo ha ricevuto uno schiaffo in pieno volto. Successivamente i due fratelli si accorgono che dal ristorante qualcuno dello staff sta riprendendo la scena. Da lì nasce l’aggressione a Roberto Tudisco e a Sandra Di Bella – titolari dell’attività di ristorazione – che vengono colpiti e spintonati più volte. A un certo punto addosso a Tudisco arriva anche uno sgabello. La rissa si sposta nel dehor del ristorante e coinvolge altri membri dello staff e alcuni clienti. Poi l’arrivo della polizia, che arresta i due fratelli Lombardo: sono accusati di resistenza e offesa a pubblico ufficiale e di rifiuto di fornire le proprie generalità. «Oltre all’aggressione fisica, abbiamo ricevuto pesanti minacce di morte», dice a MeridioNews Sandra Di Bella. «Ci hanno detto che loro sono tanti – continua la ristoratrice – e più volte ci hanno detto di essere vicini ad ambienti mafiosi». Pare che l’aggressione di giovedì scorso sia l’ultima di una serie di episodi che andrebbero avanti «almeno da due anni e mezzo», aggiunge Di Bella. «È da tempo che i miei clienti subiscono vessazioni e minacce», dice al nostro giornale Maurizio Veneziano, avvocato di Tudisco e Di Bella. «Ed è per questo – continua il legale – che il nostro caso fa parte di un troncone d’indagine diverso da quello del processo per direttissima di ieri», nel quale sono stati confermati i domiciliari per Domenico Lombardo ed è stato emesso un obbligo di dimora per Luciano. Inoltre, entrambi sono stati destinatari di un daspo urbano della durata di tre anni che ha valore su tutta la provincia di Catania.

«Negli ultimi due anni – dice l’avvocato Veneziano – abbiamo presentato cinque denunce, ai carabinieri e alcune direttamente in Procura». Per «le vessazioni e per le attività di stalking che i due fratelli hanno posto in essere nei confronti dei miei clienti e dei dipendenti del ristorante c’è un’indagine parallela, ma su questa vige il segreto istruttorio», quindi il legale non può commentare oltre. Quello che ha potuto dire a MeridioNews è che, a proposito dei tempi del procedimento, «potrebbero esserci sviluppi molto, molto rapidi». Ma Veneziano è stato presente anche al processo per direttissima che i due fratelli Lombardo hanno affrontato ieri mattina al tribunale di Catania. «La loro linea difensiva è stata questa: “Abbiamo aggredito i vigili urbani perché ce l’avevamo con Tudisco”. Una follia assoluta», commenta il legale. Praticamente i due fratelli hanno ammesso i fatti. «Hanno ammesso e anche chiesto scusa alla vigile, ma hanno aggiunto che ce l’avevano con il mio cliente e quindi hanno sfogato la loro rabbia sui vigili urbani. Fantastico», aggiunge Veneziano con tono ironico.

«Per quanto riguarda le ferite Roberto ha avuto la peggio – commenta Di Bella – noi ci siamo difesi, ma ora l’umore è giù. Speriamo che presto tutta la vicenda diventi un brutto ricordo – continua la ristoratrice – perché già da due anni e mezzo non andavamo al lavoro sereni, mentre ora c’è proprio paura». Sono stati molti in queste ore gli attestati di solidarietà che sono arrivati alla vigile, al vigile urbano e allo staff del ristorante di piazza Sebastiano Addamo, ma ora emergono anche altri elementi. «Da qualche tempo chi mi vuole bene mi dice “mi raccomando, state attenti al lavoro” – aggiunge Di Bella – Ma cosa devo aspettarmi? Un colpo di pistola? Un sacco in testa? Io non devo stare attenta quando vado al lavoro, devo andarci serena e sicura». Secondo quanto dice Di Bella al nostro giornale, i fratelli Lombardo «più volte ci hanno detto: “Siccome noi dobbiamo lavorare, voi dovete andarvene“. Ma sopportare questi soprusi non è giusto e non va bene. Con il ristorante noi campiamo 60 famiglie». Poi la minaccia più pesante: «A me hanno detto che sono una morta che cammina», conclude Di Bella.


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