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Fondi Pnrr per l’architettura rurale, le difficoltà degli ammessi al bando: «Chiamiamo da mesi in Regione, ma non risponde nessuno»

Da un ex palmento ad Adrano – nel Catanese – da adibire a museo della civiltà contadina, passando per la ristrutturazione di un edificio rurale da destinare ad attività culturali e turistiche nel territorio di Castronovo di Sicilia, in provincia di Palermo. Sono soltanto due degli oltre 500 progetti ammessi a finanziamento nell’ambito di un avviso pubblico del Pnrr per la «protezione e valorizzazione dell’architettura e del paesaggio rurale». Un bando a livello centrale gestito dal ministero della Cultura e poi affidato ai vari assessorati regionali, ma che in Sicilia sembra dovere fronteggiare più di un problema. «Dopo la pubblicazione delle graduatorie è diventato impossibile interloquire con gli uffici regionali», denuncia a MeridioNews un professionista che si occupa di curare dei progetti in provincia di Catania. «Come previsto, abbiamo mandato le rendicontazioni – continua – ma da mesi risulta impossibile capire lo stato di lavorazione delle pratiche. I privati tuttavia hanno preso impegni, avviato forniture di materiali e anticipato denaro». La Regione, con il dipartimento dei Beni culturali e dell’identità siciliana, ha anche istituito due numeri fissi per fornire assistenza, «ma non risponde mai nessuno, nonostante i tentativi quotidiani. Restiamo in un limbo – conclude il consulente – senza nemmeno sapere se si rischia la revoca del finanziamento».

L’investimento a livello nazionale ammonta a 600 milioni di euro. Una torta da dividere a livello regionale, in cui spicca proprio il dato sulla Sicilia. All’Isola andranno infatti 76 milioni di euro. Primo territorio in Italia dopo Campania e Puglia, che si attestano rispettivamente a 72 milioni di euro e a 56 milioni di euro. In base ai soldi il Ministero ha stabilito anche un numero minimo di interventi finanziabili: ben 511 per la Sicilia, 483 in Campania e 375 in Puglia. Fanalino di coda la Valle d’Aosta, con 16 interventi finanziabili a fronte di un budget stabilito di 2 milioni e 444mila euro. Stando al bando pubblicato dalla Regione siciliana, le sovvenzioni dovrebbero essere erogate in varie trance. Il 30 per cento a titolo di prima anticipazione, una quota del 15 per cento del contributo definitivo per gli stati di avanzamento dei lavori, infine il 10 per centro come somma finale. Erogazioni di denaro che – esclusa la prima – «restano subordinate alla rendicontazione delle spese effettivamente sostenute», si legge nei documenti reperibili online.

Tra i progetti ammessi a finanziamento c’è la rifunzionalizzazione, a scopo didattico e culturale, del palmento della masseria case Lazio a Castelvetrano, in provincia di Trapani. Primo in graduatoria con un finanziamento da 150mila euro, pari all’80 per cento del costo totale dei lavori. Scorrendo la graduatoria spicca l’eremo di Sant’Emilia, a Trecastagni, in provincia di Catania. Progetto in lista con una dicitura generica, ma finanziabile con 119mila euro. Sempre nell’area etnea, ma a Castiglione di Sicilia, risulta ammesso a finanziamento – 150mila euro, pari all’80 per cento del costo totale – il recupero di un palmento storico nella frazione di Rovittello.

Stando a quanto riportato nel bando, i progetti mirano al risanamento conservativo – o al recupero funzionale – ma anche al miglioramento sismico o all’abbattimento delle barriere architettoniche di una serie di beni rurali. Edifici sui quali, stando a quanto esposto nel bando, dovevano esserci una serie di vincoli, per esempio la dichiarazione del bene come d’interesse culturale o l’epoca di costruzione superiore a 70 anni. Per riuscire a ottenere il finanziamento erano previsti anche alcuni fattori di priorità nella valutazione: dalla presenza dei beni nei Comuni delle cosiddette aree interne passando a quelli ubicati in aree territoriali di elevato pregio paesaggistico. Ogni richiedente ha stilato un cronoprogramma e ha indicato le varie fasi operative, come il livello di progettazione e lo stato delle autorizzazioni richieste, oltre all’indicazione di eventuali collaborazioni con enti pubblici.


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